Le proteste dei terremotati: «Finora solo 60 casette»
Giornata di proteste, davanti a Montecitorio e sulla Salaria, dei terremotati del Centro Italia che lamentano ritardi negli aiuti: «Siamo fermi a 60 casette». Gentiloni: «Per noi priorità assoluta»
Èil giorno della “ri-scossa” per i terremotati del Centro Italia, secondo lo slogan della mobilitazione che si è svolta ieri, con sit in e presidi a Roma e nelle altre località del cratere sismico, e il blocco della Salaria. Tanto che il premier Gentiloni, da Cernobbio, ha cercato di rassicurare i manifestanti, ribadendo che il sisma per il Governo è «priorità assoluta». Nella capitale circa 500 persone – giunte da Marche, Lazio, Umbria, Abruzzo – si sono raccolte davanti a Montecitorio, poi al Senato, con cartelli e fischietti. Tra felpe di Amatrice e delle Marche, anche dei figuranti vestiti da antichi romani: «Noi abbiamo costruito il Pantheon in 330 giorni: voi in 7 mesi che avete fatto?».
Gli organizzatori, tra cui i comitati “Quelli che il terremoto” e “La terra trema noi no”, hanno lanciato un ultimatum: «O entro una settimana incontreremo a un tavolo il Governo, i capigruppo di Camera e Senato e il commissario Vasco Errani oppure bloccheremo l’Italia: basta parole, vogliamo dei fatti».
E, tanto per dare un assaggio, qualche centinaio di manifestanti hanno bloccato la strada Salaria a Trisungo, una frazione di Arquata del Tronto: i partecipanti (comprese alcune delegazioni umbre) si sono radunati proprio sotto le macerie dell’incasato, prima di occupare la sede stradale. Salaria bloccata anche a Torrita, frazione di Amatrice e presidi e manifestazioni in altri Comuni terremotati delle Marche. Nel mirino la macchina della ricostruzione - «nulla è operativo, i decreti non sono attuativi. Non ci sono gli aiuti alle imprese». Ma ci sono anche i ritardi delle casette e l’assenza di risorse: «Dopo sei mesi sono solo 60 le casette, mentre per le banche i miliardi sono stati trovati in una notte». Invece, è stato ripetuto, «il miliardo l’anno nel decreto non c’è».