Libri che fanno il solletico
Un’esplorazione dell’umorismo infantile: l’elefante che trattiene le puzzette per paura di creare un vortice, un esercito di cavalieri lumaconi con la lancia, il Bianconiglio spodestato da sua moglie e la bimba sorda che si trasforma in supereroe
Ibambini vogliono ridere, si sa; e anche per questo colpiscono ancora oggi la poca ricerca in questa direzione, le limitate e spesso deboli proposte, il non considerare seriamente il riso. Una situazione che il compianto Roberto Denti già segnalava quaranta anni fa ( I bambini leggono), e che certo è cambiata, ma che solo raramente riesce a far emergere libri che fanno ridere di qualità, e in quantità. La gigantesca eccezione è stata naturalmente Dahl, e il centenario appena passato ci ha dato modo di riscoprire, anche in altri testi che ne hanno seguito da par loro le tracce, gli elementi principali del suo far ridere denunciando e mettendo a nudo tic, logiche astruse, piccolezze, mostruosità adulte.
Così anche quest’anno si possono segnalare tra le nuove uscite alcuni albi illustrati, romanzi, fumetti che si muovono abilmente su quelle corde che da sempre si fanno irresistibili strumenti di ilarità: si va dalla parodia al grottesco, dallo humour nero ai ribaltamenti, dalle gag assurde a gustosi neologismi, passando per le infinite ripetizioni, paradossi, iperboli e caricature che scatenano la pancia (e la mente) dei bambini. Alla base, sempre, in un continuo gioco di complicità tra autore e lettore, il mondo adulto messo alla berlina (genitori, insegnanti, istituzioni), e il capovolgimento del potere proprio del fiabesco. Chi solitamente comanda crolla miseramente, chi potere non ha (i bambini, i piccoli sotto ogni forma) ha la sua legittima, mille volte sognata, liberatoria rivalsa. E spesso tra le righe si nascondono questioni importanti della vita reale, inadeguatezze, desideri, prevaricazioni, che forse solo il gioco dell’eccesso può svelare apertamente.
Uno dei grandi maestri del riso contemporaneo per ragazzi sarà ospite alla prossima Bologna Children’s Book Fair: Gilles Bachelet, Premio Andersen 2016 per il miglior albo illustrato con il Cavaliere Panciaterra (Il Castoro), ha costruito un’intera solidissima poetica su un buffo realismo parodico in cui, sostituito un elemento al reale, si diverte a vederne le conseguenze, in un costante e geniale patto ludico con i bambini. Cosa succede in un’epopea cavalleresca fatta di lumaconi con armatura e lancia? E in un mondo in cui Napoleone è un fungo, e funghi tutti i suoi ( Napoleon Champignon, Motta Junior)? E se un elefante dovesse dar per scontato d’essere un gatto domestico ( Il mio gatto è proprio matto, Il Castoro)? E se a raccontare nel dettaglio la sua triste vita fosse la moglie del Coniglio Bianco di Alice ( La signora Coniglio Bianco, Rizzoli)?
Sempre in impossibile equilibrio sul contrasto tra segno meticoloso e assurdità esilarante delle situazioni e dei bizzarri personaggi, Bachelet esce con il nuovo Raccontami una storia (Il Castoro), ed è protagonista di una doppia mostra a Bologna, collaborazione tra Hamelin, Il Castoro, Seuil Jeunesse, ABC e il progetto europeo Transbook-Children’s Li- terature on the Move: gli appassionati potranno non solo ammirare i suoi originali, ma anche curiosare nella testa di Gilles Bachelet attraverso un folle backstage del suo lavoro, e trovarlo analizzato nel monografico a lui dedicato nella nuova collana Oblò. Grandi illustratori di Hamelin.
Anche il ribaltamento, come espediente sicuro per il riso, è al centro di tante proposte illustrate: in Mi disegni un piccolo principe (Michel Van Zeveren, ed. Babalibri) protagonista è naturalmente una pecora che, simmetricamente al protagonista del capolavoro di Saint-Exupéry, se ne va in giro con foglio e matita, sperando che qualcuno le disegni un piccolo principe; in Mi piacciono gli incubi (Séverine Vidal, ed. Settenove), le matite freschissime di Amélie Graux mettono in scena una bambina le cui notti sono zeppe di incubi di ogni tipo. La madre fa di tutto per tranquillizzarla, la riempie di fiabe con fatine e animaletti amorosi, che in effetti si presentano poi nei sogni, ma… che noia! Meglio far tornare subito i mostri feroci, ormai amici, da strapazzare, coccolare, travestire, mangiare nel sugo assieme agli spaghetti.
Bambini che giocano con la distruzione dello stereotipo bambino sono anche Baby boss (Marla Frazee, Rizzoli), presto nelle sale cinematografiche per la DreamWorks, in cui un neonato in giacca e cravatta spadroneggia sulla famiglia e sul mondo, mentre il povero fratello maggiore ne subisce senza possibilità di replica la tirannica presenza; e Il Re bambino e l’imperatore cattivo (Mondadori) di Andy Riley, molto noto per la serie dei “coniglietti suicidi” e come sceneggiatore nel mondo dei cartoni animati, che porta un altro piccolo despota che regna a suon di caramelle, in attesa dello scontro finale con un perfido imperatore odiatore di bambini.
Il ritorno dei monelli era già stato anticipato, nella sempre curatissima produzione Donzelli, da un grande classico scomparso, ora rinverdito dalle illustrazioni di Sophie de la Villefromoit e dalla traduzione di Maria Vidale, Quella peste di Sophie della Contessa di Ségur. Di enorme successo nella seconda metà dell’Ottocento, poi trasposto più volte in tanti altri linguaggi, è oggi in corsa tra i finalisti del Premio Strega Ragazzi, il cui vincitore verrà proclamato e festeggiato proprio alla Bologna Children’s Book Fair il 5 aprile.
C’è anche chi riesce a far ridere a partire da ciò che ridere proprio non fa: è il caso dell’incontenibile e coraggiosa ironia di Supersorda! autobiografia a fumetti di Cece Bell, edita da Piemme-Il Battello a vapore nella nuova collana “Vortici”. Già un caso in molti Paesi, vincitrice dell’Eisner Award, è capace di parlare con grande intelligenza ed energia positiva di disabilità: l’autrice è infatti divenuta sorda dopo una meningite, e racconta qui senza patetismi dell’ingombrante apparecchio acu-
stico che doveva portare da bambina. Agli occhi degli amici e ai suoi, più che il segno di un handicap, col tempo appare come una meraviglia tecnologica che le consente libertà e imprese da supereroe.
Il graphic novel per giovanissimi è una piacevole scoperta di quest’anno: da tenere certamente d’occhio la nuova collana di fumetti per bambini “Dino Buzzati” di Canicola, che porta in Fiera Martoz, uno dei maggiori talenti del giovane fumetto italiano e della street art. La mela mascherata è una bislacca parodia che sembra disegnata da Picasso, che si muove secondo collegamenti incongrui che sfiorano il nonsense, sovverte più canoni, mixando la leggenda, il western, il fiabesco, in una rocambolesca e sgangherata avventura, alla ricerca della mitica Mela Cotogna.
In perfetto equilibrio tra le risate inevitabili di quando ci sono in ballo le cose sporche del corpo, ma senza cadere in facili derive escrementizie, e il gusto del paradosso e dell’esage-
razione, c’è un albo edito da La Margherita, La puzzetta, di Laurie Cohen & Nicolas Gouny, in cui un povero elefante tenta di trattenersi per ore, immaginandosi l’effetto catastrofico dell’aria che sta covando, e che pagina dopo pagina probabilmente spazzerà via cose, animali, piante, e infine tutto l’universo..
Tutt’altro tipo di ironia, al solito, eppure sempre sorprendente, arriva dal Nord Europa: Andreas Steinhöfel, che i bambini già conoscono per la trilogia di Rico e Oscar, torna con una sorta di esilarante autobiografia, Dirk e io (Beisler), una serie di gags illustrate da Peter Schössow che sono ritratti d’infanzia allo stesso tempo inattuali e universali, e che ricordano quelle pazze e meravigliose di Maria Parr, giovane e premiatissimo talento norvegese tradotte dallo stesso editore. Dall’Olanda arriva invece, ospite in Fiera, un nome per noi nuovo, però quasi un monumento nel suo Paese, Sjoerd Kuyper, che prosegue la tradizione nordica dell’elegante commedia dell’assurdo con Ho-
tel grande A (la Nuova Frontiera Junior), un gioco degli equivoci per adolescenti. All’origine un dramma, l’attacco di cuore di un uomo, con i giovanissimi figli che devono prendersi cura del grande albergo di famiglia, già in condizioni economiche disastrose: di qui parte una gran messinscena per nascondere la realtà al padre, con una giostra di mascheramenti ridicoli che si intrecciano a imprevisti e improbabili innamoramenti.
E a dimostrare che non devono esserci limiti, lo stesso editore, per i più piccoli, propone un albo che si permette di fare esplicitamente il verso nientemeno che alla Metamorfosi di Kafka, in una riuscita parodia che esorcizza le paure sul corpo in continua trasformazione: in Tanto tanto grande, della portoghese Catarina Sobral, già vincitrice a Bologna del Premio Internazionale d’Illustrazione, un bambino si sveglia la mattina trasformato in un ippopotamo...