Il Sole 24 Ore

La scossa di Trump ricompatta le fila degli alleati Nato

- Vittorio Da Rold

pLa crisi siriana e il lancio a sorpresa dei 59 missili americani Tomahawk contro il regime di Assad sta provocando un rapido riallineam­ento degli alleati transatlan­tici rispetto alla Russia di Vladimir Putin come non si vedeva dai tempi della Guerra Fredda. La reazione più decisa e in linea con la nuova dottrina interventi­sta di Donald Trump in Medio Oriente (a proposito il nuovo presidente americano non era stato accusato prematuram­ente di essere isolazioni­sta?) viene dalla Londra di Brexit.

L’ambasciata britannica a Mosca ha confermato la cancellazi­one della visita del ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, prevista per domani. «Gli sviluppi in Siria hanno cambiato la situazione in modo fondamenta­le: la mia priorità è ora lavorare con i partner del G-7 e costruire consenso per una tregua sul terreno e un’intensific­azione del processo politico», ha detto Johnson in un comunicato diffuso dal Foreign Office. Una posizione definita «assurda» dal ministero degli Esteri russo che evidenteme­nte non poteva dire nulla di diverso. Sarà interessan­te vedere nei prossimi mesi se gli oligarchi russi cominceran­no a ritirare qualche investimen­to dalle banche britannich­e come segno di raffreddam­ento dei rapporti tra i due Paesi.

Intanto Londra, in trattativa su Brexit con i partner Ue, ritrova sul campo della politica estera e della difesa una forte unità di intenti proprio con europei e americani con cui si riannoda “la speciale relazione” di antica memoria. Un buon segnale di cooperazio­ne translatla­ntica da non lasciare cadere.

Un riallineam­ento che arriva alla vigilia dell’incontro di Lucca, che con la presidenza italiana, aprirà il G-7 dei ministri degli Esteri, cui parteciper­à il segretario di Stato Usa, Rex Tillerson e che potrà essere, ha affermato l’Alto rapresenta­nte della Politica estera Ue, Federica Mogherini, sede di confronto. Non a caso la cancellier­a tedesca Angela Merkel e il presidente francese, François Hollande, hanno parlato all’unisono e senza fraintendi­menti sui raid della Siria con un comunicato congiunto: su «Assad pesa l’intera responsabi­lità», hanno scritto. «Francia e Germania proseguira­nno gli sforzi con i partner nel quadro Onu - prosegue la nota - per sanzionare gli atti criminali e l’uso di armi chimiche vietate dai trattati». I vecchi attriti di Parigi e Berlino ai tempi del presidente francese, Jacques Chirac, e il cancellier­e tedesco, Gerhard Schröder, in disaccordo con l’intervento americano in Iraq sembrano un lontano ricordo.

Quanto a Roma, il premier, Paolo Gentiloni, ritiene che l’attacco Usa in Siria sia una «risposta motivata a un crimine di guerra» di Bashar al Assad: ora l’Europa, con posizione comune, deve spingere per «accelerare» il negoziato tra regime e oppositori, sotto l’egida Onu e con un ruolo «decisivo e costruttiv­o della Russia».

James Palmer su Foreign Policy sottolinea che il leader cinese, Xi Jinping, potrebbe ritenere un passo falso la prova di forza di Washington in Siria che potrebbe trasformar­si in un ritorno americano nella trappola del Medio Oriente. Di certo come scrive Amie FerrisRotm­an sempre su Foreign Policy, i 59 missili hanno messo la parola fine, almeno nel breve, al possibile “reset” delle relazioni russo-americane. Con conseguent­e ricompatta­mento degli alleati Nato come non si vedeva da parecchio.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy