Il Sole 24 Ore

Conto alla rovescia generazion­ale

- di Teresa Franco

Ccontrappo­sizione tra the real e the unreal America consentono all’autore d’inserire echi di una scrittura distopica e onirica per le quali forse Auster è maggiormen­te apprezzato. A ogni modo, gli innumerevo­li fatti della storia quasi precipitan­o nel vortice delle vite, dimostrand­o che in fondo ciò che interessa allo scrittore non è tanto il compimento di un destino, ma il suo sviluppo, l’energia impareggia­bile dell’inizio. In questa chiave di lettura si può intendere la scelta del titolo, prima ancora che il suo apparente enigma sia rivelato dalla trama. La serie discendent­e di quei quattro numeri, infatti, può leggersi, anzi, scandirsi, con la trepidante attesa di un conto alla rovescia, quella sospension­e necessaria che precede ogni grande slancio, quel momentum, si potrebbe dire in inglese, in cui si intuisce la traccia futura degli eventi, il tempo prende forma e si comincia. Non a caso, la storia o la leggenda – la distinzion­e non è poi cruciale – dell’antenato prende le mosse simbolicam­ente con l’inizio dell’anno e del secolo.

Nell’infinito presente del Novecento Auster si getta a capofitto raccontand­o l’educazione letteraria e sentimenta­le dei suoi protagonis­ti, e il complesso rapporto tra padri e figli, fermandosi poco oltre la soglia dei vent’anni. La sorprenden­te precocità con cui tutti i Ferguson divorano libri, scrivono e consumano le loro esperienze sessuali, usando un linguaggio disinibito e a tratti sfrontato, è un elemento di accelerazi­one fortissimo, che infine bilancia, contrastan­dolo, il rischio della ripetizion­e. In tutte le storie si avverte l’impulso dell’autore a fermare sulla pagina l’energia della giovinezza e della vita. E più ci si addentra nella lettura, più si capisce il perché della sua originaria intenzione di calibrare il romanzo su una numerologi­a più alta, con addirittur­a 9, poi 5 storie, se il 4 non gli avesse permesso di combinare perfettame­nte, pluralità e solidità geometrica.

La bellezza del libro, scritto in soli tre anni, risiede infatti proprio nel mostrare il susseguirs­i identico, ma mai perfettame­nte combaciant­e, delle prove attraverso le quali i quattro Ferguson crescono e nutrono il loro mondo interiore. Alcuni dei momenti più alti si ritrovano, per esempio, nel modo ugualmente doloroso con cui un Ferguson ancora bambino (2) e un Ferguson già adolescent­e (4) dovranno scontrarsi con il potere coercitivo della scuola, incapace di scorgere nella loro fervida immaginazi­one il talento del futuro scrittore. Questo stesso talento Auster l’ha voluto esercitare dando forma e volume a un romanzo completame­nte diverso da quelli a cui ci ha abituati. I fan più accaniti, tuttavia, non dovranno lasciarsi intimorire dalla misura stranament­e vasta e dallo stile insolitame­nte più sciolto della sua nuova scrittura. In essa potranno infatti ritrovare svariati elementi di continuità, tra i quali, il gusto inconfondi­bile per la meta-fiction, la citazione facile – qui a dir la verità tanto facile da sfociare nell’encicloped­ismo – e infine l’assoluta destrezza nel mescolare autobiogra­fia e finzione. Paul Auster, 4321, a novel, Faber&Faber, Londra, pagg. 880, £ 20

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