Ef fetto Siria? Sul greggio la risposta è no
Gestori e consulenti scettici sulle conseguenze del blitz di Trump. A pesare di più saranno le prossime scelte Opec
Non sarà la Siria a determinare nel prossimo futuro l’andamento del petrolio. È questa l’opinione condivisa da gestori e consulenti indipendenti. La partita per i rendimenti dell’oro nero si continuerà a giocare sullo scacchiere del rapporto tra domanda e offerta. Non sarà facile, secondo gli operatori, mantenere a lungo quotazioni basse ed è possibile ipotizzare un rialzo, entro fine anno, tra i 60 e gli 80 dollari del prezzo del barile.
È il momento dunque di scommettere su questa materia prima? Gli strumenti a disposizione sono diversi ma, per gli investitori meno esperti, è bene muoversi con prudenza. «Gli Etc – dice Stelvio Bo, consulente i ndipendente – sono uno strumento utile per gli investitori più esperti, capaci di seguirne l’andamento o per quelli che hanno scelto di avvalersi della consulenza di un professionista. In caso contrario, è consigliabile investire in titoli di grandi compagnie petrolifere, guardando ai dividendi come parametro di riferimento » .
Dagli Etc (vedi anche in pagina 5) ai future, passando per le obbligazioni e le azioni, gli strumenti per investire sul petrolio, nel corso degli anni, sono cresciuti in modo considerevole. «Il risparmiatore – spiega Francesco Leghissa, responsabile ufficio studi di Copernico Sim – può scommettere sia sul rialzo che sul ribasso di questa materia prima (Etc o certificati long/ short). Non va però, dimenticato che quasi tutti gli strumenti non prevedono un’indicizzazione sul prezzo spot ma sui contratti future il cui sottostante è il petrolio. Un dettaglio che può avere importanti ripercussioni sulle performance finali a causa dei costi per rinnovare le posizioni che scadono».
La crescente tensione geopolitica in Medio Oriente preoccupa gli operatori ma la risposta dei mercati all’intervento in Siria ( Paese che incide per lo 0,04% dell’offerta globale di greggio) va considerata una reazione di breve periodo che ha contribuito a rafforzare una tendenza al rialzo già in atto. Ben più rilevante è il ruolo che potranno giocare il surplus produttivo, determinato anche dallo sviluppo di nuove tecniche estrattive in grado di sfruttare giacimenti nuovi, e le scelte dell’Arabia Saudita. Per il gestore della gamma multi asset FF Gmat di Fidelity International, Nick Peterson: « La decisione recente di questo Paese di tagliare la produzione ha contribuito al rialzo del petrolio. Si tratta di un aspetto fondamentale per le prospettive dei prezzi di questa materia prima, soprattutto se i sauditi si renderanno conto che stanno perdendo una quota di mercato eccessiva nel tentativo di mantenerli elevati » .
Occhi puntati, quindi, sulla riunione dell’Opec del prossimo 25 maggio, quando proprio Riyad avrà un ruolo determinante nel decidere l’estensione dell’accordo sul taglio della produzione raggiunto a novembre 2016. «Una decisione – commenta Roberto D’Addario, consulente indipendente – che avrà maggiore capacità di incidere sull’andamento del petrolio rispetto a eventi di natura politica. Da sottolineare che, questa materia prima, rispetto agli anni passati, ha perso parte del suo valore anche come indicatore dell’inflazione. Da questo punto di vista il rame, legato maggiormente alla produzione industriale, sta assumendo un ruolo sempre più centrale » .