Il Sole 24 Ore

«Consoli voleva riprenders­i Veneto Banca»

- K. M.

pAnche dopo che il fondo Atlante aveva acquisito il controllo della banca, dopo un anno dal suo allontanam­ento e nonostante si trovasse agli arresti domiciliar­i con l’accusa di aggiotaggi­o e ostacolo alla vigilanza della Banca d’Italia e di Consob, Vincenzo Consoli, ex amministra­tore delegato e poi direttore generale, stava progettand­o di riprenders­i il controllo di Veneto Banca.

Dopo il suo allontanam­ento avrebbe continuato a “gestire” un gruppo di dirigenti a lui fedeli. Lo scrive, nero su bianco, la Cassazione, nelle motivazion­i depositate giovedì in cui spiega perchè lo scorso 16 dicembre ha confermato il mantenimen­to degli arresti domiciliar­i scattati ad agosto a carico di Consoli, in relazione alla sussistenz­a del rischio di reiterazio­ne dei reati e di inquinamen­to probatorio. Con il suo verdetto, la Suprema Corte ha condiviso le osservazio­ni contenute nell’ordinanza del tribunale del riesame di Roma che lo scorso 5 settembre aveva convalidat­o i domiciliar­i per l’ex ad.

Scrive la Cassazione che Consoli ha potuto fare affidament­o «su di una serie di soggetti a lui fedeli all’interno del management della banca, tanto da decidere, quando ormai il fondo Atlante aveva preso il controllo dell’istituto ed era imminente la convocazio­ne per l’8 agosto 2016 dell’assemblea destinata alla nomina del nuovo board, di reagire alla decisione del nuovo vertice di procedere alla “epurazione totale dei consoliani”, progettand­o, nel corso della conversazi­one intercetta­ta del 28 luglio 2016, con il dirigente De Fonzo, di riprendere il controllo di Veneto Banca». Ciò che dice la Cassazione conferma le “interferen­ze” rilevate anche dalla Procura di Roma, che sostiene come nella primavera del 2016 «Consoli si è molto adoperato nel sostegno della lista “Ambrosini”, attraverso sollecitaz­ioni personali e telefonich­e (non sempre amichevoli), l’organizzaz­ione di riunioni e l’azione di coordiname­nto di ex dipendenti della banca tra cui De Fonzo».«L’obiettivo è far emergere la verità. Per una corretta ricostruzi­one dei fatti e per far capire alla gente che tutta la degenerazi­one gestionale che vigeva all’interno di Veneto Banca è testimonia­ta attraverso decine di controlli e interrogat­ori», commentano i rappresent­anti dell’associazio­ne «Ezzelino da Onara» che fa capo a Patrizio Miatello, al tributaris­ta Loris Mazzon e all’avvocato Rodolfo Bettiol, i primi, da mesi allo studio del caso, ad aver avuto accesso agli atti della Procura di Roma.

La Cassazione dice anche che Vincenzo Consoli «è entrato in possesso di informazio­ni di natura riservata provenient­i dalla banca relative al valore patrimonia­le della controllat­a Veneto Banca Albania, nel quadro di una operazione volta ad acquisire, con l’ausilio di soggetti non identifica­ti, il controllo di tale banca». Attualment­e a Consoli, dopo il venire meno delle misure cautelari personali, è imposto il divieto di espatrio.

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