La partita coperta sul futuro dell’Europa
Negli ultimi giorni, il ministero delle Finanze di Berlino ha alzato uno sbarramento nei confronti delle proposte informali della Commissione europea sull’integrazione politica dell’euro-area. La partita che si sta giocando tra Berlino e Bruxelles è di grande rilevanza perché definirà se nell’euro-area ci sarà o no un sistema politico integrato e in grado di esprimere un governo economico comune. Gli argomenti che determinano la partita vengono mossi in silenzio e su una scacchiera immersa nella penombra e diventata più visibile all’ultimo vertice della Valletta. Ma sono davvero decisivi per il futuro europeo. In buona misura anche il negoziato tra Italia e Commissione europea sugli equilibri di bilancio contenuti nel Def fa parte di questa più ampia partita.
Wolfgang Schäuble, come ogni esperto scacchista, ha una sua tipica “apertura” di partita: la prima mossa è sempre quella di alzare una barriera di no: in primo luogo non vuole che i progetti di Bruxelles per dare profilo politico alla governance dell’euro-area prendano piede. Invece di muovere verso un governo dell’euro-area, come vorrebbe la Commissione, il ministro delle Finanze tedesco vuole attribuire maggiori responsabilità al cosiddetto fondo salva-Stati quel Meccanismo europeo di stabilità (Esm), al cui vertice è stato rinnovato Klaus Regling, che è dotato di rilevanti risorse finanziarie, ma non di personalità politica.
Mentre un governo è in grado di intervenire in anticipo su un rischio di crisi o può far ricorso a valutazioni arbitrarie, i margini di intervento precauzionale dell’Esm sono stretti. Ogni suo intervento è inteso a disciplinare i comportamenti dei governi dopo che essi divergono, imponendo condizioni sanzionatorie. Come ha rivelato questo giornale, nel quadro delle sanzioni Schäuble aveva inserito due anni fa anche la ristrutturazione del debito pubblico per ogni Paese che chiedesse assistenza finanziaria.
La Commissione vorrebbe invece disporre di un bilancio comune per l’euro-area attraverso il quale finanziare investimenti, dove necessario, e predisporre un’assicurazione comune per i disoccupati.
Quest’ultima proposta che avrebbe offerto un importante strumento di assorbimento degli shock è stata contrastata così radicalmente da Berlino che sembra scivolata ai margini del negoziato. La proposta di un fondo comune viene discussa in parallelo alla proposta di creare un titolo europeo di alta qualità (safe asset) composto da quote di titoli nazionali e tale da offrire uno strumento finanziario utile sia per i governi, sia per le banche (che eviterebbero di avere nei portafogli soprattutto titoli sovrani nazionali), sia per le istituzioni europee. Disporre di risorse comuni e di un safe asset richiederebbe di attribuirne la responsabilità e la gestione a un ministro delle Finanze dell’euro-area. A sua volta un ministro dovrebbe essere sottoposto al controllo giuridico e politico di una Corte e di un Parlamento. Di fatto prenderebbe forma un vero sistema politico di governo dell’euro-area.
L’obiezione tecnica di Schäuble è che cambiamenti di questa portata richiederebbero la riscrittura dei Trattati e quindi un processo di ratifica che avrebbe poche possibilità di successo. Ci sono giuristi che lo giudicano un pretesto. Ma più rilevante è la motivazione politica del ministro che ritiene che la supervisione sulla politica economica e di bilancio dei Paesi debba essere al riparo da convenienze o simpatie politiche, che invece prevarrebbero nella Commissione e nell’Europarlamento. In questo senso le posizioni della Francia e dell’Italia – in particolare il negoziato tra Roma e Bruxelles sulle prospettive del bilancio – sono di straordinaria importanza.
Il problema è che l’influenza di Schäuble sulle scelte politiche dei partner comincia a diventare imbarazzante perfino a Berlino. Il quotidiano Süddeutsche Zeitung ha rivelato che il testo dell’Eurogruppo sugli accordi tra Bruxelles e Atene sarebbe stato scritto al ministero delle Finanze di Berlino e poi consegnato a Dijsselbloem. Trasferire potere all’Esm, un organismo intergovernativo, preserverebbe la gerarchia tra governi più forti e quelli più deboli, garantendo a Berlino una voce più forte di quella che ha nella Commissione o in altre istituzioni.
Non è detto che a settembre Schäuble sarà ancora ministro delle Finanze, non si sa nemmeno chi sarà il suo interlocutore a Parigi, ma la rilevanza della partita che si sta giocando tra i Paesi dell’euro non può lasciare indifferente il sistema politico italiano impegnato a discutere il proprio documento di programmazione fiscale. Da parte di Roma sarebbe importante porsi al tavolo negoziale con i partner e con la Commissione con l’idea di mettere ordine in una partita che non può essere giocata in penombra. Per farlo naturalmente è necessario essere credibili e se possibile stabili.