Rallenta l’inflazione. In Europa e in Italia
In marzo sale dell’1,5% rispetto al 2% di febbraio - In Italia 1,4% (1,6%)
Scivola l’inflazione di Eurolandia e in Italia. Placando tutte le pressioni “rialziste” che erano state esercitate il mese scorso sulla Banca centrale europea. A marzo, i prezzi al consumo dell’Unione monetaria sono saliti dell’1,5% annuo, con una velocità decisamente inferiore rispetto a febbraio, quando era stato registrato un +2% (un numero che corrisponde all’obiettivo della Bce e che ha quindi sollevato qualche interrogativo sulla sua politica monetaria) e più bassa anche dell’1,8% annunciato per gennaio. La flessione è superiore a quanto si aspettavano gli analisti, che puntavano all’1,8 per cento. In Italia l’indice dei prezzi al consumo è salito dell’1,4% (+1,3% armonizzato con la Uem) dall’1,6% (in entrambi i casi) di febbraio.
La situazione di Eurolandia mostra molta volatilità nei prezzi. Questa volta, però, non c’entra solo l’energia. È vero che si è già verificata, forse con un po’ di anticipo, la prevista leggera frenata dei prezzi dei carburanti (+ 7,3%, dal 9,3% di febbraio) e anche degli alimentari non lavorati, finito l’effetto del cattivo tempo sui raccolti (+3%, dal 5,3%). Anche l’inflazione core, quella che esclude tutte le voci molto volatili e non aggredibili dalla politica monetaria (alimentari, energia, tabacco, alcool), ha però rallentato: è stata pari allo 0,7%, contro lo 0,9% dei tre mesi precedenti e lo 0,8% di ottobre, novembre e delle pre- visioni di marzo. È da aprile 2016 che non si registra un dato così basso per questo sottoindice; e Fabio Fois e Apolline Menut di Barclays hanno calcolato che è appena superiore (0,13 punti base) al minimo storico di marzo 2015. I servizi, in particolare, hanno visto i prezzi aumentare del solo 1% (dall’1,3% di febbraio), molto probabilmente a causa del fatto che a marzo 2016 cadeva la Pasqua (quest’anno previ- sta ad aprile), festività che porta quasi sempre - e soprattutto in Germania e in Italia - un incremento delle tariffe turistiche e di trasporto. Il mese prossimo si assisterà al fenomeno opposto - i prezzi turistici risulteranno ben più alti di quelli di aprile 2016 - ed è verosimile che anche l’indice complessivo di inflazione possa accelerare. L’indice dei prezzi dei beni industriali è risultato in aumento dello 0,2%, invariato rispetto a febbraio, un livello ancora troppo basso - è il minimo da aprile 2015 - perché la Bce sia soddisfatta (malgrado l’effetto di un probabile eccesso di offerta sui mercati globali).
Al di là di tutti i fattori di disturbo - il rialzo dell’energia dai minimi, il gioco delle festività variabili - resta così confermato lo scenario di un’inflazione molto debole, troppo debole per convincere tutto il board della Bce a modificare la propria strategia monetaria. Il dato, piuttosto, sarà usato per sostenere l’attuale scelta di «guardare attraverso» l’andamento dei prezzi, come è consueto fare nei casi in cui l’indice è mosso dall’energia o da fattori puramente matematici (come un forte calo che esalta, a distanza di un anno, gli incrementi successivi).
In Italia, nel dato armonizzato, le dinamiche europee sono anche più accentuate: calano i prezzi dei beni industriali (-0,4% da +0,1%), mentre l’inflazione core frena allo 0,5% dallo 0,7%. L’indice nazionale dei prezzi al consumo mostra intanto una componente di fondo (che non corrisponde all’inflazione core) in leggero rialzo allo 0,7% dallo 0,6%. Rallentano i prezzi dei beni energetici e degli alimentari non lavorati, mentre il paniere dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona ha visto i prezzi salire del 2,3% annuo, dal 3,1% di febbraio. L’inflazione acquisita per il 2017 è dell’1,1%
I dati finora emersi in questi giorni dai singoli paesi europei mostrano quasi dappertutto un rallentamento. Se in Francia l’inflazione è stata pari all’1,4%, come a febbraio, in Germania è calata all’1,5% dal 2,2%, in Spagna al 2,1% dal 3%.
IL TREND La situazione mostra ancora alta volatilità nei prezzi anche se un raffreddamento era stato già previsto dalla Banca centrale europea