BancoBpm, fondazioni e grandi imprenditori per il «nocciolo» dell’8%
La creazione di un nocciolo duro non è affatto un’ossessione per BancoBpm, assicura il presidente Carlo Fratta Pasini. Ciò non toglie che - come in tutte le ex popolari - anche tra Verona e Milano si lavori alla costituzione di un gruppo stabile di «compagni di strada», un nucleo che a regime potrebbe arrivare al 7-8% del capitale composto essenzialmente da Fondazioni e grandi imprenditori.
A tre mesi dalle nozze il cantiere è solo all’inizio, ma ieri in assemblea a Novara, dove erano presenti circa mille soci, se n’è avuta una prima rappresentazione: il primo socio è un istituzionale puro, Norges Bank con il 3,1%, ma in assemblea si è presentata, di persona o per delega, una nutrita pattuglia di grandi imprenditori - dai Veronesi di Calzedonia a Brunello Cucinelli, da Farinetti di Eataly ai Ponti dell’aceto o ai Loro Piana che a Novara sono di casa - e Fondazioni. Tra queste ultime, continua a spiccare CariLucca con il suo 2,2%, ma ieri c’era anche CariVerona con lo 0,41 più le deleghe di Modena e Carpi per uno 0,13% in più, Alessandria con circa lo 0,3%; poi c’è il dialogo sempre aperto con Unipol, in passato accreditata del 2%, e CrTorino.
Come si diceva, si punta al 7-8% in capo a un mix famigliefondazioni analogo a quello di Ubi (dove però è il risultato di una storia diversa), e proprio come nella banca guidata da Victor Massiah anche in BancoBpm non si disdegnerebbe un patto che ne formalizzi peso e funzionamento. In parallelo, il ceo Giuseppe Castagna lavorerà per fidelizzare qualche interlocutore anche sul fronte dei fondi: le trattative partiranno dopo la presentazione dei conti del primo trimestre, «che ha confermato il trend che ci aspettavamo», e saranno volte a «valutare se ci sono disponibilità da parte di investitori istituzionali», ha detto ieri Castagna. Non c’è alternativa, d’altronde: oggi il 70% di BancoBpm è in mano al mercato (oltre a Norges ieri c’erano BlackRock, Axa, Vanguard, Standard life, State Street), ieri del 36% che si è presentato a Novara il 25% era dei fondi. «Siamo orgogliosi di questo azionariato - ha detto ieri il ceo - composto da una componente di mercato e da un’eredità positiva di azionisti locali, possiamo soddisfare tutti con una creazione di valore sostenibile nel medio-lungo periodo».
Scontata, e plebiscitaria, l’approvazione del primo bilancio consolidato unico. Il 99,96% del capitale presente ha avallato i conti del 2016, di fatto un pro-forma visto che l’anno passato è stato l’ultimo vissuto separatamente da Bpm e dal Banco Popolare. Neanche sei mesi fa si decidevano le sorti delle due banche con le nozze molto più gradite a Verona che a Milano, dove il 15 ottobre alla Fiera di Rho venivano approvate per un soffio. Sembra passato un secolo, invece: la fotografia della nuova fase si aveva ieri intorno al tendone dell’assemblea - molti Suv e nessun pullman; non si è fatto vivo nessuno dei segretari sindacali solitamente di casa alle assemblee della Milano - e neanche tra i sindaci, presenza fissa alle assise del Banco, qualcuno ha ritenuto di battere un colpo tranne quello di Novara, Alessandro Canelli. Più che del passato si è parlato del futuro, più dei conti 2016 formalmente chiusi in rosso per 1,6 miliardi (1,7 miliardi di perdite del Banco più i 70 milioni di utili Bpm) si è ragionato sui segnali incoraggianti del primo trimestre, sulle prospettive per il titolo (+11,7% nell’ultimo mese) in carico a molti piccoli soci su valori molto più alti di quelli attuali, sull’inevitabile riassetto dell’azionariato.
Prossime tappe, come da piano industriale. Con il capitolo Npl in primo piano: «Stiamo finalizzando in questi giorni una cessione importante da 700 milioni ed entro il primo semestre dell’anno arriveremo ad aver realizzato il 30% dell’obiettivo » , ha confermato ieri Castagna. Sul fronte del capitale, è stato ribadito il fatto che eventuali ulteriori aumenti sono esclusi perché, anche in caso di necessità, « abbiamo in casa una serie di manovre su nostre società prodotto che consentiranno di liberare risorse e rafforzare il nostro Cet1». La quota in Anima e tutta Gestielle sono candidate naturali, ma al momento non c’è nulla in agenda, ha detto ieri ill ma manager.