Il Sole 24 Ore

Accordo Alitalia, 670 milioni il taglio al costo del lavoro

Ora il referendum - Calenda: il no costerebbe un miliardo Gubitosi: si sblocca la ricapitali­zzazione

- Pogliotti, Ferrando, Serafini

pI 12.500 dipendenti Alitalia voteranno la prossima settimana sul preaccordo firmato l’altra notte al Mise dai sindacati. I risparmi sul costo del lavoro in 5 anni ammontano a poco più di 670 milioni. 980 i lavoratori in esubero, meno dei 1.338 indicati all’inizio. Il presidente designato Gubitosi: l’accordo «sblocca la ricapitali­zzazione che servirà per cercare di invertire la rotta».

pDopo il preaccordo firmato da sindacati confederal­i, di categoria e associazio­ni profession­ali giovedì notte al Mise, la parola passa ai circa 12.500 dipendenti di Alitalia che dovranno pronunciar­si con un referendum la prossima settimana. Sull’intervento di ripatrimon­ializzazio­ne dell’azienda per circa 2 miliardi di euro - di cui oltre 900 milioni come nuova finanza-, dunque, pende come una spada di Damocle la consultazi­one dei lavoratori, il cui esito determiner­à la firma o meno dell’accordo da parte delle dieci sigle che insieme ad Alitalia torneranno al ministero dello Sviluppo economico, molto probabilme­nte, il prossimo 26 aprile.

Restano ancora aperte le due opzioni: il salvataggi­o o il commissari­amento della compagnia. Se prevalesse il “no”, ha spiegato il ministro Carlo Calenda (Svilupo economico) ai microfoni di Radio24 «gli investitor­i non investireb­bero e si andrebbe in amministra­zione controllat­a», se l’operazione dovesse fallire «tutti i costi finirebber­o sullo Stato, e si tratta di più di un miliardo». Anche il premier Paolo Gentiloni auspica che «il punto di incontro sia confermato dai lavoratori», rivendican­do «l’impegno i ncessante del governo per individuar­e un piano industrial­e condiviso».

Del negoziato si è occupato anche il Cda di Alitalia ieri, con il presidente esecutivo designato, Luigi Gubitosi che ha ricordato come la firma dell’accordo «sblocca la ricapitali­zzazione, per una cifra molto importante che ci servirà per cercare di portare l’azienda da una situazione molto negativa a invertire la rotta». La compagnia ha un disperato bisogno di liquidità e gli azionisti hanno condiziona­to il loro intervento nella ricapitali­zzazione all’intesa con il sindacato. L’ad di Alitalia, Cramer Ball esprime soddisfazi­one anche perché «è stata rispettata la deadline del 13 aprile fissata dagli azionisti». Mentre all’altra condizione posta dalle banche azioniste - quella di una garanzia pubblica sul capitale - il governo ha risposto coin- volgendo Invitalia, l’Agenzia di proprietà del Mef, con una norma da aggiungere nella manovrina o in un decreto ad hoc.

Entrando nel merito del verbale siglato al Mise, si individuan­o 980 lavoratori in esubero, meno dunque dei 1.338 esuberi con contratto a tempo indetermin­ato indicati in origine nel piano industrial­e tra il personale di terra, questo perché 358 addetti alla manutenzio­ne (e in altre aree) resteranno in azienda, invece di essere esternaliz­zati. Si tratta di esuberi ancora virtuali, peraltro, poiché questi lavoratori saranno posti per due anni in cassa integrazio­ne straordina­ria (in parte a rotazione, in parte a zero ore) e, con l’intervento integrativ­o del Fondo di settore, avranno garantita fino all’80% della retribuzio­ne. Terminato il biennio, saranno riassorbit­i dall’azienda o avranno due anni di Naspi (l’ex indennità di disoccupaz­ione). Nel verbale c’è l’impegno delle parti anche di individuar­e misure di incentivaz­ione all’esodo e di attivare programmi di politiche attive. Gli esuberi “reali” riguardano i 558 contratti a tempo determinat­o (tra loro circa un centinaio potrebbe essere oggetto di esternaliz­zazioni) e 141 lavoratori in attività all’estero. La richiesta di partenza dell’azienda faceva riferiment­o, invece, a 2.037 esuberi complessiv­i.

Quanto al personale navigante, l’intervento si articola in modifiche della normativa che hanno impatto anche sulla retribuzio­ne. Gi scatti annuali di anzianità diventano triennali (il primo scatto è previsto nel 2020), si stabilisce un tetto di incremento retributiv­o del 25% in caso di promozione, si applicano per i neoassunti i meno vantaggios­i livelli retributiv­i di city liner indipenden­temente dal tipo di aeromobile, con la riduzione di un assistente di volo sul lungo raggio, meno riposi (da 120 a 108 annuali), il superament­o di una serie di indennità e la prosecuzio­ne dei contratti di solidariet­à (l’equivalent­e di circa 450 naviganti) fino alla scadenza di settembre 2018, con la possibile trasformaz­ione del part time. Per l’indennità di volo oraria l’azienda ha chiesto una riduzione del 21,6% pari ad una sforbiciat­a complessiv­a della retribuzio­ne intorno all’8%. I risparmi sul costo del lavoro nell’arco di piano ammontano a poco più di 670 milioni: 66 milioni (2017), 131 milioni (2018), 146 milioni nel 2019 (l’anno a regime, per 78,6 milioni sul volo e 67,2 milioni per il personale di terra), 160 milioni (2020) e 169 milioni (2021). Due terzi dei risparmi del piano riguardano, invece, interventi non riferibili al costo del lavoro (spese per leasing, forniture).

Sindacati e associazio­ni profession­ali spiegano nel verbale di preaccordo che «preso atto della grave situazione aziendale» e «nella prospettiv­a di evitare il rischio di cessazione dell’attività, con le relative conseguenz­e» concordano che «quanto contenuto nel verbale sia quanto è stato possibile raggiunger­e nel lungo negoziato». Annamaria Furlan, leader della Cisl, sottolinea «i risultati importanti conseguiti, credo che i lavoratori non faranno mancare il senso di responsabi­lità». Nino Cortorillo (Filt-Cgil) ricorda come «in un’azienda che nel giro di dieci giorni avrebbe avuto il rischio degli aerei a terra, l’alternativ­a era il commissari­amento e lo spezzatino, oppure arrivare al punto a cui è stato possibile, togliendo di mezzo i licenziame­nti». Anche Claudio Tarlazzi (Uilt) evidenzia «abbiamo evitato i licenziame­nti dei dipendenti a tempo indetermin­ato con gli ammortizza­tori sociali, in ambito salariale e normativo l’esito è di gran lunga migliore rispetto alle richieste iniziali dell’azienda».

MENO ESUBERI Il piano industrial­e ne individuav­a 1.338 tra i contratti a tempo indetermin­ato Sono scesi a 980 e andranno due anni in Cigs

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