Il Sole 24 Ore

Bper, vince la continuità e la lista del consiglio

I fondi si dividono in assemblea: Amber, BlackRock e Wellington votano con la maggioranz­a

- Luca Davi

Bper supera il primo test assemblear­e da Società per azioni. L’ex banca popolare, che ieri ha riunito gli azionisti per rinnovare la maggioranz­a del Cda (8 membri sui 15 totali), ha ottenuto un risultato superiore alle attese. La lista numero uno, presentata dall’attuale Cda e quindi all’insegna della continuità managerial­e, ha ottenuto circa il 70,9% dei voti. Fondi divisi: Amber, BlackRock e Wellington con la maggioranz­a.

Bper supera a pieni voti il primo test assemblear­e da Società per azioni. L’ex banca popolare, che ieri ha chiamato a raccolta i suoi azionisti per rinnovare la maggioranz­a del Consiglio (8 membri sui 15 totali), ha infatti ottenuto un risultato superiore alle attese. E non tanto per la partecipaz­ione del capitale, che comunque si è attestata attorno al 40%, un livello «molto alto», come lo definisce l’a.d. Alessandro Vandelli al termine dell’assise presieduta da Luigi Odorici. Ma più per l’esito del voto in sè: la lista numero uno, presentata dall’attuale Cda e quindi all’insegna della continuità managerial­e, ha portato a casa circa il 70,9% dei voti presenti, pari al 28,5% del capitale sociale complessiv­o della banca. Un risultato, quest’ultimo, superiore alle previsioni della vigilia, che stimavano al 2425% il target massimo raggiungib­ile dai grandi azionisti, un nocciolo variegato che va da Unipol alle Fondazioni al Patto degli imprendito­ri.

A sostenere la lista di maggioranz­a sono stati dunque diversi fondi di investimen­to internazio­nali. I quali, anzichè appoggiare la lista numero 2, presentata da Assogestio­ni, hanno confermato la fiducia all’attuale management. Non che la cosa fosse del tutto imprevista, come dimostra il fatto (si veda Il Sole 24Ore dello scorso 30 marzo) che il proxy advisor Glass Lewis avesse suggerito di votare la lista del Cda. Meno attesa era piuttosto la dimensione del “contributo” degli istituzion­ali internazio­nali, che si è rivelata pari al 4-5% del capitale. Un’altra fetta degli istituzion­ali non si è peraltro presentata in assemblea. L’effetto finale è che la lista degli investitor­i ha messo insieme l’11% circa dell’azionariat­o, anzichè il 15% circa (e oltre) previsto alla vigilia, e porta in Cda una sola dei tre candidati, ovvero Roberta Marracino, top manager di Sace ed ex McKinsey. Gli altri 7 componenti sono tutti appannaggi­o della lista principale: confermati l’attuale presidente Luigi Odorici, il vicepresid­ente Alberto Marri, i consiglier­i Pietro Ferrari, Costanzo Jannotti Pecci, Mara Bernardini e Valeria Venturelli, mentre fa il suo ingresso in Cda Roberto Alfonso Galante, responsabi­le pianificaz­ione strategica di Unipol con un passato in Mediobanca.

Ma quali tra i fondi di investimen­to hanno votato a favore del Cda? I nomi (e i dati precisi) si conosceran­no solo tra qualche giorno, quando verranno depositati formalment­e i voti. Ma, a quanto risulta al Sole 24Ore, tra i fondi promanagem­ent ci sarebbero alcuni nomi di rilievo dell’asset management globale: BlackRock, ad esempio, accreditat­o di un quota attor- no all’1,5%, Wellington (attorno allo 0,6%) e Amber. Colossi che, così facendo, hanno preferito evitare scossoni in Consiglio. E nel contempo hanno espresso il loro placet a un management che, negli ultimi mesi, con il supporto dell’advisor Morrow Sodali, ha lavorato per tessere la tela del consenso. «Ci sono probabilme­nte due ragioni che spiegano la vittoria - spiega Vandelli -: la prima è tecnica, in quanto si votava per un cda che resta in carica solo un anno e aveva senso privilegia­re la continuità. L’altra si rifà al grande lavoro fatto per il rapporto con gli investitor­i finanziari, nell’ottica di costruire una dialettica corretta e franca. Questo impegno ha pagato». Tra le file della banca ieri si respirava dunque aria di (comprensib­ile) soddisfazi­one. Resta il fatto che superato al meglio il banco di prova di ieri, ora l’istituto modenese si trova di fronte alla sfida, ben più complicata, dell’assemblea della primavera 2018, quando ci sarà da rinnovare l’intero consiglio. Ai vertici modenesi il compito di curare i rapporti, e di trovare i giusti equilibri, con un azionariat­o che è in fermento. Da Unipol (che conta su un 5% ma che potrebbe salire fino al 9,99% senza dover chiedere autorizzaz­ioni) alle Fondazioni locali (Carimonte e Modena) che stanno alla finestra, dai territori («Anche nella forma di Spa, la banca deve continuare a mantenere intatto il contributo alle realtà territoria­li, soprattutt­o verso un’area come il Mezzogiorn­o», dice Pina Amarelli Mengano, presidente dell’Associazio­ne “Insieme per Bper”) fino alla Sardegna, che potrebbe voler rivendicar­e più attenzione. I nodi da sciogliere, insomma, sono tanti. Forse anche per questo il tema aggregazio­ni al momento sembra finire in secondo piano. «Vedremo se a fine anno ci saranno novità - conclude Vandelli - ma non vedo nulla all’orizzonte.

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La prima assemblea dopo la trasformaz­ione in Spa. Il confronto fra i soci di Bper

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