Firme false a Palermo, la scure di Grillo sui 3 deputati coinvolti
Nuove sanzioni e sospensione dal gruppo parlamentare: a 24 ore dal rinvio a giudizio chiesto per Riccardo Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino, scatta la linea dura di Beppe Grillo sul caso delle firme false a Palermo. A far andare su tutte le furie il fondatore del Movimento è stata la reazione dei tre parlamentari all’inchiesta giudiziaria. In particolare il loro attacco alla magistratura che, agli occhi di Grillo, danneggia l’immagine del M5S che violando i principi del Movimento. Da qui la messa alla porta dei tre indagati M5S che, a questo punto, sono ad alto rischio espulsione. E che, dopo Pasqua, saranno temporaneamente allontanati anche dall’assemblea dei deputati.
Finora Grillo non era intervenuto sui tre parlamentari, incassando per questo anche gli attacchi del Pd, consapevole del legame in particolare tra Nuti - pentastellato della prima generazione - e una buona fetta di deputati. Agli occhi del garante Grillo, tuttavia, Nuti ha superato il segno con un’jntervista al Corriere della sera in cui definisce l’inchiesta dei magistrati una montatura, accusa il candidato del M5S a Palermo Ugo Forello di conflitto di interessi e accusa anche lo stesso Grillo di non ascoltare le ragioni dei tre parlamentari indagati. Agli occhi del garante Grillo il dado è tratto: in un posto sul suo blog annuncia di chiedere al collegio dei probiviri di valutare nuove sanzioni contro i tre. Rei appunto di aver «attaccato il candidato sindaco del M5s a Palermo e fatti considerazioni sulla magistratura che non coincidono con i nostri principi». Grillo chiede inoltre ai parlamentari di raccogliere le firme necessarie affinché si voti per la sospensione dei tre parlamentari siciliani (è necessaria la maggioranza dei gruppi di Camera e Senato). In serata Nuti nega tutto: «Informo che io, Di Vita e Mannino non abbiamo rilasciato dichiarazioni contro la magistratura, anzi tutt’altro, né contro il nostro candidato a sindaco di Palermo. Se circolano dichiarazioni in tal senso attribuite a noi, sono da ritenersi non veritiere». Ma la macchina della sospensione è già partita.