Rai, i nodi tra cda e direttore generale
I piani di produzione da riformulare, i «no» al bilancio, il vertice RaiCom rinviato, l’Anac che incalza
Tetto ai compensi degli artisti incombente, due no e un’astensione al bilancio 2016, piani di produzione da riformulare, vertice RaiCom neanche discusso. E l’Anac incalza.
p «Mettere un tetto indipendente dalle leggi di mercato significa legiferare surrettiziamente sulla Rai». Per questo Carlo Freccero nel consiglio di giovedì si era detto «favorevole al rinvio di 15 giorni della discussione sul tetto agli stipendi (il vertice ha fissato il termine del 30 aprile, dopodichè, senza chiarimenti, si estenderà il tetto, ndr.), come suggerito dal dg. Nessuno era d’accordo». In cda, del resto, è arrivata una lettera dell’azionista in cui si invita il vertice a un confronto, presso il Mise, con l’Avvocatura di Stato, sull’estensione o meno del tetto di 240mila euro ai compensi artistici. Altra la valutazione di Paolo Messa: «Noi non sediamo in Consiglio dei ministri ma nel Cda Rai. E ci tocca rispettare la legge sempre, anche quando non convince».
L’appello del dg Rai Antonio Campo Dall’Orto per ora non ha avuto seguito. In commissione di Vigilanza pende un atto d’indirizzo favorevole all’estensione del tetto agli artisti (compresi noti conduttori e giornalisti, che la Rai rischia di cedere alla concorrenza privata). Mercoledì potrebbe essere approvata una risoluzione in tal senso: in questo caso il vertice Rai sarebbe sull’orlo delle dimissioni. Sembra nascere, peraltro, una sorta di conflitto istituzionale tra Governo, in particolare il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli contrario all’estensione del tetto, e Parlamento.
A complicare le cose ci sono le tensioni fra dg e consiglieri. Michele Anzaldi, portavoce di Matteo Renzi alle primarie, afferma di «non vedere alcun collegamento con il Pd o uno dei candidati segretari rispetto a un’eventuale caduta del vertice Rai. Il problema è tra consiglieri di amministrazione». Il bilancio 2016 è passato con due no (Diaconale e Mazzuca) e un’astensione (Messa). Così come i piani di produzione e di trasmissione delle reti Rai, respinti al mittente, cioè al direttore generale, che dovrà riformularli. Ai consiglieri non piace che si aumentino le produzioni esterne a scapito di quelle interne. «Vanno valorizzate - spiega Franco Siddi, consigliere espresso dalla maggioranza di governo - le risorse interne, perché le finanze non vengono da un pozzo senza fondo e va dato carattere più marcato al servizio pubblico». La proposta del dg sul nuovo vertice di RaiCom (Francesco Pionati presidente, Gian Paolo Tagliavia amministratore delegato) non è stata neanche messa ai voti, perché molti consiglieri rifiutano la semplice presa d’atto per le nomine alle consociate. L’Autorità anticorruzione ha chiesto chiarimenti, con una lettera, sul caso del responsabile alla sicurezza Gen- sèric Cantournet, che non è stato rimosso dal suo incarico, oltre che l’uscita dall’interim per il responsabile dell’anticorruzione Rai (sarà quello dell’Audit, con ogni probabilità). Clima destinato a restare arroventato: Siddi propone «di adeguare la Rai alle maggiori Spa creando un comitato per le nomine, un comitato rischi e un comitato di controllo della gestione. Non è un obbligo e noi abbiamo rinunciato a tale facoltà, ma ora bisogna revocare tale rinuncia. Sul tetto, qualora fosse rimosso, da una norma o dall’azionista, la Rai deve adottare una politica remunerativa applicata ai singoli casi».
Si vedrà la capacità di tenuta a partire da mercoledì, quando con- siglieri e presidente (per ora non è prevista la presenza del dg) saranno in Vigilanza. Tre temi all’ordine del giorno: indicazioni dell’Anac, tetto agli stipendi e Piano news. Il tutto a una settimana da una riunione del cda che ha sancito una crisi fra dg e consiglio. «È successo qualcosa, penso fra martedì e mercoledì. Dico questo – spiega Freccero – perché fino ad allora c’era una corrispondenza di amorosi sensi fra i consiglieri di maggioranza e il dg. È evidente che qualcosa è accaduto fuori dal Consiglio. E credo che sia legato a Report e Cartabianca, con interessamento diretto di Renzi, infastidito da queste trasmissioni». Lettura, questa, differente da quella di Messa. «Personalmente contesto un nesso causaeffetto con le polemiche degli ultimi giorni. Nei mesi scorsi invece si sono accumulati nodi di governance che non si sono sciolti, ma semmai aggrovigliati». Questioni dunque «di ordine gestionale che sono emerse con il bilancio in cui si registra una esplosione dei costi e una ipoteca di futuro con 244 nuove prime utilizzazioni. Senza dimenticare le assunzioni, oggetto di una delibera Anac molto seria». Per Messa c’è un punto chiave: «Da tempo le scelte di governo e parlamento evidenziano un non apprezzamento del vertice aziendale. Il tetto agli stipendi, la riduzione del canone, la nuova convenzione Rai, sono atti che hanno il sapore amaro di una sfiducia multipartisan. Mettere la testa sotto la sabbia è un errore ai danni dell’azienda».