Stabat Mater a Teheran
di futuristi e presto esaurito; e poi i ripescaggi di riviste, tra tutte «Il Selvaggio» di Maccari. Oggi le edizioni Spes (qualcosa trovate in antiquariato) sono celebrate da una mostra, più che mai opportuna («Quarant’anni di edizione scelte. In ricordo di Paola Barocchi» organizzata dalla Fondazione Memofonte nella sua sede, in Lungarno Guicciardini, fino al 14 aprile, su appuntamento: tel. 055.2776440 o info@memofonte.it). La mostra offre un’esemplificazione della produzione editoriale, accompagnata da quanto ritrovato nell’archivio-officina della casa editrice: matrici metalliche, cianografiche, menabò, repertori di carte e motivi ornamentali, ma anche una preziosa rassegna stampa che mette in evidenza quell’insolito (e davvero sempre più raro) connubio fra un solido programma culturale e una raffinata cura artigiana per la stampa (avete in mente altri esempi?). «Abbiamo lavorato con amorosa cura», diceva la Barocchi parlando della riedizione del «Selvaggio» in 5 volumi. E aggiungeva: «Si è avuta la fortuna di trovare un tipografo artigiano capace di ritentare l’opera con i metodi antichi». Costavano, quei libri, sì, e la Barocchi un po’ se ne dispiaceva, ma «non c’era scelta, se si voleva rispettare le qualità pittoriche del giornale. Abbiamo la soddisfazione di avere riofferto una cosa perduta...». Spiluccando dal catalogo, ecco la riproduzione della Istoria delle Pietre di Agostino del Riccio (data della riedizione, 1977), conservata manoscritta nella Riccardiana, la già citata Bichierografia di Giovanni Maggi (1977), i disegni «per lampadi e candelabri» di Giovanni Giardini (1978), il settecentesco Magazzino di Mobilia (1981), ma anche una serie di preziosi volumi dedicati ai gioielli, come le storie illustrate della gioielleria di Vever (1975) e di Fontenay (1986). E poi i contributi di Haskell, la collana sul Bargello: un “fior da fiore” da sogno. Perché una casa editrice così a volte la si sogna e basta. Ma, per fortuna, qualcuno, ogni tanto, la realizza: e noi quasi non ce ne capacitiamo, ammirandola a occhi ben aperti e avvertendone la grandezza.