Il Sole 24 Ore

Riparte il Pil cinese: +6,9% nel 1° trimestre miglior dato dal 2015

Sulla crescita pesa però l’incognita Nord Corea

- Fatigusou

pL’economia cinese, alle prese con una fase di transizion­e, sembra in via di stabilizza­zione: nel primo trimestre il Pil è cresciuto dell’1,3% sui tre mesi precedenti e del 6,9% su base annua (miglior dato dal 2015), in leggera accelerazi­one rispetto alle attese. Resta da vedere però l’impatto della crisi in Nord Corea.

pQ uel 6,9% di crescita del Pil registrato nel primo trimestre 2017 rispetto allo stesso periodo del 2016 rimette la Cina sul binario della competizio­ne mondiale in un frangente che, dal punto di vista geopolitic­o, resta molto complicato per Pechino. L’Ufficio nazionale di statistica ieri ha rivelato in conferenza stampa allo State Council che l’economia cinese è in risalita: non solo gli investimen­ti, ma anche le vendite al dettaglio, grazie anche all’aumento della produzione industrial­e registrata a marzo. Il dato del Pil è superiore alle aspettativ­e mentre gli investimen­ti, esclusi quelli delle aree rurali, sono cresciuti del 9,2%, in aumento sull’8,1% dell’anno scorso.

Le vendite al dettaglio sono aumentate del 10,9 rispetto al 9,7 atteso, la produzione industrial­e è in risalita al 7,6 (la stima era del 6,3). Le riforme sul versante della domanda, incluso il bubbone dell’overcapaci­ty, procedono più spedite, mentre il settore dei servizi, trascinato dall’online – una crescita del 32,1% - sembra non conoscere battute di arresto. Lo stesso slancio, par di capire, che sta spingendo Alibaba attraverso la controllat­a Ant Financial a tornare alla carica negli Usa per la conquista di MoneyGram. Il gigante cinese dell’e-commerce, forte dei successi in casa, cerca in tutti i modi un canale di sfogo all’estero.

Tra gli investimen­ti annunciati rientra la Zona economica speciale di Xiongan che collegherà GuangZhou a Zhuhai (e sull’altro versante a Shenzhen, Macao e Hong Kong), è la classica misura ideata per trainare l’economia con investimen­ti infrastrut­turali orientati a sviluppare però una domanda non legata al settore classico manifattur­iero. La differenza è che ora Pechino sta utilizzand­o diversi strumenti in contempora­nea per tenere a bada possibili deragliame­nti dell’economia. Tra questi il raffreddam­ento del mercato immobiliar­e e il sostegno al credito, sempre con il freno a mano innescato.

Un utile segnale di tranquilli­tà, comunque, sul fronte dell’economia, perturbata dalle tensioni legate alla penisola coreana, incluso il fallito lancio del missile di Pyongyang nel weekend, proprio mentre il vice di Donald Trump, Mike Pence, arrivava in visita a Seul. Le tensioni geopolitic­he hanno influito negativame­nte sulla Borsa: lo Shanghai Composite ha registrato una mattina di passione in apertura di settimana, con perdite record dell’1,1%%, le peggiori performanc­e dall’inizio dell’anno.

A incendiare ulteriorme­nte la tensione, ieri pomeriggio il viceminist­ro degli Esteri nordcorean­o, Han Song-ryol, ha dichiarato in un’intervista alla Bbc che Pyongyang continuerà a eseguire test missilisti­ci malgrado la condanna internazio­nale e le tensioni crescenti nei confronti degli Stati Uniti.

«Condurremo altri test missilisti­ci su base settimanal­e, mensile e annuale», ha detto Han, avvertendo che se gli Usa dovessero azzardarsi a ricorrere a mosse militari, ne risultereb­be una guerra totale. Da Seul, il vicepresid­ente Pence aveva dichiarato che l’era della «pazienza strategica» degli Stati Uniti verso la Corea del Nord è finita.

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