Si placa il dibattito sull’anticipo del tapering
La netta scivolata dell’inflazione nell’Eurozona all’1,5% nel mese di marzo può mettere a tacere, almeno per ora, la discussione sulla riduzione dello stimolo monetario da parte della Banca centrale europea. All’ultima conferenza stampa il presidente della Bce, Mario Draghi, aveva parlato di inflazione vicina al 2% per qualche mese. La velocità della discesa potrebbe avere sorpreso quindi la Bce stessa.
Il dibattito che si era avviato sui mercati, e che ha trovato eco soprattutto in Germania, dopo che a febbraio l’inflazione aveva raggiunto la soglia fatidica del 2%, sulla possibile riduzione anticipata dello stimolo monetario sembra destinato a placarsi almeno per il momento. Per di più, l’inflazione di fondo (depurata di petrolio e alimentari), alla quale, come ha detto il capo economista Peter Praet in un’intervista al Sole 24 Ore il 24 marzo, la Bce guarda con grande attenzione, è stagnante da mesi. E oltre tutto, la prossima riunione di politica monetaria è fissata per il 27 aprile, proprio a cavallo fra il primo e il secondo turno delle elezioni francesi. La maggioranza del consiglio, sotto la guida di Mario Draghi, era del resto orientata, già prima del dato odierno, a mantenere invariata la rotta, che prevede una riduzione degli acquisti di titoli (il Qe) a partire da lunedì da 80 a 60 miliardi di euro mensili fino a dicembre e un mantenimento dei tassi d’interesse «ai livelli attuali o più bassi» fino a «ben oltre» la conclusione del Qe. Ma cosa farà la Bce dopo dicembre?
Nel giugno prossimo, il consiglio potrebbe cominciare il cammino verso l’uscita modificando la comunicazione, soprattutto se la crescita dovesse confermarsi su basi più robuste, come è avvenuto negli ultimi mesi e come indicano i sondaggi. L’indice Eurocoin, elaborato dalla Banca d’Italia e dal Cepr di Londra, e che fotografa la crescita attuale, mostra una leggera flessione a marzo, dopo nove aumenti consecutivi, ma resta su livelli ciclici alti. Ha detto ieri Benoit Coeuré, uno dei membri del comitato esecutivo le cui parole hanno maggior peso, che «gli ultimi dati hanno spostato l’equilibrio dei rischi per la crescita verso una posizione neutrale», mentre finora la Bce li vedeva più chiaramente al ribasso. Dice ancora Coeuré: «Se dovessimo concludere che c’è bisogno di un aggiustamento, non esiteremmo ad adattare la nostra comunicazione».
La discussione su un eventuale tapering, cioè la riduzione graduale degli acquisti dopo dicembre, entrerà nel vivo a Francoforte probabilmente dopo l’estate. Sui mercati finanziari, la maggior parte degli economisti ritiene che la Bce darà un segnale a settembre su come intende procedere. Secondo Marcel Fratzscher, presidente del centro studi berlinese Diw e già economista della Bce, la banca cercherà di star fuori dalle inevitabili controversie in cui verrà coinvolta nella campagna per le elezioni del 24 settembre in Germania, e potrebbe rinviare a ottobre l’annuncio di cambiamenti della politica monetaria.
Anche un super-falco come il presidente della Banca centrale olandese Klaas Knot ha detto giovedì che il tapering accadrà nel 2018, suggerendo che venga completato, portando cioè gli acquisti a zero, in cinque mesi. Un calendario su cui concordano gli economisti di Prometeia, la società di consulenza di Bologna, nelle previsioni trimestrali pubblicate ieri. Anche secondo Fratzscher, il tapering avverrà in tempi rapidi. «Non vedo però un aumento dei tassi d’interesse prima del 2019», dice.
La linea ufficiale della Bce per ora è questa, e il dato di ieri la incoraggia: nessun cambiamento della politica monetaria, forward guidance immutata, con il rialzo dei tassi che seguirà, a distanza, la fine del Qe. Anche se Coeuré ieri ha lasciato aperto uno spiraglio. La sequenza, come tutto il resto, dipenderà, ha detto, dalla valutazione che il consiglio farà al momento delle prospettive di medio termine.
IL DATO IMPORTANTE L’inflazione core, alla quale Francoforte guarda con grande attenzione, è stagnante da mesi