Il Sole 24 Ore

Il martello dei fanatici

- di David Bidussa

«Cominciamo a sfatare un luogo comune sciocco e falso, quello per cui tutte le opinioni vanno rispettate. Ecco: no, neanche per idea. Tutte le persone vanno rispettate, questo sì, quali che siano le loro opinioni».

Così Fernando Savater nelle ultime pagine di questo suo libro. Lo scopo è rimettere Voltaire al centro dell’attenzione pubblica, superando l’immagine canonizzat­a che lo caratteriz­za. Il Voltaire di tutti è quello che dichiara «non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire». Voltaire non l’ha mai detto, né scritto. Ha invece ironizzato sul fanatismo perché la sua forza e il suo successo lo inquietava­no assai. Tanto da chiedersi (e a chiedere in una lettera a D’Alembert, il condiretto­re dell’Encycl opédie, nel giugno 1766): «Per quale fatalità è accaduto che dei fanatici abbiano potuto fondare sette di folli e che tanti spiriti superiori riescano a malapena a fondare una piccola scuola della ragione?».

L’operazione di Savater dunque consiste nel fare in modo che Voltaire torni ad essere presente nel nostro sapere diffuso per ciò che ha detto. Il tema è il fanatismo, una questione quanto mai attuale. Voltaire. Contro i fanatici è diviso in tre parti: una parte – quella centrale – che presenta un «dizionario Voltaire».

Savater propone piccoli passi da molte sue opere (ma soprattutt­o dal Saggio sui costumi, un libro che in Italia non ha mai avuto molta diffusione - dal suo ricco epistolari­o, dalle sue Memorie (Selle- rio), dal Dizionario filosofico, Einaudi) e compone un lemmario quanto mai interessan­te: sia nelle parole che maggiormen­te hanno connession­e con il fanatismo (ateismo, chiesa, dio, ebrei, indipenden­za, i nquisizion­e, i ntolleranz­a, invidia, orgoglio, patibolo, superstizi­oni), sia nelle parole che in qualche modo si presentano come antidoto (amor proprio, cittadino del mondo, Locke, ridere, saggi, umanità, virtù).

Del primo gruppo la parola da tenere a mente è orgoglio: condizione, scrive Voltaire, che «rivela gli spiriti, forzandoli a pensare come noi». Orgoglio dunque non è avere un’immagine di sé. È pretendere che la propria immagine sia quella valida per tutti. È il paradigma che secondo Voltaire sta alla base del trionfo del monoteismo, parola che Savater non include nel suo «dizionario Voltaire», ma che è centrale tanto allora come nel no- stro tempo. Monoteismo non riguarda l’unicità di Dio, riguarda la convinzion­e che non si possa pensare se non in un modo solo (un tema su cui giustament­e ha richiamato l’attenzione Maurizio Bettin nel suo Elogio del politeismo, testo che andrebbe letto insieme a questo di Savater).

Del secondo gruppo, il lemma “Saggi”, laddove Voltaire scrive che quelli veri sono i perseguita­ti, «perché - scrive - la nostra miserabile specie è così fatta che quelli che camminano sulle vie battute gettan sassi a quelli che insegnano le strade nuove» .

Una seconda parte è data da quattro esercizi intorno a coloro che prendono sul serio le religioni e dunque le trasforman­o in «crociate contro lo humour». Essenziale l’esercizio dal titolo L’hobby di uccidere, laddove Savater coglie nel fanatismo non solo un modo di manifestar­e il credo religioso oggi, ma un modo di rappresent­are la propria convinzion­e (religiosa, politica, culturale) e predispors­i a difenderla. «Nessuno è più pericoloso – scrive Savater – di colui che ha deciso di difendere con le armi la parte della ragione».

Una terza parte, infine, che in realtà è quella che apre il libro, che è un vero Elogio di Voltaire, proposto da Savater come «il primo intellettu­ale moderno». Un intellettu­ale che mette insieme molti elementi secondo l’autore: una fede razionale; una visione della storia; un’attenzione costante ai suoi lettori; una qualità di scrittura media - non sistematic­a come quella di D’Alembert, né affascinan­te come quella di Rousseau - concreta, colloquial­e; la consapevol­ezza di avere un pubblico, magari di minoranza, ma composto di lettori appassiona­ti e desiderosi di riflettere.

Insomma il ritratto di un “filosofo militante” che combatteva i pregiudizi e difendeva un senso comune, fiducioso ma senza abbandonar­si all’ottimismo.

Un ritratto dell’inquietudi­ne del nostro tempo, di una funzione intellettu­ale, soprattutt­o di un modo di essere intellettu­ale di cui abbiamo grande bisogno.

Fernando Savater, Voltaire. Contro i fanatici, traduzione dallo spagnolo di Andrea De Benedetti, Laterza, Roma-Bari, pagg. X-132, € 16

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