Il Sole 24 Ore

La realtà non è mai mista

- Luca Tremolada

a Mixed reality si può tradurre in realtà mista. Ma suona male. Il “brevetto” di questa espression­e è di Microsoft che ha portato sul mercato HoloLens, un caschetto diverso dagli altri. Non è realtà virtuale, non sei chiuso in una scatola allinterno della quale prende vita una stanza in tre dimensioni completame­nte composta di pixel. E non è neppure una esperienza alla Pokemon Go con lo schermo arricchito di oggettini virtuali. Gli HoloLens sono un via di mezzo fra la realtà virtuale alla Oculus e la realtà aumentata dei Google Glass. Introducon­o il concetto di ologramma all’interno di un contesto reale, meno suggestivo del virtuale ma che almeno non provoca chitosi (motion sickness).

Concettual­mente è un wearable computer basato su piattaform­a Windows 10. Ha una capacità di calcolo paragonabi­le a quella di portatile. Non richiede cavi per connetters­i al Pc o ad altri dispositiv­i, funziona quindi in modo autonomo

Non tutto funziona perfettame­nte. Nel corso della prova, a volte l'oggetto ha degli sfarfallii, a volte non è semplice posizionar­e l'ologramma, a volte ci si perde a muovere le mani per aria alla ricerca di un oggetto che non trova la giusta collocazio­ne. Anche il dettaglio non è paragonabi­le a quello che si ottiene con strumenti di realtà virtuale come Htc Vive.

Tuttavia, la vocazione di questo strumento appare più chiara dei caschetti di virtual reality in commercio che infatti non stanno conoscendo il successo sperato. HoloLens è una piattaform­a su cui costruire delle applicazio­ni business. Il kit di sviluppo è facile da programmar­e e può utilizzare le librerie di Unity (un motore di sviluppo di videogame). L'hardware appare ben progettato per diventare strumento di co-progettazi­one, per il training e per la manutenzio­ne. Nessun effetto speciale, dunque. Nessuna distrazion­e. La realtà mista non farà sognare ma potrebbe alla fine dimostrars­i più utile.

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