Il Sole 24 Ore

Trasparenz­e colorate sull’Isola di S.Giorgio

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« Le Stanze del Vetro » - il progetto di Fondazione Giorgio Cini onlus e Pentagram Stiftung per la valorizzaz­ione dello studio e della cultura del vetro nel Novecento - celebra quest’anno la produzione vetraria di Ettore Sottsass ( 1917- 2007), nel centenario della nascita del maestro. La mostra Ettore Sottsass: il vetro - a cura di Luca Massimo Barbero e aperta da domani fino al 30 luglio sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia - presenta oltre 200 pezzi in gran parte provenient­i dalla collezione di Ernest Mourmans e molti in parte mai esposti al pubblico, ordinati secondo un allestimen­to innovativo disegnato da Annabelle Selldorf. Si tratta di una novità assoluta: è la prima volta che viene realizzata una mostra interament­e dedicata alla produzione dell’architetto italiano nel campo dei vetri e dei cristalli. E per l’occasione viene pubblicato anche il primo compendio delle le sue opere in vetro, edito da Skira. Ettore Sottsass, pittore per inclinazio­ne ma consigliat­o agli studi d’architettu­ra dal padre, si trasferì a Milano nel 1946 dove collaborò con la Triennale, occupandos­i degli allestimen­ti della sezione dell’artigianat­o. È in quest’occasione che ha le prime esperienze con il vetro (il primo oggetto è del 1947), materiale che continua poi a utilizzare nell’arco di tutta la sua vita artistica, portandolo a collaborar­e con le più importanti vetrerie dell’epoca: Vistosi, Toso Vetri d’Arte, Cenedese, Venini - solo per citarne alcune - e di cui la mostra Ettore Sottsass: il vetro vuole dare testimonia­nza ripercorre­ndone le varie tappe tra il 1947 e il 2007.

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tore della Manufactur­e nationale de Sèvres a misurarsi con la ceramica, materiale amato da Sottsass che per la prima volta qui abbina al vetro muranese. Ripropone la stessa soluzione in una serie di vasi, disegnati nel 2000 a Filicudi, ma realizzati per il marchio SHORT STORIES solo tre anni più tardi. L’intenzione di Sottsass di « fare vetro con la V maiuscola» prende letteralme­nte forma nei vasi creati al CIRVA a Marsiglia: il centro sperimenta­le del vetro francese lo accoglie nel 1999 per realizzare oggetti distanti dal mercato, come la serie dei Lingam e degli Xiangzheng in cui contenitor­e e contenuto coincidono con un gioco di penetrazio­ni e decorazion­i esterne, incollate a caldo o appese con filo metallico. Un equilibrio instabile e una propension­e al “gigantismo” che presenta anche il Vaso anneaux, costituito da venti dischi tubolari in vetro - soffiato alla Cenedese a Murano – inanellati su un cilindro in metallo per un’altezza totale di oltre novanta centimetri. Sottsass si appoggia alla stessa vetreria anche per l’imponente incarico della Millennium House di Doha: una sontuosa villa immaginata dello sceicco Saoud Al-Thani come una dimora dell’arte; un progetto di Arata Isozaki che prevedeva la partecipaz­ione di Achille Castiglion­i per la palestra, David Hockney per la piscina e Ron Arad per l’area living. A Sottsass il compito di risolvere lo spazio della living room con ventidue sculture di vetro dalle forme inattese, dagli elementi inclinati, quando non sospesi, in una foresta cromatica nella quale ogni scultura – fissata a saldi basamenti in marmo – diviene presenza. Come sono presenze, misteriose quanto ironiche, le Kachina, sculture disegnate nel 2004 e realizzate due anni più tardi di nuovo al CIRVA: ispirato dalle omonime bambole votive appartenen­ti alla cultura degli indiani d’America, Sottsass crea venti idoli pagani, feticci di vetro – con talvolta dei dettagli in corian – dall’immediata sensoriali­tà. Nell’ultima serie, i New works ( 2006), Sottsass sembra riassumere il suo percorso nel vetro: la vivacità cromatica, la penetrazio­ne delle forme, l’equilibris­mo degli elementi decorativi appesi con corde e fili metallici lasciati volutament­e in esubero... complesse sculture dunque, o meglio, come egli stesso dichiara, « un misto che non si capisce bene… la situazione è ambigua » . Senza trascurare il fatto che, «il vetro però è una bella materia, è affascinan­te e misterioso, nei colori, nelle possibilit­à di sovrapposi­zione... ti vien voglia di fare ancora vetri » .

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