Aggregazioni più lontane, Creval cerca la redditività
È in secondo piano, negli intenti dei vertici del Credito Valtellinese, l’aggregazione rapida che il mercato aveva immaginato al momento della nomina degli advisor (Mediobanca ed Equita Sim).
Nessuno, nella prima assemblea in versione Spa, ha voluto sapere o riferire delle prospettive di fusione con altri gruppi. Solo a margine dell’assise dei soci, il presidente Miro Fiordi ha ricordato che, in questo momento, Credito Valtellinese e Popolare di Sondrio hanno due modelli societari diversi. Fra la neo-Spa e la cooperativa salva- ta in extremis da un intervento sospensivo del Consiglio di Stato (in attesa di un pronunciamento definitivo della Consulta) c’è ancora meno spazio per un accordo che era già sembrato difficile in passato.
L’altra grande candidata è Bper, più volte esplicita nel manifestare interesse per le banche valtellinesi, che è alle prese con la costituzione di un assetto di governance che possa assicurare una conduzione stabile nei prossimi anni.
Ma di quel nocciolo di imprenditori, ben presenti nell’azionariato dell’Emilia, nella compagine del Valtellinese non vi è grande traccia. Storicamente la compagine è frammentata in piccole e piccolissimi quote.
Nell’azionariato sono entrati alcuni investitori istituzionali (al Polo fieristico di Morbegno erano circa mille i soci presenti o in delega, per il 15% complessivo del capitale) che al momento - anche in assenza di rinnovi in cda - hanno osserva- to i lavori, non così diversi nello svolgimento dalle precedenti riunioni della banca cooperativa. Con le proteste dei piccoli azionisti per l’assenza di utili e dividendi, per le remunerazioni degli amministratori e i faticosi risultati economici.
Critiche in parte accolte da Fiordi («Certamente sono stati commessi alcuni errori») e in larga parte respinte. «Non accettiamo il fango delle lettere anonime, delle accuse di avere dato credito agli amici degli amici e addirittura di avere dato finanziamenti in cambio di sottoscrizione di azioni». Non ci sono stati piani di finanziamento finalizzati ad aumenti di capitale - ha assicurato il presidente - e da una verifica fatta sugli ultimi dieci anni solo una piccolissima parte dei finanziamenti (circa 8 milioni) potrebbe essere stata usata - in teoria - dal cliente per acquisto di azioni.
Per questo amministratori e management sono impegnati nel tentativo di voltare pagina, in un recupero di redditività , secondo un piano già presentato al mercato, che punta alla cessione di Npl, al mantenimento di adeguati livelli patrimoniali, alla riduzione dei costi (compresa la chiusura di 40 filiali) e quel rilancio che, nelle intenzioni, dovrebbe essere favorito da un modello di banca più leggero con una forte spinta alla digitalizzazione delle attività.
Nella parte patrimoniale, dopo l’ok sull’ultima verifica Srep di Bankitalia, l’idea è di mantenere fin da subito il passo con le nuove esigenze patrimoniali. «Tutto quello che stiamo facendo è frutto di un serrato confronto con la Vigilanza» ha precisato Fiordi.
Dopo ben 333 milioni di perdite 2016, il recupero della marginalità - ha spiegato il direttore generale, Mauro Selvetti - è indispensabile e potrà essere favorita anche dal rialzo dei tassi. E da quel rallentamento delle nuove sofferenze che l’intero sistema sta osservando nei dati mensili.
GOVERNANCE Per ora nessun nocciolo di imprenditori locali. Fiordi: «La Popolare Sondrio è ancora cooperativa, Un accordo non è possibile»