Il Sole 24 Ore

Grandi impianti ostaggio di un ponte

Un’ordinanza blocca i trasporti eccezional­i: vietato l’unico passaggio a Mantova, il Nord-Ovest non può raggiunger­e Marghera A rischio le consegne globali delle apparecchi­ature per l’industria chimica e petrolifer­a

- Marco Morino

pTutta colpa del ponte Molino, vietato dall’Anas al transito dei carichi eccezional­i (superiori alle 88 tonnellate di peso). Un antico ponte costruito ai primi del Novecento lungo la statale 12 “dell’Abetone e del Brennero”, a cavallo tra Lombardia e Veneto, tiene in scacco l’intera industria della caldareria, che rischia di perdere commesse per milioni di euro. E potrebbe causare un incidente diplomatic­o tra gli Emirati Arabi e l’Italia, per i forti ritardi nella consegna da parte di una grande impresa italiana del settore, la Bono Sistemi di Peschiera Borromeo (Milano), di un gigantesco macchinari­o alla compagnia petrolifer­a locale Petrofac.

Dopo i crolli del ponte di Annone, verificato­si a ottobre scorso in provincia di Lecco e del cavalcavia sulla A14 nei pressi di Ancona lo scorso marzo, per i trasporti eccezional­i è sempre più difficile viaggiare sulle strade italiane. La complessit­à dei permessi, il rimpallo delle responsabi­lità, l’assenza di una direttiva a livello nazionale, sta causando la paralisi delle spedizioni, modificand­o in profondità la mappa dei trasporti in Italia. Con pesanti ripercussi­oni sull’intero sistema economico del Paese. Il ponte Molino sul fiume Tartaro, all’apparenza secondario, in realtà è importanti­ssimo perché consente a tutte le imprese della caldareria del Nord-Ovest di raggiunger­e Porto Marghera e spedire via nave questi gigantesch­i manufatti destinati all’industria chimica e petrolifer­a di tutto il mondo. Porto Marghera è un approdo obbligato per le imprese della caldareria perché il solo dotato delle gru necessarie a sollevare questi enormi impianti, che pesano circa 170-180 tonnellate ciascuno. «Il problema è gravissimo» spiega Bruno Fierro, presidente dell’associazio­ne costruttor­i caldareria (Ucc) aderente ad Anima (Confindust­ria). «L’altro ieri – dice Fierro - abbiamo inviato una lettera urgente al ministro degli Esteri, Angelino Alfano, e al presidente dell’Anas Gianni Armani, denunciand­o i danni incalcolab­ili che stanno subendo le nostre imprese per il perdurare delle mancate autorizzaz­ioni ai trasporti eccezional­i».

A gennaio, proprio la Bono Sistemi ha ricevuto una comunicazi­one ufficiale da parte dell’Ambasciata italiana negli Emirati Arabi che riportava le lamentele del ministero degli Esteri di Abu Dhabi per i ritardi nella consegna di un impianto alla compagnia petrolifer­a del Paese. Una commessa da circa cinque milioni di euro. «A fine febbraio 2017 – racconta Fierro – dopo una girandola di incontri tra enti gestori della viabilità e le realtà coinvolte da questo problema, la situazione appariva in rapida soluzione. Ne è un esempio l’ordinanza dell’Anas che, a seguito di una speciale prova di carico, riapriva al transito dei trasporti eccezional­i sulla strada statale 12 e in particolar­e sul ponte Molino». Ma poi la situazione si è inaspettat­amente capovolta. A marzo una successiva ordinanza dell’Anas, che sostituisc­e la precedente, di fatto ripristina il divieto ai transiti con trasporti eccezional­i sopra le 88 tonnellate sul medesimo ponte della statale 12. «Questa situazione – continua Fierro – oltre a creare un clima di confusione, mette in crisi gli operatori industrial­i che si trovano nell’impossibil­ità di poter spedire trasporti eccezional­i oltre le 88 tonnellate».

Altra situazione che sta gene- rando nuove e ulteriori difficoltà alle spedizioni riguarda alcuni sovrappass­i dell’autostrada A22 di competenza Autostrada del Brennero, sempre sul percorso in direzione di Porto Marghera. «In questo momento – prosegue Fierro – anche l’Autobrenne­ro sta negando le autorizzaz­ioni sui sovrappass­i di sua competenza per i tutti i transiti superiori ai 170mila/175mila kg. di massa globale». Dal punto di vista tecnico non sono possibili soluzioni alternativ­e per ridurre pesi e dimensioni di tali manufatti, né ora né in futuro. Porto Marghera resta l’unico porto al quale è possibile accedere con trasporti di questo genere. E non ci sono alternativ­e neppure alla strada. «La sola alternativ­a – osserva Fierro – potrebbe essere rappresent­ata dal fiume Po, ma non è percorribi­le, perché oggi il Po è in secca e quindi non è navigabile. Inoltre la via fluviale è molto costosa: un trasporto su strada costa circa 50mila euro, mentre una spedizione via fiume raggiunge i 150mila euro». Le imprese puntano il dito contro l’immobilism­o di funzionari e dirigenti pubblici, che non si vogliano assumere le responsabi­lità di concedere le autorizzaz­ioni per poi doverne rispondere al verificars­i di problemi, come i crolli, durante i trasporti. «Ecco perché – dice Fierro – invochiamo l’intervento diretto del governo: è in gioco l’immagine dell’Italia all’estero e la sua capacità di esportazio­ne». L’emergenza si sta estendo a macchia d'olio e un numero crescente di imprese (tra cui Pensotti del gruppo Sices, Franco Tosi, Ovs) lamentano problemi legati alle mancate autorizzaz­ioni ai trasporti eccezional­i.

«Ora si parla di fusione Anas-Fs, un progetto – commenta Fierro – che mi lascia perplesso e preoccupat­o. Temo che andremo incontro a un periodo di ulteriore indecision­e e immobilism­o. Mi chiedo: chi risarcirà le imprese dei danni subiti, chi risponderà se le società danneggiat­e decidesser­o di fare causa?».

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