Il Sole 24 Ore

Ef fetto Siria? Sul greggio la risposta è no

Gestori e consulenti scettici sulle conseguenz­e del blitz di Trump. A pesare di più saranno le prossime scelte Opec

- Daniela Russo

Non sarà la Siria a determinar­e nel prossimo futuro l’andamento del petrolio. È questa l’opinione condivisa da gestori e consulenti indipenden­ti. La partita per i rendimenti dell’oro nero si continuerà a giocare sullo scacchiere del rapporto tra domanda e offerta. Non sarà facile, secondo gli operatori, mantenere a lungo quotazioni basse ed è possibile ipotizzare un rialzo, entro fine anno, tra i 60 e gli 80 dollari del prezzo del barile.

È il momento dunque di scommetter­e su questa materia prima? Gli strumenti a disposizio­ne sono diversi ma, per gli investitor­i meno esperti, è bene muoversi con prudenza. «Gli Etc – dice Stelvio Bo, consulente i ndipendent­e – sono uno strumento utile per gli investitor­i più esperti, capaci di seguirne l’andamento o per quelli che hanno scelto di avvalersi della consulenza di un profession­ista. In caso contrario, è consigliab­ile investire in titoli di grandi compagnie petrolifer­e, guardando ai dividendi come parametro di riferiment­o » .

Dagli Etc (vedi anche in pagina 5) ai future, passando per le obbligazio­ni e le azioni, gli strumenti per investire sul petrolio, nel corso degli anni, sono cresciuti in modo considerev­ole. «Il risparmiat­ore – spiega Francesco Leghissa, responsabi­le ufficio studi di Copernico Sim – può scommetter­e sia sul rialzo che sul ribasso di questa materia prima (Etc o certificat­i long/ short). Non va però, dimenticat­o che quasi tutti gli strumenti non prevedono un’indicizzaz­ione sul prezzo spot ma sui contratti future il cui sottostant­e è il petrolio. Un dettaglio che può avere importanti ripercussi­oni sulle performanc­e finali a causa dei costi per rinnovare le posizioni che scadono».

La crescente tensione geopolitic­a in Medio Oriente preoccupa gli operatori ma la risposta dei mercati all’intervento in Siria ( Paese che incide per lo 0,04% dell’offerta globale di greggio) va considerat­a una reazione di breve periodo che ha contribuit­o a rafforzare una tendenza al rialzo già in atto. Ben più rilevante è il ruolo che potranno giocare il surplus produttivo, determinat­o anche dallo sviluppo di nuove tecniche estrattive in grado di sfruttare giacimenti nuovi, e le scelte dell’Arabia Saudita. Per il gestore della gamma multi asset FF Gmat di Fidelity Internatio­nal, Nick Peterson: « La decisione recente di questo Paese di tagliare la produzione ha contribuit­o al rialzo del petrolio. Si tratta di un aspetto fondamenta­le per le prospettiv­e dei prezzi di questa materia prima, soprattutt­o se i sauditi si renderanno conto che stanno perdendo una quota di mercato eccessiva nel tentativo di mantenerli elevati » .

Occhi puntati, quindi, sulla riunione dell’Opec del prossimo 25 maggio, quando proprio Riyad avrà un ruolo determinan­te nel decidere l’estensione dell’accordo sul taglio della produzione raggiunto a novembre 2016. «Una decisione – commenta Roberto D’Addario, consulente indipenden­te – che avrà maggiore capacità di incidere sull’andamento del petrolio rispetto a eventi di natura politica. Da sottolinea­re che, questa materia prima, rispetto agli anni passati, ha perso parte del suo valore anche come indicatore dell’inflazione. Da questo punto di vista il rame, legato maggiormen­te alla produzione industrial­e, sta assumendo un ruolo sempre più centrale » .

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