Il Sole 24 Ore

Invitalia, per la garanzia il nodo prezzo di mercato

- Laura Serafini

pI l ruolo che Invitalia avrà nel piano di rilancio di Alitalia è ancora da definire. Acquisita la disponibil­ità della società a fornire una garanzia a fronte di un ulteriore i mpegno delle banche, le modalità di effettivo utilizzo e soprattutt­o le condizioni sono ancora interament­e da definire. E non si tratta di sfumature. Il tema delle condizioni, infatti,è il filo sottile sul quale muoversi per evitare che la Commission­e europea contesti gli aiuti di Stato.

La questione è sul tavolo e le soluzioni alle quali si pensa dovranno poi essere vagliate con Bruxelles. Il go- verno Gentiloni sembra orientato a seguire la falsariga del percorso intrapreso con la banche ai tempi dell’introduzio­ne delle Gacs. Allora si trattava di garanzie pubbliche su emissioni obbligazio­narie, in questo caso di garanzia pubblica a fronte di un impegno delle banche a dare nuovi finanziame­nti o a sottoscriv­ere strumenti di capitale.

La stella polare cui guardare sono sempre le condizioni: se la garanzia verrà fornita a condizioni di mercato, è la tesi, non potrà essere contestato un trattament­o di favore e dunque un aiuto di Stato. Il principio che ispira le mosse di Invitalia è che la prestazion­e della garanzia dovrà essere remunerata a prezzi di mercato. E poichè il piano industrial­e di Alitalia prevede il ritorno all’equilibrio finanziari­o nel 2018, la società intende guadagnare per il servizio prestato.

Invitalia, in ogni caso, potrà muovere passi formali solo quando il governo avrà varato una disposizio­ne normativa o di carattere regolament­are che ne avalli l’ingresso in campo. In linea teorica questo passaggio normativo non sarebbe neanche necessario, perchè è nel mesti eredi Invitali a prestare garanzie e operazioni analoghe sono state già fatte. Ma il percorso prescelto sarebbe questo: la norma potrebbe entrare nel decreto sulla manovra o in alternativ­a, meno probabile, potrebbe prendere la forma di una direttiva o di un decreto ministeria­le.

La società guidata da Domenico Arcuri si troverà a giocare un ruolo molto simile a quello giocato da Poste nel 2014, quando la società allora guidata da Massimo Sarmi entrò nel capitale della compagnia di bandiera. Un garante pubblico di ultima istanza che convinca banche e altri soci privati a mettere ancora soldi.

Dopo Sarmi è arrivato Francesco Caio e, come si ricorderà, quest’ultimo accettò di iniettare nuove risorse nella compagnia solo a patto di non entrare nel capitale e di acquistare emissioni obbligazio­narie. Poi la società dei recapiti è stata quotata in Borsa.

Ora si attende l’avvicendam­ento al vertice con il nuovo ad Matteo Del Fante, ma si può sin da ora escludere che Poste Italiane sia coinvolta per la terza volta nel salvataggi­o di Alitalia.

Tornando al ruolo di Invitalia, è possibile che già la prossima settimana ci sia evidenza della scelta normativa che farà il governo per autorizzar­la ad intervenir­e nel nuovo deal del’ex compagnia di bandiera.

IL PERCORSO La società è in attesa del provvedime­nto che avalli l’intervento: probabile una norma nel decreto manovra. Il ruolo di Poste Italiane

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