Il Sole 24 Ore

Manovrina, oltre 2 miliardi da imprese e profession­isti

Quanto pesano split payment, compensazi­oni, Ace e marchi fuor i dal Patent box I numeri della stretta fiscale del decreto correttivo

- Mobili e Trovati u

pUna correzione fiscale da oltre due miliardi, concentrat­a su imprese e profession­isti: è il cuore del decreto con la manovrina sui conti pubblici, che chiede poi 400 milioni al comparto giochi ed è atteso oggi al Quirinale. Almeno 1,2 miliardi dovrebbero arrivare dall’estensione dello split payment, che vedrà anche i profession­isti fra i fornitori destinatar­i di fatture senza Iva, mentre il meccanismo si applicherà anche alle società pubbliche e alle maggiori quotate. Circa 900 milioni sono attesi dai nuovi vincoli sulle compensazi­oni dei crediti fiscali, e al conto si aggiungono anche la stretta sui bonus fiscali alla capitalizz­azione delle imprese e l’esclusione dei marchi dal Patent Box.

pNel binomio fra «correzione» e «crescita» che secondo le parole del governo guida il decreto con la manovrina - atteso per oggi al Quirinale dopo la «bollinatur­a» della Ragioneria generale - , nel capitolo fiscale è il primo termine a dominare: una correzione che vale almeno 2,1 miliardi, e che per esigenze di cassa dello Stato finisce per concentrar­si sulle casse di imprese e profession­isti. Al conto si aggiungono poi almeno 400 milioni concentrat­i sul comparto giochi.

Split payment

In termini di valori in gioco, lo split payment è il protagonis­ta indiscusso delle novità in arrivo, con la sua duplice estensione: dal 1° luglio anche i profession­isti saranno fra i fornitori destinatar­i di fatture senza Iva, e il meccanismo si estenderà alle società controllat­e (in via diretta e indiretta) da Stato ed enti locali e alle maggiori quotate. In soldoni, si tratta di evitare alla radice il rischio di evasione Iva facendo versare direttamen­te l’imposta dai soggetti, Pa, società controllat­e e quotate, che ricevono beni e servizi. L’obiettivo è di far crescere il gettito Iva di almeno 1,2 miliardi, ma con un effetto collateral­e non da poco: quello di sottrarre ai fornitori liquidità e Iva a credito, utile nel gioco delle compensazi­oni sull’imposta, mentre sono ancora da costruire le garanzie sull’effettiva liquidazio­ne dei rimborsi in tre mesi, come prevede la norma che nel 2015 ha introdotto in Italia il primo split payment, quello con la Pa “propriamen­te detta”. Non solo: proprio al rispetto di questo termine, essenziale per evitare di imporre agli operatori economici forme alternativ­e (e costose) di finanziame­nto a breve, è legato il via libera definitivo della commission­e all’ampliament­o del meccanismo e alla sua proroga fino al 2020 chiesta dall’Italia per ridurre il famigerato «tax gap» Iva. Anche dopo l’avvio a pieno ritmo dello «split payment 1.0», che secondo l’agenzia delle Entrate ha ridotto il gap di 3,5 miliardi, la differenza fra imposta potenziale e gettito reale viaggia intorno ai 37 miliardi all’anno. Per i profession­isti, dal commercial­ista revisore dei conti all’ingegnere o all’avvocato che forniscono consulenze, lo split si aggiungerà alla ritenuta alla fonte per le imposte sui redditi, cioè proprio alla ragione che aveva determinat­o la loro esclusione dal primo split.

Compensazi­oni

Il filo rosso dell’anti-evasione percorre anche le nuove regole in arrivo per le compensazi­oni dei crediti derivanti da imposte dirette, addizional­i Irpef locali, Irap e Iva. Sul punto le novità, con un maggior gettito atteso da circa 900 milioni secondo le prime stime, sono due: l’obbligo di passare dal visto di conformità rilasciato dagli intermedia­ri abilitati riguarderà, una volta in vigore la manovrina, tutte le compensazi­oni da 5mila euro in su, mentre fino a oggi la soglia è stata fissata a 15mila euro. Il diritto all’utilizzo del credito d’imposta in compensazi­one, che viene vincolato dal decreto alla dichiarazi­one dei redditi, sposta di fatto in avanti l’incasso», che diventa possibile solo da settembre: un vincolo, questo, immediatam­ente operativo, che impatterà già a partire dalle prossime dichiarazi­oni.

Ace

Altre decine di milioni sono poi attese dai ritocchi su Ace e Patent Box: in questo caso le cifre complessiv­e non sono enormi, ma per i diretti interessat­i la stretta da «correzione» è sensibile. Sull’Ace si riduce di due anni l’orizzonte temporale su cui calcolare l’incremento di investimen­ti e conferimen­ti che dà diritto all’«aiuto alla crescita economica», cioè al bonus fiscale sulla capitalizz­azione delle imprese. La nuova norma, infatti, prevede che l’incremento sia calcolato sugli ultimi cinque esercizi, e non più a partire dal 2010 come indicano le regole attuali: in questo modo il valore dell’Ace si riduce, dopo che già l’ultima legge di bilancio aveva rivisto al ribasso il coefficien­te nozionale con cui determinar­e l’aiuto.

Patent Box

Simile è l’impatto della tagliola al Patent Box, cioè alla detassazio­ne dei valori intangibil­i delle imprese: con la correzione, i marchi vengono esclusi dal beneficio che invece continuerà a riguardare brevetti, software e know how. Con l’uscita dei marchi si perde uno degli snodi chiave del Made in Italy, mentre altri Paesi sono più competitiv­i su brevetti e software: proprio per questa ragione il nostro Paese ha ingaggiato una battaglia interpreta­tiva con l’Ocse, persa però come certifica la manovrina.

Giochi

Un contributo importante per riportare i conti italiani sui binari tracciati da Bruxelles è chiesto al comparto dei giochi: il conto vale circa 400 milioni in termini struttural­i, a cui si aggiunge una dote una tantum (800 milioni fra questo e il prossimo anno) attesa dall’anticipo del rinnovo per la concession­e del Gratta e Vinci (anche online). La parte struttural­e poggia invece soprattutt­o sull’aumento del prelievo erariale unico (Preu) su new slot e videolotte­ry e sulla cosiddetta “tassa sulla fortuna”, cioè il prelievo sulle vincite.

L’aumento fiscale, che riduce inevitabil­mente le somme restituite in vincite ai giocatori (payout), tende però a ridurre la raccolta: con l’ultimo aumento, scritto nella legge di stabilità per il 2016, la raccolta su new slot e Vlt si è ridotta di circa il 6%. Sulla tassa della fortuna, poi, c’è da valutare l’effetto prodotto dall’incremento, dal 6 all’8%, del prelievo sulle vincite al lotto: in questo caso, è lo Stato a tenere il banco, e l’aumento si traduce in un taglio netto del payout.

SPLIT PAYMENT L’estensione del meccanismo rischia di sottrarre ai fornitori liquidità e Iva a credito mentre vanno ancora costruite le garanzie per i rimborsi in 3 mesi

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