La Pasqua frena i mercati
Diminuito il volume degli scambi e prevale la ricerca di porti sicuri per gli investimenti
Le vacanze pasquali hanno dettato un ritmo lento anche sui mercati finanziari. Sono stati rilasciati pochi dati macroeconomici e il volume degli scambi è diminuito. All’indolenza ha corrisposto una strategia prudente di ricovero dei portafogli nei porti sicuri: titoli di Stato americani e tedeschi, yen, Oro.
Anche il dollaro si è mantenuto tonico: l’indice sintetico del cambio contro le principali valute è a quota 100 e sull’euro resta vicino a 1,06. Il presidente degli Stati Uniti Trump cerca di limitare la sua corsa perché non freni le esportazioni, ma l’esortazione pubblica alla Federal Reserve affinché mantenga bassi i tassi di interesse ha prodotto solo una modesta flessione, presto recuperata. Il biglietto verde rispecchia il buon passo dell’economia americana fin qui; i dubbi che trattengono Wall Street dopo il rally iniziato con l’elezione di Trump riguardano — piuttosto — la realizzazione delle sue promesse espansive. Per esempio, la fiducia dei consuma- tori misurata dall’Università del Michigan diffusa nei giorni scorsi ha segnalato il miglioramento della componente che riguarda le condizioni attuali, ma la stasi delle aspettative. E le obbligazioni statunitensi sono la prova del nove che, al momento, gli investitori non prezzano un surriscaldamento del ciclo tale da richiedere una restrizione monetaria: il rendimento del Treasury decennale è calato al 2,2%, un livello ante-presidenziali, e quello del biennale è sotto l’1,2%, e quindi sconta poco più di un ritocco dello 0,25% (ora il tasso base è nella fascia 0,75%-1%) nei prossimi mesi, forse prima dell’estate. Le tensioni geopolitiche alimentate dalla Casa Bianca con la Russia per la questione mediorientale e con la Corea, hanno dato altra linfa alla prudenza. Solo il petrolio, spinto pure dal calo delle scorte e dal taglio alla produzione dei Paesi Opec, è balzato a dispetto del dollaro forte (la sua moneta di denominazione, che si muove in senso inverso).
La stessa circospezione ha interessato i parterre del Vecchio Continente, che a breve affronta le elezioni francesi e il rischio di un aumento delle fazioni nazionaliste. Le azioni sono scese, il Bund tedesco ha ripreso quota e lo spread dei titoli governativi meno virtuosi si è ampliato; il differenziale del BTp italiano si è allargato oltre il 2,1 per cento.