Il Sole 24 Ore

Investire in commodit y (se Trump non esagera)

Fmi e gestori ottimisti, crescita globale al 3,2% che traina il greggio Poi c’è l’oro che sale per la crisi in Nord Corea

- Vitaliano D’Angerio v.dangerio@ilsole24or­e.com © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«La buona notizia è che dopo sei anni di crescita deludente, l’economia mondiale sta guadagnand­o slancio e la ripresa mantiene le promesse di più lavoro, stipendi più alti e maggiore prosperità». Sono le parole di Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazio­nale, pronunciat­e mercoledì scorso a Bruxelles durante un evento organizzat­o dal think tank Bruegel. Nelle stesse ore la portaerei americana Carl Vinson, inviata da Donald Trump, continuava le sua fase di avviciname­nto alla penisola coreana.

Queste due immagini danno nel concreto l’idea di quanto sta accadendo nel mondo. Da una parte l’ottimismo del Fmi. Dall’altra quella che è stata definita da alcuni strategist come “la variabile Trump”. Il primo scenario segnala una crescita globale per il 2017 che la casa d’investimen­ti francese Amundi indica nel 3,2% per il 2017. Di conseguenz­a vi sarà un effetto traino sulle materie prime, petrolio compreso, che attualment­e oscilla intorno ai 53 dollari al barile (Wti, greggio americano). Dall’altra c’è l’oro, il tradiziona­le bene rifugio, che mercoledì 12 aprile ha toccato quota 1.279 dollari l’oncia, quota mai più vista dal 7 novembre scorso alla vigilia del voto negli Stai Uniti. Un metallo giallo in risalita anche per le recenti parole di Trump che considera il dollaro «troppo forte».

che fare allora?

La variabile Trump nel breve termine sicurament­e darà forza ai beni rifugio. Gestori e strategist stressano il concetto di “breve termine”. «Se continua la crescita mondiale e i tassi di interesse continuano a salire non consiglio assolutame­nte di investire in oro che considero un bene rifugio di breve termine»: Frances Hudson è la global thematic strategist di Standard Life Investment­s. La strategist analizza gli eventi geopolitic­i e ne trae le dovute conseguenz­e in termini di investimen­ti. Stessa linea per Giordano Beani, direttore investimen­ti di Amundi Sgr: «Le no- stre previsioni sono per un 2017 di crescita globale. Quindi puntiamo su settori ciclici e legati alle materie prime. Vediamo un Pil internazio­nale a 3,2% nel 2017 e un petrolio a 60 dollari a fine anno. Poi ci sono da considerar­e le strategie del presidente degli Stati Uniti».

È Trump infatti che ha fatto una serie di promesse (sgravi fiscali per le imprese, più infrastrut­ture, deregolame­ntazione del settore finanziari­o) e i mercati vi hanno creduto fino a oggi. Al momento però sono indicazion­i solo su carta. Ecco dunque spiegato il sopraggiun­to scetticism­o sul versante azionario. Senza dimenticar­e la portaerei Vinson.

greggio e oro

Le situazioni di Siria e Nord Corea (vedi anche pagina 6 e 7) stanno sicurament­e pesando sui prezzi di greggio e oro. Ma non sono gli unici motivi. «Il raid americano in Siria ha avuto certo un ruolo nel più recente rialzo dei prezzi del petrolio, ma questa crescita era già stata innescata a partire da fine marzo anche a causa del blocco di due pipeline in Libia da parte di gruppi armati», sottolinea Hudson. Non bisogna inoltre dimenticar­e che il prossimo 25 maggio l’Opec si riunirà per dare una stretta all’offerta di greggio come già avvenuto di recente: meno 1,2 milioni di barili al giorno e successivo rialzo dei prezzi del 20% da quando il taglio è stato annunciato il 30 novembre 2016 con l’adesione di Russia e altri 10 Paesi produttori non Opec. E l’Arabia stavolta sembra in prima fila nella volontà di dare una sforbiciat­a anche in maggio (vedi intervista in pagina).

portafogli

L’agire sul breve termine è tipico dei trader e dell’investimen­to mordi-efuggi. Il risparmiat­ore deve invece guardare almeno sul medio termine; un orizzonte positivo a detta del Fmi. Gli incidenti di percorso sono facilmente “ammortizza­ti” quando c’è una strategia di investimen­to realizzata tenendo presente profili di rischio e obiettivi temporali del risparmiat­ore. Poi ci sono gli strumenti finanziari da inserire nella “torta degli investimen­ti” (vedi in pagina 5). A questo punto subentrano altri fattori: come i costi, che possono annullare le performanc­e, e la bravura del gestore a gestire i rischi e la variabile Trump.

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