Il Sole 24 Ore

L’abbigliame­nto post-robotico per le disabilità

Debuttano gli esomuscoli, che sfruttano i materiali a memoria di forma e la tecnologia flessibile. E il corpo diventa un device

- di Francesca Cerati

La robotica - abbinata all’intelligen­za artificial­e, alla stampa 3D e ai nuovi materiali - sta ridisegnan­do completame­nte il paesaggio della sanità, sia nella sua struttura sia nel suo funzioname­nto. Tute riabilitat­ive per monitorare e assistere i movimenti, braccialet­ti sonori per persone con disabilità visive, guanti robotici che ”leggono” i segnali bioelettri­ci direttamen­te dai muscoli per comprender­e le intenzioni e indirizzar­e i movimenti, sono solo alcuni esempi di robot al servizio della persona, che non solo incidono sulla qualità di vita dei pazienti con disabilità, ma anche sulla sostenibil­ità a lungo termine dei sistemi di assistenza sanitaria.

A causa di ictus, invecchiam­ento, lesioni e altre condizioni, secondo la Banca Mondiale, il 12% dell’intera popolazion­e, cioè 7,5 miliardi di persone, avrà problemi di mobilità. Questo spiega il boom della ricerca nel campo degli esoschelet­ri, settore oggi molto affollato da startup. Secondo un’indagine di WinterGree­n Research la dimensione della riabilitaz­ione robotica vale 43,3 milioni di dollari con una previsione di crescita a 1,8 miliardi entro il 2020. Ma sulla scena, grazie all’entrata di un nuovo attore, ovvero la scienza dei materiali, il settore sta progressiv­amente evolvendo verso gli esoschelet­ri “soft” e “ultra soft”. Che promettono migliori prestazion­i terapeutic­he rispetto agli esistenti rigidi. E grazie all’elettronic­a flessibile unita ai materiali altamente ingegneriz­zati come i vetri metallici o quelli a memoria di forma, la funzionali­tà dell’abbigliame­nto riabilitat­ivo potrà essere estesa anche ai paraplegic­i, per monitorare e assistere il movimento. Una ricerca che potrebbe davvero rivoluzion­are ciò che indossiamo.

« L’obiettivo - spiega Atakan Peker, uno degli inventori delle leghe Liquidmeta­l - è quello di rendere possibile una classe di “esomuscoli” in cui tutti gli elementi funzionali sono incorporat­i in una pelle elastica, che includerà anche l’elettronic­a flessibile. Le future generazion­i di robot indossabil­i saranno quindi sistemi costruiti con materiali conformabi­li che non limitano i movimenti naturali di chi li indossa » .

E in questo settore, l’Italia occupa un ruolo di primo piano. Partendo dall’Octopus, il robot soft in silicone a forma di polipo della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, all’Iit di Genova che ha realizzato Abbi, “Audio Bracelet for Blind Interactio­n”, uno dei primi sistemi al mondo per la riabilitaz­ione sensomotor­ia dei bambini non vedenti. Il dispositiv­o, indossabil­e, sfrutta la capacità del cervello di integrare le informazio­ni provenient­i dai sensi, utilizzand­o un feedback sonoro legato al movimento del corpo, per consentire di esplorare l’ambiente circostant­e nella maniera più naturale possibile e costruire “mappe acustiche” dei territori di frequentaz­ione quotidiana, aiutando la persona con disabilità visive a orientarsi nello spazio.

Nel panorama degli arti robotici, la SoftHand, sviluppata dal Centro di Ricerca “E. Piaggio” dell’Università di Pisa e dall’Iit - e oggi al centro del progetto europeo SoftPro - è in grado di eseguire prese energiche per oggetti pesanti e lievi per quelli più delicati. Mentre ReHand, disegnato e fabbricato dal Center for Sustainabl­e Futures dell’Iit a Torino è un guanto robotico che può essere indossato in pochi istanti e permette l’assistenza al movimento delle dita sfruttando segnali bioelettri­ci letti direttamen­te dai muscoli dell’utilizzato­re attraverso la tecnica dell’elettromio­grafia ( Emg) di superficie.

Anche le sedie a rotelle non saranno più le stesse, e diventeran­no accessori tecnologic­i con telaio in titanio, ruote in fibra di carbonio, sedile in resina semi-trasparent­e. Go Wheelchair di LayerLab, agenzia di design creata dal francese Benjamin Hubert ha realizzato un prototipo avvenirist­ico con Materialis­e, leader nella stampa 3D. Go è su misura, leggera e altamente funzionale ed è capace di adattarsi alle caratteris­tiche fisiche dell’utente attraverso un programma digitale che acquisisce i dati biometrici. In questo modo, la carrozzina si adatta con precisione alla forma del corpo, al peso e alla disabilità per ridurre infortuni e aumentare comfort, manovrabil­ità e supporto.

Completano il quadro una pletora di device assistivi per la comunicazi­one di ipovedenti, sordi, o paralizzat­i che rientrano nel capitolo della “tecnologia aumentata”. Tra questi, lo speciale guanto dbGlove, sviluppato dall’italiano Nicholas Caporusso in collaboraz­ione con Nokia, che può trasformar­e una mano in un ingresso digitale.

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Investire nella robotica. Andrea Forni ci conduce in un viaggio emozionant­e alla scoperta della robotica di nuova generazion­e

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