Conto alla rovescia generazionale
Ccontrapposizione tra the real e the unreal America consentono all’autore d’inserire echi di una scrittura distopica e onirica per le quali forse Auster è maggiormente apprezzato. A ogni modo, gli innumerevoli fatti della storia quasi precipitano nel vortice delle vite, dimostrando che in fondo ciò che interessa allo scrittore non è tanto il compimento di un destino, ma il suo sviluppo, l’energia impareggiabile dell’inizio. In questa chiave di lettura si può intendere la scelta del titolo, prima ancora che il suo apparente enigma sia rivelato dalla trama. La serie discendente di quei quattro numeri, infatti, può leggersi, anzi, scandirsi, con la trepidante attesa di un conto alla rovescia, quella sospensione necessaria che precede ogni grande slancio, quel momentum, si potrebbe dire in inglese, in cui si intuisce la traccia futura degli eventi, il tempo prende forma e si comincia. Non a caso, la storia o la leggenda – la distinzione non è poi cruciale – dell’antenato prende le mosse simbolicamente con l’inizio dell’anno e del secolo.
Nell’infinito presente del Novecento Auster si getta a capofitto raccontando l’educazione letteraria e sentimentale dei suoi protagonisti, e il complesso rapporto tra padri e figli, fermandosi poco oltre la soglia dei vent’anni. La sorprendente precocità con cui tutti i Ferguson divorano libri, scrivono e consumano le loro esperienze sessuali, usando un linguaggio disinibito e a tratti sfrontato, è un elemento di accelerazione fortissimo, che infine bilancia, contrastandolo, il rischio della ripetizione. In tutte le storie si avverte l’impulso dell’autore a fermare sulla pagina l’energia della giovinezza e della vita. E più ci si addentra nella lettura, più si capisce il perché della sua originaria intenzione di calibrare il romanzo su una numerologia più alta, con addirittura 9, poi 5 storie, se il 4 non gli avesse permesso di combinare perfettamente, pluralità e solidità geometrica.
La bellezza del libro, scritto in soli tre anni, risiede infatti proprio nel mostrare il susseguirsi identico, ma mai perfettamente combaciante, delle prove attraverso le quali i quattro Ferguson crescono e nutrono il loro mondo interiore. Alcuni dei momenti più alti si ritrovano, per esempio, nel modo ugualmente doloroso con cui un Ferguson ancora bambino (2) e un Ferguson già adolescente (4) dovranno scontrarsi con il potere coercitivo della scuola, incapace di scorgere nella loro fervida immaginazione il talento del futuro scrittore. Questo stesso talento Auster l’ha voluto esercitare dando forma e volume a un romanzo completamente diverso da quelli a cui ci ha abituati. I fan più accaniti, tuttavia, non dovranno lasciarsi intimorire dalla misura stranamente vasta e dallo stile insolitamente più sciolto della sua nuova scrittura. In essa potranno infatti ritrovare svariati elementi di continuità, tra i quali, il gusto inconfondibile per la meta-fiction, la citazione facile – qui a dir la verità tanto facile da sfociare nell’enciclopedismo – e infine l’assoluta destrezza nel mescolare autobiografia e finzione. Paul Auster, 4321, a novel, Faber&Faber, Londra, pagg. 880, £ 20