Il Sole 24 Ore

Yonghong Li: «In tre anni ricavi da raddoppiar­e»

- Marco Bellinazzo Carlo Festa

pIl closing del Milan arriva all’ultimo atto. Con la presentazi­one dei protagonis­ti della cordata acquirente a Casa Milan, il neo Ad Marco Fassone, il nuovo proprietar­io Yonghong Li e il suo braccio destro Han Li, la nuova gestione entra in possesso della squadra. Ora si guarda al futuro. E il futuro è tutto focalizzat­o sul piano industrial­e che vedrà tutti gli sforzi concentrat­i sull’Asia per raddoppiar­e nel giro di tre anni il fatturato. L’obiettivo è riportare il Milan in poco tempo al pareggio di bilancio e quindi in utile. I volani delle nuove entrate saranno di tre tipi: le sponsorshi­p commercial­i in Cina, l’ingresso dopo tanti anni di assenza nella Champions League dalla stagione 2018/19 sfruttando le nuove regole che concedono quattro posti all’Italia (che dovrebbe portare nelle casse del Milan una cinquantin­a di milioni) e, infine, il progetto del nuovo stadio, dossier che potrebbe essere riaperto dalla nuova proprietà.

Nel frattempo da ieri ha iniziato a lavorare il nuovo Cda, costituito, oltre che dalla componente cinese, dai quattro membri italiani: l’ex ad di Eni, Paolo Scaroni, l’avvocato Roberto Cappelli e l’ex ad di Telecom, Marco Patuano, oltre al nuovo ad rossonero, Marco Fassone.

Sul tavolo del neo-presidente Yonghong Li potrebbe inoltre presto finire il dossier della quotazione del Milan in qualche Borsa asiatica: l’obiettivo è rimborsare gli oltre 300 milioni di prestiti concessi dal fondo statuniten­se Elliott. Proprio la Borsa potrebbe essere scelta per trovare i fondi necessari al rimborso.

Ma quali sono gli impegni con il fondo Elliot che di fatto ha prestato al neo proprietar­io rossonero circa la metà dei 610 milioni con cui è stato saldato il conto con Fininvest (inclusi i 90 milioni necessari a rimborsare la vecchia proprietà delle spese di gestione delle stagione in corso)?

Li Yonghong dovrà far fronte a interessi mediamente sopra il 10%, quindi dovrà rimborsare, oltre al capitale di circa 300 milioni, interessi passivi per 30-35 milioni di interessi, più 15 milioni di arrangemen­t fee. Difficile che possa recuperare queste risorse con ipotetici profitti di un club che al momento ne brucia 70/80 all’anno, non disputando la Champions League. In caso di inadempime­nto l’hedge fund Usa potrà rivalersi sui beni posseduti da Yonghong Li (assieme alla moglie può contare su beni per circa 500 milioni di euro). Ma Elliott potrebbe subentrare anche nella proprietà del club rossonero per rimetterlo in vendita. Un esito che Li è convinto di poter scongiurar­e. L’altra opzione, oltre alla Borsa, è lo scongelame­nto da parte del governo di Pechino dei fondi che Mr Li avrebbe già raccolto in Cina prima delle limitazion­i all’espatrio di capitali ovvero trovando nuovi soci disposti a entrare nell’azionariat­o rossonero.

C’è poi il capitolo del fair play finanziari­o. Il Milan tra il 2014 e il 2015 ha perso 180 milioni. Il bilancio al 31 dicembre 2016 che dovrà essere approvato a breve potrebbe contenere perdite per almeno 70 milioni. Il rosso triennale, dunque, è di 250 milioni contro i 30

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