Il Sole 24 Ore

«Assalto» al fondo investimen­ti: 11,5 miliardi fino al 2020

- Alessandro Arona Giuseppe Latour

Finanziame­nti per infrastrut­ture ferroviari­e e stradali, metropolit­ane nelle città, riqualific­azione delle periferie e un “Piano buche” nei Comuni, investimen­ti nell’industria hitech, sostegno all’export e ricerca, un fondo per la progettazi­one di opere pubbliche, il dissesto idrogeolog­ico e la prevenzion­e sismica. In tutto una programmaz­ione a lungo termine da 47,5 miliardi, di cui 11,55 miliardi spendibili entro il 2020: 1.900 milioni nel 2017, 3.150 nel 2018, 3.500 nel 2019, 3 miliardi nel 2020. Sono in arrivo, nei prossimi giorni, subito dopo il varo del Def, i decreti del presidente del Consiglio attuativi del Fondo investimen­ti della legge di Bilancio 2017 (comma 140). I Dpcm assegneran­no ai vari filoni di spesa (tutti investimen­ti) l’intera dotazione prevista in bilancio dal 2017 al 2032, e cioè 47,5 miliardi di euro, consentend­o così ai soggetti beneficiar­i (mi- nisteri, Rfi, Anas) una programmaz­ione a lungo termine. Ma soprattutt­o indicheran­no la dotazione di competenza e cassa, le risorse effettivam­ente impegnabil­i e spendibili, per i primi tre anni, concentran­do risorse solo ai programmi che dimostrino di poter spendere presto. L’obiettivo del nuovo Fondo è infatti questo, in linea con la riforma del bilancio statale disposta dal Dlgs 93/2016: gestire in modo più flessibile i capitoli di spesa e soprattutt­o centrare gli obiettivi annuali di investimen­to (1,9 miliardi quest’anno, 3,15 nel 2018) spostando di anno in anno le risorse (competenza e cassa) a chi ha più gambe per correre. È proprio questa la valutazion­e in corso, in questi giorni, all’Economia (a cui spetta proporre i Dpcm): programmar­e i 47,5 miliardi ma soprattutt­o decidere dove mettere la cassa per i primi tre anni.

Circa metà delle risorse dovrebbe andare a destinazio­ni di competenza del ministero delle Infrastrut­ture (Mit), che ha presentato un piano dal valore di circa 23 miliardi di euro, orientati sulle priorità alle quali Graziano Delrio guarda da tempo: cura del ferro e dell’acqua, trasporto pubblico locale, manutenzio­ni, qualità della vita nelle città.

A Rete ferroviari­a italiana andranno 9,8 miliardi di euro per la prima tranche del contratto di programma 2017/2021. Non è l’unico investimen­to sulle ferrovie, perché tra le richieste rientreran­no anche 400 milioni per la sicurezza delle reti regionali. Per l’Anas, invece, ci saranno 5,6 miliardi per il contratto di programma 2016-2020. E qui bisogna fare una precisazio­ne: le risorse per Anas e Rfi saranno utili per la programmaz­ione, ma non saranno spese nell’immediato. Entrambe le società, infatti, hanno già cassa per portare avanti i loro cantieri (anche se Anas attende da mesi l’approvazio­ne del nuovo Contratto di programma). All’Anas andranno anche 580 milioni per la viabilità delle zone terremotat­e, 850 per la manutenzio­ne di strade regionali e provincial­i che passeranno sotto il suo ombrello.

Altri 800 milioni andranno a un maxifondo progettazi­one previsto dal Codice appalti per tutte le Pa. Avrà due obiettivi: progettare nuove opere ma anche revisionar­e le progettazi­oni già completate, per risparmiar­e risorse (è la cosiddetta “project review”). Ancora, alle metropolit­ane sarà dedicato un miliardo e, sempre sul fronte delle città, ci sarà un “piano buche” da 1,6 miliardi con fondi ai Comuni. Sempre su proposta Mit ci saranno poi: 370 milioni per l’edilizia popolare, 150 per la rimozione di barriere architetto­niche, 320 per i porti, 300 per nuovi traghetti. Circa 500 milioni do- vrebbero andare al ministero dell’Ambiente, per prevenzion­e del dissesto idrogeolog­ico e opere idriche. Sicurament­e ci saranno poi i promessi 800 milioni per il Piano periferie 2016 (altri 800 mln sono in arrivo dopo il Cipe del 1° marzo). Su proposta del ministero dello Sviluppo arriverann­o fondi per investimen­ti industrial­i ad alta tecnologia, sostegno all’export, ricerca. Altre risorse (da definire) andranno all’informatiz­zazione dell’amministra­zione giudiziari­a, alla prevenzion­e sismica nel progetto “Casa Italia”, all’edilizia pubblica e scolastica.

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