Uber continua a operare: il Tribunale sospende lo stop
pUber non dovrà fermarsi da lunedì: il Tribunale di Roma ha accolto la richiesta di sospensiva del blocco dei servizi di noleggio con conducente (Ncc) della multinazionale americana, che sarebbe scattato in tutta Italia dal 17 aprile per ordine dello stesso Tribunale. La causa andrà poi avanti il 5 maggio e si profila combattuta perché potrebbe essere decisiva per l’aspro confronto tra tassisti e autisti di Ncc. Infatti, anche se la questione si fa sempre più politica, la politica non pare in grado di decidere.
Il 7 aprile, il Tribunale aveva ritenuto che l’attività di Uber facesse concorrenza sleale ai taxi, ordinando così lo stop per tutti i suoi servizi Ncc attivi in Italia (quindi tutti tranne Uber Eats, che consegna cibi a domicilio) entro 10 giorni, fissando una penale di 10mila euro al giorno in caso di inadempimento.
Uber ha immediatamente presentato un reclamo, chiedendo anche la sospensione dell’ordinanza che la condanna. Ieri il giudice ha deciso su quest’ultima richiesta, accogliendola. La motivazione è che il blocco avrebbe «effetti potenzialmente irreversibili» e un «prevedibile forte impatto sul servizio di trasporto per la collettività». Il provvedimento fissa al 5 maggio l’udienza di discussione, cui parteciperà anche l’associazione di consumatori Altroconsumo che si è costituita in giudizio a favore di Uber.
Il fatto che la sospensiva sia stata concessa non indica di per sé che il reclamo verrà poi accolto, quindi il rischio di un blocco futuro resta. Certo, la sospensiva potrebbe essere comunque un indice indiretto del fatto che la multinazionale americana ha possibilità di vincere la causa: in passato, nel caso del blocco di Uber Pop (il servizio effettuato da guidatori occasionali con le loro vetture personali), le richieste di sospendere l’ordine di stop non erano state accolte e l’esito era stato sfavorevole alla società. Ma ora, nel caso dei servizi di Uber con autisti professionali, la questione appare più incerta: il Tribunale deve interpretare norme che risalgono al 1992, quando le app non esistevano e non era nemmeno immaginabile che sarebbero state inventate.
È per questo che sarebbe necessario l’intervento della politica. Al momento, l’unica traccia concreta di intervento è nella bozza di decreto interministeriale che il ministero dei Trasporti ha presentato il 22 marzo nel corso delle trattative con tassisti e Ncc e che apre a Uber.
Infatti, il testo, tra le altre cose, riconosce ufficialmente per entrambe le categorie le app, che raccordano meglio domanda e offerta, sono alla base dell’attività di Uber e sono state dichiarate illegali dal Tribunale di Roma il 7 aprile.
Ma la trattativa con tassisti e Ncc si presenta incerta e non è chiaro se il Governo abbia la forza politica di andare avanti per la sua strada, di fronte a ulteriori scioperi, con paralisi delle città e rischio di manifestazioni violente come quella del 21 febbraio a
IL PROSSIMO PASSO Il reclamo della società contro la condanna per concorrenza sleale sarà discusso in udienza il 5 maggio
IL FRONTE DELLA RIFORMA Il confronto riparte dal testo presentato dal Governo ai sindacati, con rischio di scioperi e manifestazioni. Divisioni nel Pd
Roma. Già ieri la reazione dei sindacati dei tassisti non si è fatta attendere: «Modernizzare il sistema come vuole il ministro Delrio (si veda l’intervista a fianco, ndr) non può significare consentire a multinazionali che hanno fatto del cyber bullismo e del disprezzo delle leggi, la quotidianità del proprio agire», hanno scritto in una nota Cisl, Uil , Ugl, Cisal, Confasal e Confail, riferendosi alla funzionalità di Uber che consentirebbe agli autisti di eludere i controlli di polizia.
E ieri sono emersi contrasti all’interno del partito di maggioranza. Il deputato Pd Sergio Boccadutri ha detto che la sospensiva concessa a Uber è «un’ottima notizia per i consumatori». Invece il presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia, ha dichiarato che «finché Uber non pagherà le tasse in Italia non sarà mai un interlocutore credibile». La bozza del decreto affronta questo problema, consentendo l’attività a chi paga le tasse nella Ue. E Uber vi rientrerebbe: le paga in Olanda.