Atlantia, anche Macquarie in corsa per Aspi
La holding procede con il piano di valor izzazione di una quota di minoranza delle autostrade italiane
partita per l’ingresso con una quota di minoranza nel capitale di Autostrade per l’Italia si arricchisce di un nuovo, cruciale, protagonista. Sul tavolo di Atlantia sarebbe infatti arrivata un’altra offerta per il 15% di Aspi: quella di Macquarie. A sorpresa, uno dei più grandi investitori al mondo capace di movimentare fino a 500 miliardi di dollari australiani di asset in gestione sarebbe sceso in campo per valutare il possibile ingresso in Aspi. La proposta sarebbe peraltro particolarmente rotonda e questo, secondo alcune indicazioni, proietterebbe il gruppo nel novero dei favoriti assieme alla tedesca Allianz. Macquarie è già stato azionista di un asset chiave per il paese, ossia Aeroporti di Roma. L’uscita dallo scalo romano è però più o meno coincisa con una sorta di “addio” al paese. Area dove ora, tuttavia, il colosso intende tornare a investire.
Qualche tempo fa, in un’intervista a Il Sole 24 Ore il ceo di Macquarie, Nicholas Moore, aveva commentato così l’ipotesi che attraverso uno dei propri fondi il gruppo potesse guardare alle autostrade italiane: «Preferisco non commentare singoli deal. Posso però assicurare che guardiamo con attenzione al settore dei tra- sporti e ai business che generano alto rendimento». E certamente Aspi sembra corrispondere al tipo di profilo indicato. Non a caso sempre il ceo Moore spiegava che uno dei business chiave di Macquarie sono le infrastrutture e per questo il settore è uno dei perni attorno al quale la compagnia potrebbe realizzare il ritorno nel paese. «Abbiamo appena chiuso un fondo dedicato alle infrastrutture in Europa da 4 miliardi di euro, e una quota importante sarà destinata all’Italia, il quanto dipende dalle opportunità che si presenteranno». Ora si vedrà se una fetta sarà destinata ad Aspi. La procedura per la valorizzazione di una quota di Autostrade per l’Italia è in corso e si immagina che l’azienda fornirà tempestive ed esaustive comunicazioni al mercato, nel momento in cui il processo sarà definito.
Nelle settimane scorse erano circolati altri nomi di soggetti che guardavano con attenzione al dossier. In particolare, oltre ad Allianz si sarebbe fatta avanti anche Adia (cioè il fondo sovrano di Abu Dhabi) e la Kuwait Investment Authority. Così come la cinese Gingko Tree, uno dei bracci finanziari della China State Administration of Foreign Exchange, ente governativo di Pechino. Mentre sarebbe uscito processo il fondo pensione canadese Casse de depot et placement du Quebec.
Al lavoro sull’operazione ci sarebbero quattro banche internazionali: cioè Credit Suisse, Jp Morgan, Morgan Stanley e Goldman Sachs. E, data la rilevanza dell’operazione, non si può escludere che i soggetti in gara decidano di allearsi tra loro. Per la stessa Allianz si era fatta l’ipotesi di un potenziale asse con Adia. D’altra parte, il 15% di Aspi, secondo le stime di diversi operatori, potrebbe essere valutato tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro. Non è peraltro detto che la quota finale che verrà valorizzata sia il 15%. È possibile infatti che la dimensione del pacchetto venga tarata sulla base dell’offerta presentata. La quota, in ogni caso, sarà di minoranza e probabilmente con poteri di governance limitati alla natura dell’investimento che, evidentemente, è prettamente finanziario. Da capire, infine, come potrebbe investire la cassa raccolta Atlantia. La holding ha certamente più volte manifestato interesse a crescere a livello internazionale, soprattutto nel settore degli aeroporti.
I PROTAGONISTI Sul tavolo di Atlantia sarebbero arrivate anche le offerte di Allianz, di Adia e di un fondo cinese. L’operazione vale fino a 3 miliardi