Il Sole 24 Ore

Technogym, la sfida è spingere il business in Nord America

Brexit: l’azienda esclude particolar­i problemi - Ipotesi impianto negli Usa In Europa il target è accelerare la crescita in Germania, Spagna e Francia

- di Vittorio Carlini

Aumentare le vendite nel Nord America. Inoltre: consolidar­e il business in Europa. Poi: proseguire nel focus sui servizi digitali che costituisc­ono parte integrante dell’offerta di prodotto. Sono tra le priorità di Technogym a sostegno del business. Un’attività che, nel 2016, ha visto sia i ricavi che la redditivit­à salire. Al di là, però, dell’andamento di conto economico il risparmiat­ore è interessat­o alle strategie di sviluppo aziendale. Un focus di Technogym, per l’appunto, è il Nord America. Qui, tra le altre cose, il gruppo attraverso un mix di attività punta ad incrementa­re la propria market share. Ciò detto i l risparmiat­ore esprime però un dubbio: i possibili dazi paventati dalla Casa Bianca potrebbero impattare il business aziendale. La società smorza i timori. Il gruppo, da un lato, sottoli- nea che finora nessun atto concreto da parte della Casa Bianca è stato posto in essere; e dall’altro ricorda che, come mostra la dinamica nel 2016, il business nel Nord America è in crescita (+16%). Peraltro, indica sempre Technogym, la mossa prefigurat­a inneschere­bbe una guerra commercial­e. La quale penalizzer­ebbe molti concorrent­i statuniten­si che, a loro volta, sono export oriented. Al di là di ciò la questione verrà comunque affrontata a tempo debito. In generale, quindi, per l’azienda la situazione è sotto controllo.

Aumentare le vendite e incrementa­re la quota di mercato nel Nord America. Inoltre: consolidar­e il business in Europa. Poi: proseguire nel focus sui servizi digitali che costituisc­ono parte integrante dell’offerta di prodotto. Sono tra le priorità di Technogym a sostegno del business.

L’attività, nel 2016, ha visto sia i ricavi che la redditivit­à salire. Il fatturato si è assestato a 555 milioni in rialzo a cambi costanti del 10,3% rispetto all’esercizio precedente (+8,5% a valute correnti). L’utile netto, dal canto suo, è stato di 43 milioni rispetto ai 28 milioni del 2015. Sul fronte della marginalit­à, invece, il rapporto tra l’Ebit e i ricavi è passato dall’11,4% di due anni fa al 12,3% dello scorso esercizio. Al di là, però, dell’andamento di conto economico il risparmiat­ore è interessat­o alle strategie di sviluppo aziendale. Un focus di Technogym, per l’appunto, è il Nord America. Il gruppo di Cesena punta a incrementa­re le vendite e aumentare la quota di mercato negli Stati Uniti. In che modo? Attraverso un cocktail di strategie. In primis il canale distributi­vo è, e resterà, diretto. Nonostante in America siano diffusi gli intermedia­ri grossisti, la società farà leva sul network allargato di propri dipendenti. La scelta, da un lato, è agevolata dal fatto che il business di riferiment­o negli Usa è geografica­mente concentrat­o; e, dall’altro, si giustifica con l’esigenza che i venditori siano in grado sostenere, e spiegare, un’offerta che, sottolinea l’azienda, non è di semplici prodotti meccanici. Bensì ha a oggetto soluzioni hi-tech costituite da diversi elementi: dall’attrezzo stesso per l’esercizio fisico alla piattaform­a informatic­a su cui (ad esempio) scaricare dati fino ai servizi digitali. Insomma: un «concetto» di soluzione che, unito alla diversific­azione del portafogli­o prodotti e al design «made in Italy», sarà sfruttato da Technogym anche per crescere negli Usa.

Già, crescere negli Usa. Ma quale la clientela target? Si tratta, allo stato attuale, delle catene di palestre ( Club) e del cosiddetto Hospitalit­y & residentia­l (cioè, dagli alberghi fino alle palestre condominia­li). Senza dimenticar­e, poi, il mondo delle aziende. Ciò detto deve sottolinea­rsi un ulteriore aspetto della strategia societaria: Technogym ha quale atout la realizzazi­one di prodotti tecnologic­i «premium». Ebbene: l’obiettivo di aumentare il business negli Usa passa dall’ampliament­o stesso dell’offerta. Vale a dire: si punta anche a vendere macchinari di fascia media, medio-alta.

Ciò detto quali i target aziendali? La società, come suo costume, non offre guidance. Tuttavia Technogym, ricordando che oggi la sua market share nell’area è del 2-3%, indica che un primo livello soddisface­nte di quota di mercato potrebbe essere più o meno in linea con quello attuale dell’Apac. Vale a dire: intorno al 7%.

Tutto rose e fiori, quindi? La realtà è più complessa. Il risparmiat­ore, infatti, esprime un dubbio. L’ipotesi, paventata dall’amministra­zione di Washington, di nuovi dazi alle importazio­ni verso gli Usa potrebbe essere un limite allo sviluppo del business americano di Technogym. La società, pur consapevol­e della situazione, smorza i timori. Il gruppo in primis ricorda che, come mostra la dinamica nel 2016, il business nel Nord America è in crescita (+16%). Inoltre, si sottolinea, finora nessun atto concreto da parte della Casa Bianca è stato posto in essere. Peraltro, indica sempre Technogym, la mossa prefigurat­a inneschere­bbe una guerra commercial­e. La quale penalizzer­ebbe molti concorrent­i statuniten­si che, a loro volta, sono export oriented. A fronte di ciò, se dal caso, la questione verrà affrontata a tempo debito. Le consideraz­ioni effettuate sono plausibili. E, però, può ulteriorme­nte obiettarsi che la concretizz­azione delle ipotesi paventate potrebbe arrivare. Technogym ribatte che la sua presenza negli Usa è ancora limitata. Nel momento in cui si raggiunges­se, come viene auspicato, una dimensione considerat­a sufficient­e il gruppo sottolinea di essere capace di dotarsi in tempi utili di un impianto in America. Insomma, conclude la società, su questo fronte la situazione è sotto controllo. Dal Nord America alle altre aree geografich­e. Tra queste l’Asia-Pacifico (Apac). Si tratta di un mercato, i cui ricavi generati in loco nel 2016 sono saliti del 18%, che la società considera importante. Soprattutt­o per il suo sviluppo di mediolungo periodo. Questa situazione è ovviamente diversa dall’Europa la quale, attualment­e, costituisc­e l’area più rilevante per Technogym. A fine dello scorso esercizio, esclusa l’Italia, valeva circa il 51,8% dei ricavi complessiv­i. Qui l’obiettivo primario della società è continuare a presidiare, e consolidar­e, il business la cui market share vale intorno al 13%. Il contesto, giocoforza, è differente a seconda dei Paesi. Così in Germania, Francia e Spagna il target è accelerare l’attività. Più limitato, invece, lo spazio di crescita in Gran Bretagna. Qui il gruppo vanta già un’importante presenza e il mercato è piuttosto maturo. Al di là delle strategie, proprio rispetto a Londra si pone il dubbio. Il timore è che la Brexit, e la conseguent­e svalutazio­ne della sterlina, possano impattare la multinazio­nale italiana del wellness. Technogym rigetta la preoccupaz­ione. In primis, come mostra la salita dei volumi in Uk nel 2016, il business è in salute. Al di là di ciò, viene sottolinea­to, il gruppo da un lato sterilizza parte del fenomeno con l’attività di hedging sui cambi. Dall’altro, indica sempre l’azienda, viene sfruttato il «pricing power» (tipico per società attive nei segmenti «premium»). Cioè: la revisione del listino consente di controbila­n- ciare la variabile monetaria. Quindi, conclude Technogym, non c’è alcun problema.

Fin qui alcune consideraz­ioni rispetto all’articolazi­one geografica del gruppo. Quali, però, le prospettiv­e di sviluppo dell’azienda? Technogym, secondo quanto indicato nel prospetto dell’Ipo, svolge un business che di fatto può ricondursi a tre attività. La prima è appannaggi­o delle attrezzatu­re e dei prodotti accessori: dalle macchine per gli esercizi di resistenza cardiovasc­olari a quelle per il movimento fino agli attrezzi per sviluppare la forza muscolare. La seconda, invece, riguardai servizi quali, ad esempio, l’ assistenza post vendita, l’ acquisto finanziato grazie a partnershi­p con istituti finanziari op pur el’ interi or design. La terza, infine, è costituita dalle cosiddette soluzioni digitali. Vale a dire: dalla piattaform­a (sviluppata dall’azienda) «mywellness» ai moduli di software per personaliz­zare (ad esempio) gli allenament­i fino a particolar­i applicazio­ni.

Ciò dettol’ informatiz­zazione e la digitalizz­azione, fenomeni tipici dell’industria globale, sono elementi trasversal­i alle tre aree d’ attività. Un fil rouge che, da una parte, «lega» l’attrezzatu­ra (abilitata alla connession­e) i servizi (ad esempio di consulenza sui software) e le stesse soluzioni digitali. E, dall’altra, permette di costruire un habitat in cui il cliente (dall’utente al gestore di palestre fino all’allenatore) può creare o utilizzare diversi servizi a valore aggiunto. Un esempio? L’archiviazi­one sulla piattaform­a open source di «mywellness» dei dati d’allenament­o. I quali, poi, possono aggiornars­i e modificars­i (anche automatica­mente) in funzione dello sviluppo dell’allenament­o stesso. Simili soluzioni, è ovvio, costituisc­ono un atout essenziale dell’offerta di Technogym. Un valore aggiunto su cui il gruppo punta per fare crescere il business. Tanto che, oltre al loro sviluppo per linee interne, l’azienda ha sfruttato, come nel caso dell’operazione sulla danese Exerp, l’ M&A. Una strategia che continua? La risposta è positiva. Allo stato attuale c’è nulla di concreto. Tuttavia eventuali target vengono valutati. Il loro possibile identikit? Aziende, in linea di massima, di medie o piccole dimensioni . Realtà attive, ad esempio, nel comparto delle applicazio­ni digitali per il fitness. Esclusi, invece, i turnaround. Ma non sono strategie di sviluppo. Il risparmiat­ore guarda anche allo stato patrimonia­le. Qui, alla fine del 2016, tra le altre cose risulta che il rosso della Posizione finanziari­a netta (Pfn) è salito a 78 milioni contro i 38,1 milioni del 2015. La dinamica può fare storcere il naso. Tuttavia da un lato si tratta dell’effetto di operazioni una tantum( circa 110 milioni nell’acquisizio­ne di Technogy mV ill age ed i Exerp) al netto delle quali la Pfn sarebbe positiva; e, dall’altro, il rapporto tra debito netto ed Ebitda resta comunque ben sotto l’unità. Dal canto suo Technogym indica che, al netto di operazioni straordina­rie, la Pfn è prevista tornare positiva nel giro di 2-3 anni. E riguardo al business nel 2017? L’azienda stima di crescere più del mercato di riferiment­o.

SCENARIO Nel 2016 ricavi e redditivit­à in aumento Il debito finanziari­o netto è salito: l’effetto, è l’indicazion­e, di operazioni una tantum La Pfn, al netto di voci straordina­rie, è prevista tornare positiva in 2-3 anni.

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