I «nuovi» docenti, in cattedra dal 2021
A settembre in ruolo precari storici e vincitori del concorso 2016 - Accesso alle prove: via l’inglese
Vecchie e costose abilitazioni, addio: dal prossimo anno debutta il nuovo sistema di reclutamento e formazione dei docenti delle secondarie. Tutti i laureati potranno partecipare alle prove: chi le supera accede a un percorso di tre anni, subito retribuito. Previste «scorciatoie» per i precari. I primi «nuovi docenti» in cattedra dal 2021
pA settembre saranno assunti, al 50% dei posti disponibili, gli ultimi vincitori del concorso 2016 e, al restante 50%, attingendo dalle Graduatorie a esaurimento (le «Gae», che la «Buona Scuola» - nonostante i roboanti annunci - non è riuscita ad esaurire, e dove sono inseriti ancora circa 5.900 precari delle medie, e quasi 13mila delle superiori).
Dal 2018, si cambia, come prevede il Dlgs su reclutamento e formazione iniziale nella scuola secondaria approvato venerdì dal governo su input della ministra Valeria Fedeli (a infanzia e primaria, l’attuale laurea, riformata nel 2008, è già di per se titolo per accedere all’insegnamento): saranno banditi, con cadenza biennale, nuovi concorsi per le cattedre libere (tra i requisiti d’ammissione sparisce la conoscenza dell’inglese; si testerà forse all’orale). Potranno parteciparvi tutti i laureati purchè abbiano conseguito almeno 24 crediti (Cfu) in settori formativi psicoantropo-pedagogici o nelle metodologie e tecniche didattiche.
I nuovi concorsi prevedono due scritti (tre per i posti di sostegno) e un orale. Vinta la selezione, si accede direttamente a un percorso teorico-pratico, subito retribuito, di durata triennale (denominato «Fit», formazione iniziale e tirocinio): il primo anno, svolto essenzialmente nelle università, è finalizzato al conseguimento del diploma di specializzazione all’insegnamento specifico per classe di concorso o per il sostegno; il secondo e terzo anno, si farà “esperienza sul campo” direttamente in classe (l’ultimo anno si percepirà uno stipendio pieno, e se si supera la valutazione finale scatta l’immissione in ruolo a tempo indeterminato).
Sempre dal 2018, poi, partirà una fase transitoria per tutelare gli abilitati non «Gae», ma delle seconde fasce di istituto (vale a dire, i possessori di abilitazione Tfa e Pas, principalmente - in tutto 62.500 persone - età media 35 anni) e i supplenti di terza fascia (non abilitati) con almeno 36 mesi di servizio alle spalle (stimati dal Miur in circa 20mila).
Per entrambe queste categorie di docenti, arriveranno selezioni “agevolate”: per gli abilitati di seconda fascia (ed eventualmente «Gae», nelle classi di concorso residue) si svolgerà una procedura “una tantum” che prevede una sola prova orale seguita, quando si verificherà la disponibilità dei posti, da un anno di servizio in classe con valutazione finale (in pratica, entreranno al terzo anno del «Fit»). Per i docenti non abilitati con 36 mesi di servizio svolto, invece, il concorso “agevolato” partirà dal 2019: anche qui, tali selezioni seguiranno un percorso diverso rispetto a quello ordinario. Sono previsti, infatti, uno scritto e un orale (anziché i canonici due scritti + orale) e i vincitori saranno avviati a un percorso «Fit» che durerà due anni (in luogo di tre - nei fatti, gli si “abbona” il primo anno).
Secondo le stime elaborate dal Miur, ipotizzando, come detto, un turn-over alle secondarie di 11mila cattedre l’anno, le «Gae» si dovrebbero svuotare completamente nei prossimi 3-4 anni (al Nord probabilmente già dal prossimo settembre - anche perchè si pescheranno dalle vecchie graduatorie pure gli idonei, superando il limite del 10% posto a legislazione vigente). Per le seconde fasce d’istituto, l’immissione in ruolo sarà più lenta, soprattutto al Sud (se si decide di trasferirsi al Nord si entrerà prima). In terza fascia, a oggi, ci sono circa 320mila iscritti, ma meno di 20mila hanno i 36 mesi di servizio: per loro l’assunzione stabile dipenderà dal concorso e dai posti disponibili.
E i giovani, neolaureati, che inaugureranno la nuova modalità concorso-corso «Fit»? Una prima percentuale (piuttosto minima, intorno al 10% dei posti liberi) entrerà in aula nell’anno scolastico 2021/2022. Per numeri più consistenti bisognerà attendere almeno il 2024/2026. La situazione resta problematica a infanzia e primaria: qui nelle «Gae» ci sono ancora 60mila maestri in attesa, comprese le 30mila immissioni ope legis decise dai giudici nei mesi scorsi di diplomati magistrali ante 2001. Smaltire questi numeri non sarà facile (ci vorranno anni); con buona pace di giovani e merito, che ancora una volta dovranno aspettare fuori dalle classi.
LE NUOVE SELEZIONI Dal 2018 concorso «agevolato» per gli abilitati di seconda fascia Dal 2019 porte a perte anche a circa 20mila precari con 36 mesi di servizio