L’ìndicatore del private banking
Quanto pesa il settore del private banking in Italia? Quanto cresce realmente? Come si fa a definire concretamente il suo perimetro? Dopo circa un anno arriva il primo risultato del lavoro messo a frutto dall’Osservatorio Liuc – Banca Generali, in collaborazione con Morgan Stanley e M& G Investments. Lanciato nel 2016 con un valore di 100 punti base in riferimento all’anno 2015, stima con il suo Private Banking Index (PB-I) che nel 2016 il suo valore abbia raggiunto 108,36 punti. Insomma, segnale di un comparto in salute e in fase di espansione.
La domanda centrale dell’osservatorio verteva su come si fa a stabilire la crescita di un’industria complessa, caratterizzata da numerose variabili, tra cui quella legata al valore uomo.
Da qui è stata condotta un’attività di ricerca volta alla costruzione di un indicatore che tenesse conto delle possibili aree di influenza in grado di esercitare un impatto sul comparto. Sono state identificare tre componenti rilevanti, a loro volta declinabili in una serie di variabili determinanti: l’andamento del settore, ovvero del mercato in esame (prendendo in considerazione, ad esempio, le masse gestite, la clientela potenziale e i prodotti offerti); l’evoluzione del contesto socio-economico di riferimento, ovvero del Paese (considerando, ad esempio, lo stock di ricchezza delle famiglie italiane, l’andamento del prodotto interno lordo e l’evoluzione della concentrazione del reddito in ambito domestico); l’andamento dei mercati regolamentati domestici (analizzato attraverso l’andamento del principale indice di Borsa, nonché di alcuni cluster di imprese creati ad hoc dall’Osservatorio con riferimento al comparto finanziario in esame ed al luxury). Si è visto che solo l’analisi di questo mix da un’esatta misura dell’attività di gestione della ricchezza. Tra le sorprese si vede che il tema del lusso talvolta incide di più dell’andamento degli indici di Borsa.