Invitalia, per la garanzia il nodo prezzo di mercato
pI l ruolo che Invitalia avrà nel piano di rilancio di Alitalia è ancora da definire. Acquisita la disponibilità della società a fornire una garanzia a fronte di un ulteriore i mpegno delle banche, le modalità di effettivo utilizzo e soprattutto le condizioni sono ancora interamente da definire. E non si tratta di sfumature. Il tema delle condizioni, infatti,è il filo sottile sul quale muoversi per evitare che la Commissione europea contesti gli aiuti di Stato.
La questione è sul tavolo e le soluzioni alle quali si pensa dovranno poi essere vagliate con Bruxelles. Il go- verno Gentiloni sembra orientato a seguire la falsariga del percorso intrapreso con la banche ai tempi dell’introduzione delle Gacs. Allora si trattava di garanzie pubbliche su emissioni obbligazionarie, in questo caso di garanzia pubblica a fronte di un impegno delle banche a dare nuovi finanziamenti o a sottoscrivere strumenti di capitale.
La stella polare cui guardare sono sempre le condizioni: se la garanzia verrà fornita a condizioni di mercato, è la tesi, non potrà essere contestato un trattamento di favore e dunque un aiuto di Stato. Il principio che ispira le mosse di Invitalia è che la prestazione della garanzia dovrà essere remunerata a prezzi di mercato. E poichè il piano industriale di Alitalia prevede il ritorno all’equilibrio finanziario nel 2018, la società intende guadagnare per il servizio prestato.
Invitalia, in ogni caso, potrà muovere passi formali solo quando il governo avrà varato una disposizione normativa o di carattere regolamentare che ne avalli l’ingresso in campo. In linea teorica questo passaggio normativo non sarebbe neanche necessario, perchè è nel mesti eredi Invitali a prestare garanzie e operazioni analoghe sono state già fatte. Ma il percorso prescelto sarebbe questo: la norma potrebbe entrare nel decreto sulla manovra o in alternativa, meno probabile, potrebbe prendere la forma di una direttiva o di un decreto ministeriale.
La società guidata da Domenico Arcuri si troverà a giocare un ruolo molto simile a quello giocato da Poste nel 2014, quando la società allora guidata da Massimo Sarmi entrò nel capitale della compagnia di bandiera. Un garante pubblico di ultima istanza che convinca banche e altri soci privati a mettere ancora soldi.
Dopo Sarmi è arrivato Francesco Caio e, come si ricorderà, quest’ultimo accettò di iniettare nuove risorse nella compagnia solo a patto di non entrare nel capitale e di acquistare emissioni obbligazionarie. Poi la società dei recapiti è stata quotata in Borsa.
Ora si attende l’avvicendamento al vertice con il nuovo ad Matteo Del Fante, ma si può sin da ora escludere che Poste Italiane sia coinvolta per la terza volta nel salvataggio di Alitalia.
Tornando al ruolo di Invitalia, è possibile che già la prossima settimana ci sia evidenza della scelta normativa che farà il governo per autorizzarla ad intervenire nel nuovo deal del’ex compagnia di bandiera.
IL PERCORSO La società è in attesa del provvedimento che avalli l’intervento: probabile una norma nel decreto manovra. Il ruolo di Poste Italiane