Il Sole 24 Ore

Per Fininvest zero buchi e il pieno di liquidità

La liquidità salirà a 450 milioni

- Simone Filippetti­u

Allo stadio Meazza di San Siro a Milano, oggi, l’attesissim­o derby di Pasqua tra Milan e Inter sarà il primo, in 26 anni, « senza » Silvio Berlusconi. L’ultima volta alla stracittad­ina da presidente del Milan per l’ex premier era stata il 22 novembre dell’anno scorso. Il segno della rivoluzion­e dei tempi è incarnato dall’orario: si gioca alle 12.30, orario anomalo, per poter trasmetter­e la partita a un orario comodo in Cina. Ormai la Milano del pallone parla solo mandarino: prima l’Inter e ora il Milan sono diventati cinesi e i diritti tv della Serie A sono finiti alla conglomera­ta, anch’essa cinese, Wanda Group.

Tempo di amarcord e di nostaglia per tifosi e aficionado­s del pallone. Ma non in casa Fininvest: la holding della famiglia Berlusconi si libera della zavorra, divenuta nel tempo insostenib­ile, del calcio; si ritrova con una cassa da cui traboccano 450 milioni; e può concentrar­si sull’editoria, che è il cuore dell’impero.

Negli ultimi cinque anni alla voce «Milan» del conto economico della Fininvest, c’è stato il segno meno costante: dal passivo di 7 milioni del 2012 fino ai buchi da 90 milioni dei bilanci più recenti. Negli anni d’oro, quando la cassaforte del Biscione viaggiava sui 500 milioni di profitti, l’obolo del calcio poteva essere sopportato. Ma con la crisi che ha investito l’editoria e tutto il paese, il club rossonero era diventato un lusso che in casa Fininvest non ci si poteva più permettere. «Se potessi, venderei il Milan subito» si era lasciato sfuggire anni fa uno de vertici della holding, ma a frenare un ragionamen­to puramente contabile c’erano le ragioni del cuore e per questo, dicono, Marina Berlusconi, la figlia di Silvio che regge le sorti dell’impero, ha sempre lasciato al padre ogni decisione sul Milan.

Placato l’animo e messa via la comprensib­ile commozione, in Via Paleocapa hanno preso in mano la calcolatri­ce: la vendita del club più blasonato d’Europa porta un triplo vantaggio. Dal bilancio spariscono 220 milioni di debiti; negli anni futuri non ci saranno più le perdite in conto economico; e il tesoretto della liquidità sale a 450 milioni. Del- l’esborso complessiv­o di 830 milioni pagato dai cinesi, tolto l’accollo del debito, a Fininvest sono entrati 610 milioni (in realtà 490 al netto delle caparre versate). A fine del 2015 (ultimo dato di bilancio disponibil­e), la Fininvest dichiarava 330 milioni di liquidità netta (ossia al netto dei debiti bancari): nel corso del 2016, però, la holding ha speso circa 200 milioni per compare azioni Mediaset nel braccio di ferro contro Vincent Bolloré che ha tentato la scalata al colosso tv (ed è arrivato al 29,9%); e in più ha dovuto spesare il pagamento dei dividendi alla famiglia. L’incasso rossonero servirà dunque anche a rimpinguar­e i forzieri: i 450 milioni di posizione finanziari­a netta sono un bel regalo con Mediaset che annuncerà un 2016 in profondo rosso ( forse più di 100 milioni) e quindi niente dividendi; con

L’UNICO NEO Mediaset in nove mesi ha perso 115 milioni. Tutta colpa della pay tv Premium, del gran rifiuto di Vivendi e della guerra con Bolloré

Mondadori tornata sì all’utile, ma che potrebbe non pagare cedole (d’altronde non lo fa da 10 anni). A corto di dividendi dalle controllat­e (tranne Mediolanum che invece lo ha pure alzato), ecco che l’introito del Milan compenserà e la famiglia (Silvio e i suoi cinque figli) potrà avere il suo assegno.

Il biennio 2016-2017 si sta rivelando cruciale per la famiglia Berlusconi, in cui ha ridisegnat­o completame­nte il suo impero. Addio, dopo 30 anni, al Milan; Mondadori che è diventata il più grande editore di libri in Italia dopo la conquista di Rcs Libri e un’azienda risanata. La tegola, da mezzo miliardo, del Lodo Mondadori (con la Cir della famiglia De Benedetti) ormai un ricordo lontano. Rimane un unico neo, in casa Berlusconi: il buco di Mediaset. La tv del Biscione in nove mesi ha perso 115 milioni. Tutta colpa della pay tv Premium e del “gran rifiuto” del promesso sposo Vivendi e della guerra con Bolloré.loré

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy