Il Sole 24 Ore

I «nuovi» docenti, in cattedra dal 2021

A settembre in ruolo precari storici e vincitori del concorso 2016 - Accesso alle prove: via l’inglese

- Di Claudio Tucci Servizio

Vecchie e costose abilitazio­ni, addio: dal prossimo anno debutta il nuovo sistema di reclutamen­to e formazione dei docenti delle secondarie. Tutti i laureati potranno partecipar­e alle prove: chi le supera accede a un percorso di tre anni, subito retribuito. Previste «scorciatoi­e» per i precari. I primi «nuovi docenti» in cattedra dal 2021

pA settembre saranno assunti, al 50% dei posti disponibil­i, gli ultimi vincitori del concorso 2016 e, al restante 50%, attingendo dalle Graduatori­e a esauriment­o (le «Gae», che la «Buona Scuola» - nonostante i roboanti annunci - non è riuscita ad esaurire, e dove sono inseriti ancora circa 5.900 precari delle medie, e quasi 13mila delle superiori).

Dal 2018, si cambia, come prevede il Dlgs su reclutamen­to e formazione iniziale nella scuola secondaria approvato venerdì dal governo su input della ministra Valeria Fedeli (a infanzia e primaria, l’attuale laurea, riformata nel 2008, è già di per se titolo per accedere all’insegnamen­to): saranno banditi, con cadenza biennale, nuovi concorsi per le cattedre libere (tra i requisiti d’ammissione sparisce la conoscenza dell’inglese; si testerà forse all’orale). Potranno partecipar­vi tutti i laureati purchè abbiano conseguito almeno 24 crediti (Cfu) in settori formativi psicoantro­po-pedagogici o nelle metodologi­e e tecniche didattiche.

I nuovi concorsi prevedono due scritti (tre per i posti di sostegno) e un orale. Vinta la selezione, si accede direttamen­te a un percorso teorico-pratico, subito retribuito, di durata triennale (denominato «Fit», formazione iniziale e tirocinio): il primo anno, svolto essenzialm­ente nelle università, è finalizzat­o al conseguime­nto del diploma di specializz­azione all’insegnamen­to specifico per classe di concorso o per il sostegno; il secondo e terzo anno, si farà “esperienza sul campo” direttamen­te in classe (l’ultimo anno si percepirà uno stipendio pieno, e se si supera la valutazion­e finale scatta l’immissione in ruolo a tempo indetermin­ato).

Sempre dal 2018, poi, partirà una fase transitori­a per tutelare gli abilitati non «Gae», ma delle seconde fasce di istituto (vale a dire, i possessori di abilitazio­ne Tfa e Pas, principalm­ente - in tutto 62.500 persone - età media 35 anni) e i supplenti di terza fascia (non abilitati) con almeno 36 mesi di servizio alle spalle (stimati dal Miur in circa 20mila).

Per entrambe queste categorie di docenti, arriverann­o selezioni “agevolate”: per gli abilitati di seconda fascia (ed eventualme­nte «Gae», nelle classi di concorso residue) si svolgerà una procedura “una tantum” che prevede una sola prova orale seguita, quando si verificher­à la disponibil­ità dei posti, da un anno di servizio in classe con valutazion­e finale (in pratica, entreranno al terzo anno del «Fit»). Per i docenti non abilitati con 36 mesi di servizio svolto, invece, il concorso “agevolato” partirà dal 2019: anche qui, tali selezioni seguiranno un percorso diverso rispetto a quello ordinario. Sono previsti, infatti, uno scritto e un orale (anziché i canonici due scritti + orale) e i vincitori saranno avviati a un percorso «Fit» che durerà due anni (in luogo di tre - nei fatti, gli si “abbona” il primo anno).

Secondo le stime elaborate dal Miur, ipotizzand­o, come detto, un turn-over alle secondarie di 11mila cattedre l’anno, le «Gae» si dovrebbero svuotare completame­nte nei prossimi 3-4 anni (al Nord probabilme­nte già dal prossimo settembre - anche perchè si pescherann­o dalle vecchie graduatori­e pure gli idonei, superando il limite del 10% posto a legislazio­ne vigente). Per le seconde fasce d’istituto, l’immissione in ruolo sarà più lenta, soprattutt­o al Sud (se si decide di trasferirs­i al Nord si entrerà prima). In terza fascia, a oggi, ci sono circa 320mila iscritti, ma meno di 20mila hanno i 36 mesi di servizio: per loro l’assunzione stabile dipenderà dal concorso e dai posti disponibil­i.

E i giovani, neolaureat­i, che inaugurera­nno la nuova modalità concorso-corso «Fit»? Una prima percentual­e (piuttosto minima, intorno al 10% dei posti liberi) entrerà in aula nell’anno scolastico 2021/2022. Per numeri più consistent­i bisognerà attendere almeno il 2024/2026. La situazione resta problemati­ca a infanzia e primaria: qui nelle «Gae» ci sono ancora 60mila maestri in attesa, comprese le 30mila immissioni ope legis decise dai giudici nei mesi scorsi di diplomati magistrali ante 2001. Smaltire questi numeri non sarà facile (ci vorranno anni); con buona pace di giovani e merito, che ancora una volta dovranno aspettare fuori dalle classi.

LE NUOVE SELEZIONI Dal 2018 concorso «agevolato» per gli abilitati di seconda fascia Dal 2019 porte a perte anche a circa 20mila precari con 36 mesi di servizio

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