Il Sole 24 Ore

Toscanini, anima d’Italia

- Di Carla Moreni

Anessun altro direttore sono mai toccati tanti onori. Perché nel destino della musica colta è scritto di ricordare i compositor­i, lasciando scivolare via via gli interpreti.

Per Toscanini non fu e non è così: Toscanini rimane. Ieri sera alla Scala un festoso concerto ne ha omaggiato i 150 anni dalla nascita, avvenuta il 25 marzo 1867, in quel di Parma, nel quartiere povero di Oltretorre­nte. Alla presenza del Capo dello Stato Mattarella, del Sindaco Sala, del ministro Franceschi­ni, del presidente della Regione Maroni, Riccardo Chailly ha guidato Orchestra e Coro del Teatro in un impaginato snello, mirato, simbolico. Storico, nell’appaiare Beethoven e Verdi, ma senza retorica. Perché a Toscanini, passionale e intransige­nte, la retorica non appartenne mai. Il mondo lo usò come un simbolo (tre volte sulla copertina del “Time”) ma lui non rilasciava interviste. Nel maggio del ’46 riaprì la Scala, nel concerto che rappresent­ò per i cuori la fine della guerra. Ma tre anni dopo rifiutò la nomina a senatore a vita, scrivendo a Einaudi da «vecchio artista italiano turbatissi­mo» (come si legge nelle lettere pubblicate da Harvey Sachs), «schivo di ogni accaparram­ento di onorificen­ze, titoli accademici e decorazion­i». A perfezione calzava la scelta di chiudere il concerto con l’“Inno delle Nazioni”, un brano raro - “bissato” tra gli applausi - commission­ato a Verdi per l’Esposizion­e di Londra, nel 1862. Ieri Chailly lo ha diretto senza le due aggiunte di Toscanini, del 1943: gli inni di Urss e Usa, obbligator­i, e l’aggettivo “tradita” accanto al nome Italia. Preso dal melodramma, certo. Ma quanto ancora vibrante.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy