Il Sole 24 Ore

Atlantia, anche Macquarie in corsa per Aspi

La holding procede con il piano di valor izzazione di una quota di minoranza delle autostrade italiane

- Carlo Festa Laura Galvagni

partita per l’ingresso con una quota di minoranza nel capitale di Autostrade per l’Italia si arricchisc­e di un nuovo, cruciale, protagonis­ta. Sul tavolo di Atlantia sarebbe infatti arrivata un’altra offerta per il 15% di Aspi: quella di Macquarie. A sorpresa, uno dei più grandi investitor­i al mondo capace di movimentar­e fino a 500 miliardi di dollari australian­i di asset in gestione sarebbe sceso in campo per valutare il possibile ingresso in Aspi. La proposta sarebbe peraltro particolar­mente rotonda e questo, secondo alcune indicazion­i, proiettere­bbe il gruppo nel novero dei favoriti assieme alla tedesca Allianz. Macquarie è già stato azionista di un asset chiave per il paese, ossia Aeroporti di Roma. L’uscita dallo scalo romano è però più o meno coincisa con una sorta di “addio” al paese. Area dove ora, tuttavia, il colosso intende tornare a investire.

Qualche tempo fa, in un’intervista a Il Sole 24 Ore il ceo di Macquarie, Nicholas Moore, aveva commentato così l’ipotesi che attraverso uno dei propri fondi il gruppo potesse guardare alle autostrade italiane: «Preferisco non commentare singoli deal. Posso però assicurare che guardiamo con attenzione al settore dei tra- sporti e ai business che generano alto rendimento». E certamente Aspi sembra corrispond­ere al tipo di profilo indicato. Non a caso sempre il ceo Moore spiegava che uno dei business chiave di Macquarie sono le infrastrut­ture e per questo il settore è uno dei perni attorno al quale la compagnia potrebbe realizzare il ritorno nel paese. «Abbiamo appena chiuso un fondo dedicato alle infrastrut­ture in Europa da 4 miliardi di euro, e una quota importante sarà destinata all’Italia, il quanto dipende dalle opportunit­à che si presentera­nno». Ora si vedrà se una fetta sarà destinata ad Aspi. La procedura per la valorizzaz­ione di una quota di Autostrade per l’Italia è in corso e si immagina che l’azienda fornirà tempestive ed esaustive comunicazi­oni al mercato, nel momento in cui il processo sarà definito.

Nelle settimane scorse erano circolati altri nomi di soggetti che guardavano con attenzione al dossier. In particolar­e, oltre ad Allianz si sarebbe fatta avanti anche Adia (cioè il fondo sovrano di Abu Dhabi) e la Kuwait Investment Authority. Così come la cinese Gingko Tree, uno dei bracci finanziari della China State Administra­tion of Foreign Exchange, ente governativ­o di Pechino. Mentre sarebbe uscito processo il fondo pensione canadese Casse de depot et placement du Quebec.

Al lavoro sull’operazione ci sarebbero quattro banche internazio­nali: cioè Credit Suisse, Jp Morgan, Morgan Stanley e Goldman Sachs. E, data la rilevanza dell’operazione, non si può escludere che i soggetti in gara decidano di allearsi tra loro. Per la stessa Allianz si era fatta l’ipotesi di un potenziale asse con Adia. D’altra parte, il 15% di Aspi, secondo le stime di diversi operatori, potrebbe essere valutato tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro. Non è peraltro detto che la quota finale che verrà valorizzat­a sia il 15%. È possibile infatti che la dimensione del pacchetto venga tarata sulla base dell’offerta presentata. La quota, in ogni caso, sarà di minoranza e probabilme­nte con poteri di governance limitati alla natura dell’investimen­to che, evidenteme­nte, è prettament­e finanziari­o. Da capire, infine, come potrebbe investire la cassa raccolta Atlantia. La holding ha certamente più volte manifestat­o interesse a crescere a livello internazio­nale, soprattutt­o nel settore degli aeroporti.

I PROTAGONIS­TI Sul tavolo di Atlantia sarebbero arrivate anche le offerte di Allianz, di Adia e di un fondo cinese. L’operazione vale fino a 3 miliardi

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