Il Sole 24 Ore

Cina, bond in scadenza per 9.700 miliardi yuan

- Di Mara Monti

Inumeri cinesi sono sempre di proporzion­i inimmagina­bili, come i bond sovrani e privati che scadranno quest’anno pari a 9.700 miliardi di yuan ovvero 1.400 miliardi di dollari, circa la metà del debito pubblico italiano che vale circa 2.200 miliardi di euro. Cifre che fanno tremare i polsi se si pensa che questi bond devono essere rifinanzia­ti. Già, ma come? Lo scenario non è tranquilli­zzante dal momento che in il trend dei tassi in rilazo comporterà un aggravio di costi, inevitabil­mente.

In attesa del Pil primo trimestre

Lunedì l’ufficio nazionale di sta- tistica cinese pubblicher­à il dato del Pil per il primo trimestre. Le previsioni indicano quest’anno un leggero calo al 6,5% dal 6,7% dello scorso anno in linea con gli obiettivi del governo che punti a una crescita stabile e alla creazione di nuovi posti di lavoro. Tutti obiettivi che segneranno l’avvio del secondo mandato alla presidenza del paese di Xi Jinping al termine del Congresso nazionale del Partito cinese pre- visto a fine 2017. Il problema della Cina oggi è l’eccessivo indebitame­nto, condizione indispensa­bile per finanziare la crescita economica del Paese.

La crescita economica finanziata a debito

Il Governo cinese ha sempre detto che il problema dell’indebitame­nto sta nella parte pubblica meno in quella privata. Infatti lo scorso anno gli investimen­ti pubblici sono saliti del 20% rispetto all’anno precedente mentre quelli privati sonostati piuttosto anemici. Il dato di lunedì sarà importante anche per capire se c’è una inversione di tendenza e soprattutt­o se il settore privato ha ricominica­to ad investire.

Secondo un report recente del Fondo monetario internazio­nale, tra il 2009 e il 2015 il credito in Cina è salito a tassi del 20% l’anno, al si sopra della crescita nominale del Pil. Una tendenza che secondo gli economisti avrebbe caratteriz­zato i periodi che hanno preceduto le crisi in Giappone, Thailandia e Spagna.

Sale il costo del finanziame­nto

In questa fase disinnesca­re la bolla del credito non è facile dal momento che i tassi sono in trend rialzista. Quindi finanziars­i oggi è più costoso di un anno fa. Inoltre, negli ultimi tre mesi i bond in scadenza sono stati superiori rispetto alle nuove emissioni e per ritrovare una situazione simile bisogna tornare al 2002: la media dei collocamen­ti di bond sia pubblici sia privati tra dicembre e febbraio è scesa a 758 miliardi di yuan rispetto alla media mensile di 1,9 mila miliardi di yuan dei precedenti 11 mesi, secondo i dati di Bloomberg.

Per ridurre la leva del sistema finanziari­o e la speculazio­ne uno dei tentativi è stato di aumentare i tassi del mercato monetario, come ha fatto la Banca popolare cinese che per due volte lo scorso anno ritoccando al rialzo il costo del prestiti a medio e lungo termine, mantenendo invece inalterati i tassi sui depositi, fermi dall’ottobre 2015. Le imprese sono state così indotte a sostituire con prestiti bancari i finanziame­nti realizzati attraverso i corporate bond: secondo gli utlimi dati della Banca centrale a marzo i nuovi prestiti bancari sono stati pari a 1,03 mila miliardi di yuan in lieve calo rispetto a 1,15 mila miliardi di febbraio.

Più bond governativ­i per finanziare gli investimen­ti

Per colmare il gap, le emissioni governativ­e quest’anno sono destinate ad aumentare: il limite massimo da collocare è stato portato a 1,55 mila miliardi di yuan da 1,4 mila miliardi di yuan del 2016. Un incremento che può aiutare a fare ripartire il mercato obbligazio­nario pubblico con cui finanziare nuovi investimen­ti. La Cina rischia di diventare un altro Giappone con l’economia che sta puntando anche sui consumi, non solo sugli investimen­ti pubblici per sostenere la crescita ma per il ribilancia­mento ci vorranno decenni, mettendo a rischio la sostenibil­ità del debito.

IL TREND Negli ultimi tre mesi i bond in scadenza sia pubblici sia privati sono stati superiori ai nuovi collocamen­ti. Favoriti i prestiti bancari alle imprese

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