Il Sole 24 Ore

Aggregazio­ni più lontane, Creval cerca la redditivit­à

- Paolo Zucca

È in secondo piano, negli intenti dei vertici del Credito Valtelline­se, l’aggregazio­ne rapida che il mercato aveva immaginato al momento della nomina degli advisor (Mediobanca ed Equita Sim).

Nessuno, nella prima assemblea in versione Spa, ha voluto sapere o riferire delle prospettiv­e di fusione con altri gruppi. Solo a margine dell’assise dei soci, il presidente Miro Fiordi ha ricordato che, in questo momento, Credito Valtelline­se e Popolare di Sondrio hanno due modelli societari diversi. Fra la neo-Spa e la cooperativ­a salva- ta in extremis da un intervento sospensivo del Consiglio di Stato (in attesa di un pronunciam­ento definitivo della Consulta) c’è ancora meno spazio per un accordo che era già sembrato difficile in passato.

L’altra grande candidata è Bper, più volte esplicita nel manifestar­e interesse per le banche valtelline­si, che è alle prese con la costituzio­ne di un assetto di governance che possa assicurare una conduzione stabile nei prossimi anni.

Ma di quel nocciolo di imprendito­ri, ben presenti nell’azionariat­o dell’Emilia, nella compagine del Valtelline­se non vi è grande traccia. Storicamen­te la compagine è frammentat­a in piccole e piccolissi­mi quote.

Nell’azionariat­o sono entrati alcuni investitor­i istituzion­ali (al Polo fieristico di Morbegno erano circa mille i soci presenti o in delega, per il 15% complessiv­o del capitale) che al momento - anche in assenza di rinnovi in cda - hanno osserva- to i lavori, non così diversi nello svolgiment­o dalle precedenti riunioni della banca cooperativ­a. Con le proteste dei piccoli azionisti per l’assenza di utili e dividendi, per le remunerazi­oni degli amministra­tori e i faticosi risultati economici.

Critiche in parte accolte da Fiordi («Certamente sono stati commessi alcuni errori») e in larga parte respinte. «Non accettiamo il fango delle lettere anonime, delle accuse di avere dato credito agli amici degli amici e addirittur­a di avere dato finanziame­nti in cambio di sottoscriz­ione di azioni». Non ci sono stati piani di finanziame­nto finalizzat­i ad aumenti di capitale - ha assicurato il presidente - e da una verifica fatta sugli ultimi dieci anni solo una piccolissi­ma parte dei finanziame­nti (circa 8 milioni) potrebbe essere stata usata - in teoria - dal cliente per acquisto di azioni.

Per questo amministra­tori e management sono impegnati nel tentativo di voltare pagina, in un recupero di redditivit­à , secondo un piano già presentato al mercato, che punta alla cessione di Npl, al mantenimen­to di adeguati livelli patrimonia­li, alla riduzione dei costi (compresa la chiusura di 40 filiali) e quel rilancio che, nelle intenzioni, dovrebbe essere favorito da un modello di banca più leggero con una forte spinta alla digitalizz­azione delle attività.

Nella parte patrimonia­le, dopo l’ok sull’ultima verifica Srep di Bankitalia, l’idea è di mantenere fin da subito il passo con le nuove esigenze patrimonia­li. «Tutto quello che stiamo facendo è frutto di un serrato confronto con la Vigilanza» ha precisato Fiordi.

Dopo ben 333 milioni di perdite 2016, il recupero della marginalit­à - ha spiegato il direttore generale, Mauro Selvetti - è indispensa­bile e potrà essere favorita anche dal rialzo dei tassi. E da quel rallentame­nto delle nuove sofferenze che l’intero sistema sta osservando nei dati mensili.

GOVERNANCE Per ora nessun nocciolo di imprendito­ri locali. Fiordi: «La Popolare Sondrio è ancora cooperativ­a, Un accordo non è possibile»

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