La grande festa di Milano per il Papa, un milione per la messa di Monza
«Non abbiate paura di abbracciare i confini, la Chiesa deve aprirsi ai non credenti»
Grande bagno di folla per Papa Francesco ieri a Milano. Il Pontefice, dopo l’abbraccio alle periferie e l’Angelus sul sagrato del Duomo, ha visitato il carcere di San Vittore. Poi la messa con un milione di persone al parco di Monza e infine l’incontro con i cresimandi (80mila persone) a San Siro.
Papa Francesco ieri è stato per la prima volta a Milano e ha dedicato un’intera giornata alla più vasta comunità cattolica d’Europa, comprendente il capoluogo lombardo e la provincia, più Varese, Lecco, Monza e Brianza e parte dell’area di Como, Bergamo e Pavia, per un totale di 5,4 milioni di abitanti e 1.107 parrocchie. Una visita che segue le due di Papa Wojtyla all’inizio degli anni 80.
Città interamente transennata e bloccata nella zona rossa centrale sin dal mattino presto, ma senza incidenti: a Milano sono stati rispettati divieti di sosta e gestione del traffico. Ingenti le misure di sicurezza messe in campo: 2.500 tra poliziotti, carabinieri e finanzieri, 3.800 volontari della Curia, 4.200 della Protezione civile, 120 squadre del 118 con 80 ambulanze, 6 auto mediche e 5 posti medici avanzati, 150 vigili del fuoco.
Bloccate le fermate centrali delle metropolitane durante tutta la mattinata, per evitare che stazioni e sottoscale si trasformassero in nascondigli per ordigni o persone sospette. La tensione da qualche giorno era infatti salita dopo l’attentato di Londra, e per questo è stata organizzata una cabina di regia con le forze dell’ordine, che ha coordinato i lavori da via Drago.
L’incontro con le periferie
Il tema delle periferie, e quindi del disagio, è stato centrale nella visita di Papa Francesco nel capoluogo lombardo.
La prima tappa è stata nel quartiere Forlanini, vicino all’aeroporto di Linate dove è atterrato. Si è recato in via Salomone, nella zona delle cosiddette “case bianche”, edifici popolari disagiati di lunga data, gestiti dall’agenzia regionale Aler. Poi simbolicamente il Papa ha consegnato due chiavi a due famiglie nel quartiere di Niguarda, dove ci sono 55 alloggi restaurati che verranno assegnati entro l’estate ad altrettante famiglie a canone calmierato.
La folla in piazza
Il Pontefice è poi arrivato in centro in piazza Duomo, dove centinaia di persone lo aspettavano già dalle 7 del mattino. Si parlava ieri di circa 50mila persone in piazza e altrettante nelle vie adiacenti. Le code da via dei Mercanti e dalle strade laterali sono proseguite fino alle 10.
Bergoglio si è prima intrattenu- to con cardinali, vescovi e sacerdoti. Ha voluto incontrare il clero milanese, salutando l’ex arcivescovo Dionigi Tettamanzi e poi l’attuale Angelo Scola. «Non abbiate paura dei confini, la Chiesa deve aprirsi ai non credenti», ha detto, salutando le rappresentanze delle altre religioni.
Tra i suoi messaggi portati a Milano, stimolati dalle domande dei rappresentanti dei fedeli, ci sono l’evangelizzazione, il distacco dalle ideologie, la capacità di non rassegnarsi. Ha detto che «un evangelizzatore triste non appare convinto, bisogna saper esprimere gioia. La fede tuttavia non deve diventare ideologica. Le ideologie crescono e germogliano quando si pensa di avere completato il percorso, di sapere già tutto, ma ci vuole comprensione per il mondo. Bisogna capire i lati migliori e i lati oscuri, gli eccessi di omogeneizzazione e di relativismo, senza orrore o beatificazione».
Poi Bergoglio ha dedicato un passaggio alla «cultura dell’abbondanza in cui i giovani sono inseriti. Il loro mondo è inevitabilmente questo - ha spiegato - ed è giusto insegnare loro a discernere, vanno accompagnati a percorrere il cammino della vita».
Il Papa ha poi invitato a non farsi sopraffare dal sentimento della rassegnazione, che porta all’accidia. «La rassegnazione è l’immaginario di un passato glorioso che ci avvolge in una spirale di pesantezza esistenziale. Con la rassegnazione si fa pesante tutto, si cercano sicurezze umane come i soldi, ma fa bene a tutti rivisitare le origini, con una memoria che ci salvi dall’immaginazione gloriosa ma irreale del passato. No all’atteggiamento di sopravvivenza: solo questo rende feconda la vita».
L’ORGANIZZAZIONE Città bloccata, misure di sicurezza importanti, ma il flusso e il deflusso si sono svolti in ordine e senza alcun incidente
Da San Vittore a Monza
Finito l’incontro in Duomo il Papa è andato per la prima volta a visitare il carcere di San Vittore, pranzando con i detenuti. Ce ne sono 860 e coloro che si sono seduti a tavola con il Papa rappresentano i vari “bracci” del carcere, ricordando che il 70% dei reclusi è straniero.
Poi il Pontefice si è fermato al quartiere San Siro, dove lo aspettavano molti pulmann di cresimandi, per poi dirigersi a Monza, dove alle 15 ha iniziato la messa.
Al parco di Monza lo hanno aspettato un milione di persone (questi i dati ufficiosi di ieri). Il messaggio è stato la memoria, come «antidoto contro le soluzioni magiche», per non farsi ingannare e «ricordarsi da dove veniamo e delle sofferenze vissute dai nostri avi». E quindi per non dimenticare di essere «un popolo multietnico che non ha paura di dare accoglienza».