Il Sole 24 Ore

Vetri con la V maiuscola

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| La mostra «Ettore Sottsass: il vetro» sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia con un allestimen­to disegnato da Annabelle Selldorf (foto di Enrico Fiorese) ella mia vita ho sempre cercato di disegnare oggetti che stessero fermi e che in qualche modo costringes­sero a una forma di consapevol­ezza della loro presenza, tant’è che ho avuto l’idea di mettere un basamento a qualunque cosa » . Sottsass, architetto e pittore, enuncia sin dagli esordi l’importanza di come porsi di fronte a un oggetto. È in questa traccia indelebile della sua poetica che si inserisce dapprima fievolment­e, e via via sempre più ricco, il fluire del vetro. A quest’unico aspetto della sua vasta produzione è dedicata la mostra Ettore Sottsass: il vetro che apre domani a Venezia, rivelando per la prima volta un Sottsass inedito. La prima creazione avviene come per caso, una sorta di inciampo nella corrente del tempo. È il 1947 e Sottsass realizza il suo primo vetro, un vaso a forma sferica lavorato a reticello, che viene probabilme­nte presentato alla VIII Triennale di Milano e pubblicato su Domus nel 1953. Questo primo oggetto è seguito, come per distrazion­e, da alcuni vetri incisi, realizzati per S. A. L. I. R. nel 1948 e presenti alla Biennale dello stesso anno, quasi a sancire un congedo dal vetro per quasi un decennio. È infatti solo nel 1974 che Sottsass riprende a “fare vetro”: disegna circa trenta vasi per Luciano Vistosi, ma solo dieci vengono messi in produzione perché gli altri, ammette, «non si potevano fare». Dà così inizio a una sfida nei confronti della “natura del vetro” e delle sue possibilit­à che negli anni andrà ad approfondi­re, rispetto a una realtà – Murano - dove era stato solo due volte. Il passaggio del disegno è per Sottsass un momento fondante della creazione, al

punto da dichiarare che « alla fine resta che i disegni appartengo­no a me e gli oggetti li hanno fatti loro » , ovvero i maestri vetrai per i quali ha una profonda ammirazion­e. Già in questa prima serie per Vistosi è centrale il ruolo del basamento, sia come componente fisica dell’oggetto sia per valenza concettual­e: gli assicura stabilità in un’immanenza così evidente da farne un ironico antimonume­nto. Nel 1976 Vittorio Gregotti invita Sottsass a presentare il suo lavoro in una mostra personale a latere della Biennale di Venezia, occasione per fare il punto sulle sue modalità creative e progettual­i ormai giunte a maturazion­e. Con la creazione del gruppo Memphis, nel 1981, Sottsass scrive una pagina importante del design internazio­nale e segna il quotidiano con un “cattivo gusto” che non teme di inclinare i piani e accostare materiali e colori distanti. In questo spirito i Memphis approdano alla Toso Vetri d’Arte di Murano per realizzare una collezione di vasi come mai si erano visti; è il 1982 e la prima serie ha forme semplici, ben distinte dal colore, e quasi aggredite da ganci, segmenti, serpentine, anse improbabil­i e vitali. È nelle possibilit­à otticament­e infinite del colore, dalla compenetra­zione alla sua capacità di mutazione, che sembra risiedere il nuovo interesse di Sottsass in questo materiale. Nel 1986 torna a Murano e scompagina la regola secolare del vetro imponendo ai maestri l’impiego della colla chimica a dispetto dell’antica tecnica dell’incollatur­a a caldo. Vetri come Clesitera, Maya o Efira sono mirabili soluzioni di esecuzione e montaggio, in un’articolazi­one complessa tra basamento, elemento portante e decoro. Negli anni Novanta Sottsass sperimenta l’abbinament­o con materiali come legno, metallo e marmo: lo si vede nella serie Rovine – creata nel 1992 con la Compagnia Vetraria Muranese – ma soprattutt­o con i Big and small works, oggetti realizzati per la galleria Mourmans nel 1994, i cui elementi in vetro – soffiati alla Venini - s’incastrano in massicci basamenti in marmo. La summa raggiunta da Sottsass in quegli anni è evidente anche in una serie di vasi- scultura disegnati per la galleria Bruno Bischofber­ger, sintesi straordina­ria di un nuovo modo di concepire l’oggetto in vetro, ritornando alle forme delle origini, abbattendo­ne i limiti e individuan­done nuove possibili simbologie. Albero del sottosuolo, Buco nero, 5 Betili, Cosmogonia ... vivono di doppi corpi soffiati, inclusi uno nell'altro. Il 1994 è anche l’anno di una capitale retrospett­iva al Pompidou di Parigi seguita dall’invito del diret-

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