Decisivo trasferire le competenze nelle fabbriche
Ogni volta che una parola viene utilizzata troppo frequentemente, che diventa slogan, il rischio è svuotarla di significato. In questi mesi una delle espressioni più citate è Industria 4.0 e noi industriali abbiamo ascoltato numeri, ricerche e interventi su quale futuro ci offra la Quarta Rivoluzione Industriale con la connessione in rete di macchinari, persone e prodotti e la trasformazione delle nostre fabbriche in hub di Big Data. Pochi giorni fa, sulle pagine del Sole 24 Ore, leggevamo che la fiducia delle imprese manifatturiere è ai massimi grazie alle agevolazioni per gli investimenti in Industria 4.0. Ma perché queste attese positive si avverino, è necessario che gli imprenditori sappiano quali sono le decisioni strategiche da prendere e quali investimenti effettuare per diventare più competitivi su un mercato globale.
Ho fatto parte della cabina di regia per la stesura del piano Industria 4.0 del ministero dello Sviluppo economico, in rappresentanza di Assolombarda e a quel tavolo, come unione degli industriali, abbiamo ottenuto l’introduzione dell’iperammortamento del 250% per gli investimenti in Industria 4.0, con un piano pluriennale superiore ai 10 miliardi di euro. Questa iniziativa, tra le prime in Europa, ci mette finalmente su un terreno pari rispetto ai nostri due competitor europei nel manifatturiero: Francia e Germania, che hanno inaugurato importanti azioni con incentivi fiscali per gli investimenti in manifattura digitale.
La leva fiscale, col mix dell’iperammortamento e del credito di imposta per gli investimenti in Ricerca e Sviluppo, è una condizione necessaria, ma non sufficiente perché un industriale decida di investire in Industria 4.0 e interconnessione. Non è sufficiente perché le imprese hanno l’esigenza di quantificare il ritorno sull’investimento, e non bastano generiche promesse di un futuro di successo o lo spettro della “morte” della competitività per imboccare questa strada.
I vantaggi di Industria 4.0 sono l’accorciamento della supply chain, l’aumento del controllo e la remotizzazione dei processi, l’incremento della qualità dei prodotti, la prototipazione rapida, la vicinanza al mercato. In definitiva l’efficienza spinta dei processi produttivi nella catena del valore, attraverso la continua raccolta di dati in azienda, nelle macchine e nei prodotti. Attenzione però: tutto questo fenomeno non è sinonimo immediato di maggiore produttività, anche se essa può essere una ricaduta del processo.
Gli imprenditori hanno bisogno di numeri: bisogna innanzitutto creare indici di valutazione di questi investimenti che escano dai parametri tradizionali di pay back e su questo stiamo lavorando in Assolomabarda per permettere a imprenditori, investitori e al sistema creditizio di valutare immediatamente il ritorno dell’investimento. È necessario vedere l’innovazione come un progetto completo, e non solo un investimento in un bene strumentale. Vanno premiati e incentivati i progetti complessivi, perché saranno loro, nella loro interezza, che permetteranno di aumentare la compe- titività delle nostre aziende.
È inoltre cruciale che la cultura digitale venga diffusa massicciamente all’interno delle imprese e tra gli imprenditori perché ne colgano l’utilità nel più breve tempo possibile. Non esistendo, se non in rari casi, una connessione diretta tra il concetto di produttività e quello di innovazione digitale il compito non è semplice.
Confindustria risponde a tutto ciò con un nuovo strumento introdotto dal provvedimento Industria 4.0: il digital innovation hub (Dih), un polo di attrazione e conoscenza per aumentare l’adozione dei nuovi sistemi da parte delle aziende. Il Dih accelererà la consapevolezza, la diffusione e l'utilizzo delle tecnologie digitali per la trasformazione delle imprese. Ne verrà istituito uno per regione e la capillarità geografica, grazie al radicamento territoriale di Confindustria, favorirà enormemente le nostre imprese in particolare le piccole e medie. Di cosa si tratta? Di un centro di trasmissione di competenze in grado di far conoscere le tecnologie digitali alle imprese; di valutare il grado di digitalizzazione di un’impresa evidenziandone le carenze e le soluzioni da adottare attraverso
EFFETTO DIROMPENTE Il Digital innovation hub aiuterà le imprese a conoscere e sfruttare le tecnologie applicate alla produzione
un percorso strutturato; di individuare gli strumenti finanziari in partnership con il sistema bancario per affrontare gli investimenti necessari e di formare il capitale umano per l’utilizzo e lo sviluppo di queste tecnologie all'interno delle imprese.
Come vice presidente di Assolombarda con delega al manifatturiero e all’Industria 4.0, ho svolto un ruolo attivo nella definizione del contenuto e della governance del Dih. Siamo entrati nelle aziende, visitato le fabbriche e gli uffici dei nostri imprenditori, abbiamo visto i loro processi aziendali e le loro complessità e abbiamo portato le loro esigenze all’interno del Dih, comprendendo l’effetto dirompente che questo strumento potrà avere per imprese che, come la mia, sul mercato da più di 80 anni, devono combattere ogni giorno sui mercati mondiali. Con il Dih andremo nelle aziende per far capire cosa è e come si applica Industry 4.0. L’Hub diventerà polo di attrazione delle imprese verso le associazioni di rappresentanza, perché accanto al ruolo tradizionale svolto da Confindustria si affiancherà anche quello di soggetto attivo nella creazione di opportunità e di crescita. Questo è ciò che gli imprenditori chiedono, questo è quello di cui gli imprenditori hanno bisogno: essere sostenuti nel percorso di ritorno alla crescita. Questo è quello che dobbiamo fare immediatamente e non domani. Tale percorso può essere attuato solo da chi fa veramente impresa, da chi rischia ogni giorno e che sa di cosa sta parlando.