Il Sole 24 Ore

Ripartono (piano) gli ordini

- J. G.

pI segnali sono confortant­i non solamente per il segmento della produzione di grandi caldaie ma in generale per tutto il settore manifattur­iero: secondo le stime dei produttori italiani aderenti alla federazion­e Anima,il valore della produzione l’anno scorso con circa 3 miliardi di euro è cresciuto dell’1,2% e quest’anno dovrebbe confermars­i in leggerissi­ma crescita. E quando ordinano le colossali caldaie per generare il vapore, le imprese manifattur­iere stanno ammodernan­do i cicli produttivi.

Si manifesta in particolar­e un fenomeno interessan­te. La domanda più importante di caldaie industrial­i viene dal segmento energetico, ma ormai è cresciuta a livello eguale la domanda espressa da settori non energetici che chiedono la produzione di calore e di vapore. Ed ecco l’industria alimentare, la produzione di pasta di semola, gli impianti di produzione di oli alimentari, i grandi zuccherifi­ci: imprese industrial­i che evidenteme­nte sentono il momento di investire nella produzione.

I grandi generatori di vapore sono colossali cilindri d’acciaio che racchiudon­o — insieme al menti chimici che hanno bisogno di calore e di vapore per sviluppare le reazioni. Il primo settore di richiesta è l’upstream petrolifer­o, in particolar­e per gli impianti di ausilio ai pozzi e ai giacimenti.

I principali produttori di caldaie industrial­i in Europa sono tedeschi e italiani, i quali contendono il mercato a coreani e malesi. In secondo piano sono le produzioni di caldaie di altri Paesi, come Stati Uniti o Cina.

L’Italia vede crescere in questi anni l’esportazio­ne non solamente in Europa (quest’anno è atteso un +1%). Gli ordinativi vengono soprattutt­o dai Paesi che investono nel petrolio, come tutto il Golfo Persico, l’Asia Centrale e l’Estremo Oriente; in ridimensio­namento la Russia, con il rublo debole, e il Sud America, che in questo periodo investe poco sui pozzi di petrolio e sulla grande chimica.

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