Mattarella: nuova fase costituente o rischio paralisi
«Serve un salto di qualità su economia, migrazioni e terrorismo - Ora la riforma dei Trattati»
I capi di Stato e di governo europei arrivano in una piazza del Quirinale inondata di sole, salgono la scalinata interna del Palazzo che li porterà fino al Salone dei Corazzieri dove attenderanno per qualche minuto l’arrivo di Sergio Mattarella. Saluti, strette di mano poi il passaggio nel Salone delle Feste, quello dove giura- no i governi, per il brindisi prima del pranzo ufficiale. Sarà servito un risotto alle erbe con scampi, filetto di spigola con polpo croccante, patate al forno e carciofi alla menta, un sorbetto di limone e di lamponi. Qualche conversazione privata, la grande cordialità tra tutti, la presenza accanto a Mattarella di sua figlia Laura che insieme a Paolo Gentiloni e sua moglie riceveranno gli ospiti. Il saluto più notato sarà quello del premier lussemburghese, Xavier Bettel, che presenta suo marito al presidente e al premier e, questa volta, chi rappresenta l’Italia non si è sentito più indietro sul tema dei diritti civili dopo che un anno fa è stata approvata la legge sulle unioni gay.
La giornata ha quindi il suo clou, oltre che in Campidoglio, anche sul Colle più alto dove le celebrazioni si concludono dandosi appuntamento dopo il primo tornante politico che aspetta l’Europa: le elezioni francesi. Una scadenza che ha bene in mente Mattarella quando pronuncia il suo discorso e in cui non nega le difficoltà che ha davanti l’Unione. I nuovi impegni sono sottoscritti ma lui li vede nell’angolazione più realistica, non dando nulla per scontato. «La di- scussione per mettere mano a una revisione dei Trattati non sarà semplice, ma quel che emerge dalla Dichiarazione è che oggi inizia una fase costituente».
Una fase a cui assegna anche un termine, una finestra temporale «che non sarà lunga perché tutto si muove velocemente» e il rischio per l’Europa è di non tenere il passo con i grandi cambiamenti che l’hanno messa sotto la pressione delle opinioni pubbliche. «I prossimi anni – dice – saranno cruciali. La globalizzazione con la veloce moltiplicazione degli attori sulla scena – attori amici ma anche concorrenti – ci costringe a tabelle di marcia sempre più serrate». È un’Europa che deve – quindi – sentirsi dentro un contesto globale, essere pienamente consapevole del ruolo che rischia di perdere abbandonando l’Unione per poter accelerare sull’integrazione. Questo è il concetto che vuole esprimere Mattarella quando dice che i «Paesi europei si dividono in due categorie: gli Stati piccoli e quelli che non hanno ancora realizzato di essere tali» per- ché fuori dall’Ue – appunto – tutti rimpiccioliscono dinanzi alla Cina agli Usa all’India o al Messico.
E dunque questa finestra di opportunità «che non rimarrà aperta per sempre» deve essere sfruttata per fare quel «salto di qualità che serve». E che deve compiersi su alcuni fronti: economico e sociale, migrazioni, terrorismo, crisi del Mediterraneo. «Tutto questo pone con forza l’esigenza di una riforma dei Trattati» e, senza un salto di qualità, l’alternativa è la «paralisi fatale». Un discorso franco, senza finzioni, che si era aperto con la solidarietà al popolo britannico dopo l'attentato terroristico.