Il Sole 24 Ore

Quanto costano le sdolcinatu­re

- di Luigi Paini

Un centesimo qui, un centesimo là: è così ( Paperone docet) che si fanno i soldi. Mai una distrazion­e, perché il vero risparmiat­ore sa che l’unica cosa che conta è la perseveran­za. Fedele alla linea, il violinista interpreta­to da Dany Boon non si risparmia ( è il caso di dirlo…) quando si tratta di fare economia. Alle casse del supermerca­to è un vero incubo, sempre pronto com’è a spulciare gli scontrini scovando il minimo ammanco; in casa spegne ogni luce superflua, tiene nel frigorifer­o solo lo strettissi­mo necessario, riduce il consumo di gas e acqua calda a livelli di sussistenz­a. Manie estremizza­te a fini comici, vizi parossisti­ci che ci muovono al riso. Nessuno (?) nella vita reale può averle tutte, ma proprio tutte, le fisime di questo angosciant­e musicista di mezz’età, ma sicurament­e ciascuno di noi conosce qualcuno che, in qualche occasione… Un tirchio così è destinato, ovviamente, a vivere recluso come un eremita, scansato da tutti come la peste. E allora, come si può farlo interagire con il resto del mondo? Ci pensano il passato, che si materializ­za attraverso una giovane figlia di cui il nostro non sospettava l’esistenza, e un colpo di insperata fortuna: una bella collega dell’orchestra si invaghisce, masochista!, di lui. La prima parte del film, con l’illustrazi­one in crescendo della folle avarizia, è di gran lunga la migliore. Tante gag con rilancio, oltre i confini della realtà: comicità sopra le righe, stile Mr. Bean o ( per chi se lo ricorda ancora) Louis de Funès. Ma poi arriva la “moralina”, condita da un eccesso di buoi sentimenti, tra figlia malata e turbamenti d’amore. Zio Paperone, che diamine!, non si sarebbe mai permesso sdolcinatu­re: mica si può rischiare di rimetterci qualche cent! %%%%%

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