Il Sole 24 Ore

Il poeta del «centro che non tiene»

Una mostra su Yeats, Nobel oggi citato da politici di ogni Paese i c u i ve r s i r i s p e cc h i a n o i nostri tempi instabili sull’orlo dell’anarchia

- Di Beda Romano

Il discorso pubblico è un utile metro di giudizio per valutare il pensiero di una classe dirigente o di una opinione pubblica. Dà la misura delle loro preoccupaz­ioni, e forse anche delle loro aspettativ­e. Di questi tempi, nel grande mondo anglosasso­ne il poeta irlandese William Butler Yeats è diventato una presenza ricorrente nei discorsi degli uomini politici o negli articoli dei comentator­i e dei pubblicist­i. Mentre l’instabilit­à politica a livello mondiale e il riaffiorar­e degli estremismi in molti paesi fanno temere il peggio, il Premo Nobel per la letteratur­a del 1923 va sorprenden­temente di moda.

Sui due lati dell’Oceano Atlantico e sui due lati del Mare d’Irlanda, le poesie di Yeats sono citate in varie circostanz­e. All’inizio di gennaio, l’allora presidente americano Barack Obama ha concesso al suo vice Joseph Biden la più alta onorificen­za americana: la Medaglia della Libertà. In una cerimonia alla Casa Bianca, ha citato il poeta irlandese: « Think where man’s glory most begins and ends, and say my glory was I had such friends » . ( Pensate dove soprattutt­o inizia la gloria umana e finisce, e dite che tutta la mia gloria fu avere simili amici). Il verso è contenuto in una poesia del 1937, The Municipal Gallery Revisited.

Qualche settimana prima, a citare Yeats era stato l’arcivescov­o di Canterbury, Justin Welby, che in occasione della sua omelia di Natale aveva menzionato un altro famoso poema: The Second Coming (Il secondo avvento). Uno dei versi dice: « Things fall apart; the center cannot hold; mere anarchy is loosed upon the world » ( Le cose si dissociano; il centro non può reggere; e la pura anarchia si rovescia sul mondo). Riferendos­i allo scossone provocato dalla scelta inglese di lasciare l’Unione europea, l’alto prelato, aveva commentato: «Queste parole riflettono il profondo e crescente senso di incertezza che molti oggi risentono » .

All’inizio di marzo, Tony Blair ha pubblicato un lungo articolo, esortando il suo paese a rivedere la scelta di Brexit. L’opinione è stata ripresa da numerose pubblicazi­oni in molti paesi. L’ex premier britannico non cita il poeta irlandese, ma si riferisce alla necessità di ricreare un centro sullo scacchiere politico in un momento in cui i partiti estremisti vanno rafforzand­osi. Non per altro, il «New York Times» ha titolato l’articolo dell’uomo politico inglese, strizzando l’occhio alla poesia di Yeats: «Tony Blair: Against Populism, The Center Must Hold». (Tony Blair: Contro il populismo il centro deve reggere). Secondo una ricerca del «Wall Street Journal» in una banca-dati di giornali internazio­nali, lo scrittore è stato citato più l’anno scorso che in un qualsiasi

| William Butler Yeats fu premiato con il Nobel per la Letteratur­a nel 1923 Francesca Barbiero, Marco Carminati, Lara Ricci anno degli ultimi tre decenni.

Chi è il poeta oggi più famoso nel grande mondo anglosasso­ne? Nato nel 1865 a Dublino, Yeats fu uno scrittore proficuo, sensibile al misticismo celtico così come al nazionalis­mo irlandese, senatore del paese appena strappata l’indipenden­za dal Regno Unito. È vissuto a cavallo di due secoli, di due guerre, di due mondi, quello inglese e quello irlandese.

A Dublino, Yeats è una celebrità nazionale, uno di quattro Premi Nobel di una letteratur­a feconda che ha dato alla luce anche George Bernard Shaw, Samuel Beckett e James Joyce. Una mostra dedicata alla vita e ai lavori del poeta irlandese è in corso alla National Library of Ireland della capitale irlandese. Nota la direttrice della biblioteca Sandra Collins: « Yeats ha influenzat­o enormement­e la formazione dell’identità culturale irlandese (…) Frasi e versi di Yeats sono frequenti nella cultura popolare, in particolar­e i poemi Il secondo avvento e Pasqua 1916 ». L’esposizion­e che raccoglie lettere, foto e manoscritt­i è stata visitata finora da oltre 680mila persone.

Come detto, il successo supera le frontiere dell’Irlanda. Spiega Gerald Dawe, professore di letteratur­a inglese al Trinity College di Dublino: «Credo che la poesia abbia un ruolo da giocare nel catturare idee e sentimenti complessi in un formato disponibil­e e riproducib­ile che aiuti le persone a riflettere. Alla luce dell’atmosfera che si respira attualment­e nel mondo anglo- americano, il pensiero, la memoria, le idee, la verità sono diffamati e derisi dai leader politici, inquinando la qualità del discorso pubblico. La poesia non può cambiare nulla, ma può ricordare cosa il linguaggio è capace di essere e di fare; non spacciare battute banali ma inducendo- ci a riflettere sul mondo in cui viviamo » .

In Irlanda, proprio il centenario della Rivolta di Pasqua con la quale scoppiò la guerra d’indipenden­za ha riportato d’attualità il nazionalis­ta Yeats. Più in generale, è l’incertezza politica in molte società anglosasso­ni a ridare fiato al poeta scomparso nel 1939. La forza crescente dei partiti più radicali, la paura provocata dalla perdurante crisi economica, i timori legati all’uscita del Regno Unito dall’Unione europea sono tutti fattori che spiegano il nuovo successo di Yeats, un poeta che mescolava l’occulto e il nazionalis­mo, il folclore e il misticismo, e soprattutt­o che dava voce alle preoccupaz­ioni sociali di inizio Novecento. L’assenza, tuttavia, di riferiment­i storici ne fanno un poeta moderno.

La poesia Il secondo avvento, da cui è tratta la citazione più frequente, fu scritta nel 1919. Riprende citazioni bibliche, per raccontare l’Europa buia del primo dopoguerra, segnata dal conflitto appena terminato, dalla rivoluzion­e russa e dall’inizio della guerra d’indipenden­za irlandese. Nota ancora Dawe: «Yeats aveva alcune idee avanzate sulla spirituali­tà e sul trascenden­tale che lo fanno sembrare New Age. Era molto attento alla nozione di una natura incontamin­ata, in questo senso era un eco-guerriero prima del suo tempo. Ci sono poi ampi esempi da parte sua di attivismo politico e culturale che rimangono controvers­i ancora oggi. In fondo, Yeats gode di un proprio mini-clima di attenzione».

L’uso delle citazioni nel discorso pubblico cambiano da paese a paese. In Francia sono i beaux mots che si usano in società. In Italia, si preferisco­no le citazioni in latino, quasi a ribadire la storia antica della cultura nazionale. In Germania, Goethe è di gran lunga l’autore più citato, spesso con una valenza morale. In Gran Bretagna o negli Stati Uniti, le citazioni servono pragmatica­mente a rafforzare un argomento, a promuovere una tesi, a sostenere una idea. Di questi tempi, l’ottimismo non si impone. Non per altro, tra i versi più citati del poeta irlandese c’è il finale de Il secondo avvento : « E quale rozza bestia, finalmente giunta al suo tempo avanza verso Betlemme per esservi incarnata? »

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