La scossa di Trump ricompatta le fila degli alleati Nato
pLa crisi siriana e il lancio a sorpresa dei 59 missili americani Tomahawk contro il regime di Assad sta provocando un rapido riallineamento degli alleati transatlantici rispetto alla Russia di Vladimir Putin come non si vedeva dai tempi della Guerra Fredda. La reazione più decisa e in linea con la nuova dottrina interventista di Donald Trump in Medio Oriente (a proposito il nuovo presidente americano non era stato accusato prematuramente di essere isolazionista?) viene dalla Londra di Brexit.
L’ambasciata britannica a Mosca ha confermato la cancellazione della visita del ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, prevista per domani. «Gli sviluppi in Siria hanno cambiato la situazione in modo fondamentale: la mia priorità è ora lavorare con i partner del G-7 e costruire consenso per una tregua sul terreno e un’intensificazione del processo politico», ha detto Johnson in un comunicato diffuso dal Foreign Office. Una posizione definita «assurda» dal ministero degli Esteri russo che evidentemente non poteva dire nulla di diverso. Sarà interessante vedere nei prossimi mesi se gli oligarchi russi cominceranno a ritirare qualche investimento dalle banche britanniche come segno di raffreddamento dei rapporti tra i due Paesi.
Intanto Londra, in trattativa su Brexit con i partner Ue, ritrova sul campo della politica estera e della difesa una forte unità di intenti proprio con europei e americani con cui si riannoda “la speciale relazione” di antica memoria. Un buon segnale di cooperazione translatlantica da non lasciare cadere.
Un riallineamento che arriva alla vigilia dell’incontro di Lucca, che con la presidenza italiana, aprirà il G-7 dei ministri degli Esteri, cui parteciperà il segretario di Stato Usa, Rex Tillerson e che potrà essere, ha affermato l’Alto rapresentante della Politica estera Ue, Federica Mogherini, sede di confronto. Non a caso la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese, François Hollande, hanno parlato all’unisono e senza fraintendimenti sui raid della Siria con un comunicato congiunto: su «Assad pesa l’intera responsabilità», hanno scritto. «Francia e Germania proseguiranno gli sforzi con i partner nel quadro Onu - prosegue la nota - per sanzionare gli atti criminali e l’uso di armi chimiche vietate dai trattati». I vecchi attriti di Parigi e Berlino ai tempi del presidente francese, Jacques Chirac, e il cancelliere tedesco, Gerhard Schröder, in disaccordo con l’intervento americano in Iraq sembrano un lontano ricordo.
Quanto a Roma, il premier, Paolo Gentiloni, ritiene che l’attacco Usa in Siria sia una «risposta motivata a un crimine di guerra» di Bashar al Assad: ora l’Europa, con posizione comune, deve spingere per «accelerare» il negoziato tra regime e oppositori, sotto l’egida Onu e con un ruolo «decisivo e costruttivo della Russia».
James Palmer su Foreign Policy sottolinea che il leader cinese, Xi Jinping, potrebbe ritenere un passo falso la prova di forza di Washington in Siria che potrebbe trasformarsi in un ritorno americano nella trappola del Medio Oriente. Di certo come scrive Amie FerrisRotman sempre su Foreign Policy, i 59 missili hanno messo la parola fine, almeno nel breve, al possibile “reset” delle relazioni russo-americane. Con conseguente ricompattamento degli alleati Nato come non si vedeva da parecchio.