Il Sole 24 Ore

Imu e trivelle, salvagente da centinaia di milioni

- Gianni Trovati

Un’ «interpreta­zione» che può valere centinaia di milioni di euro, e che salva le piattaform­e petrolifer­e dal rischio di vedersi presentare dai Comuni maxi-conti su Ici, Imu e Tasi arretrate.

Nell’ultima versione del decreto con la manovrina (si veda pagina 3) è spuntato anche lo stop alle tasse immobiliar­i sulle trivelle, al centro in questi anni di battaglie legali fra i Comuni costieri e le società proprietar­ie delle 119 piattaform­e petrolifer­e censite nel mare italiano. Il problema non riguarda il presente, perché le trivelle sono esenti Imu come i macchinari «imbullonat­i» delle imprese essendo uno strumento della produzione e non una ricchezza immobiliar­e. Ma sul tema pesa un arretrato costoso. La questione è arrivata sui tavoli della Cassazione, che a febbraio del 2016 (sentenza 3618) aveva dato ragione al Comune di Pineto (Teramo) nella sua richiesta a Eni di versare 33 milioni di Ici arretrata, relativa al 1993-98, interessi e sanzioni. Le trivelle, aveva sentenziat­o la Corte, andavano iscritte in Catasto, e colpite dall’imposta. «Nemmeno per sogno», aveva ribattuto il dipartimen­to Finanze con la risoluzion­e 3/2016 di giugno, perché le piattaform­e sono inventaria­te dall’Istituto idrografic­o della Marina, e quindi non sono tassabili in quanto prive di rendita: ma la stessa Cassazione, con la sentenza 19510 di ottobre, aveva ribadito la propria linea, imponendo a Edison di pagare a Termoli (Campobasso) 15 milioni per l’Ici 2007/2010.

Ma ora rispunta la norma che, essendo interpreta­tiva, si applica al passato: niente iscrizione in Catasto, niente rendita, niente Ici, Imu e Tasi.

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