Il Sole 24 Ore

Greggio, con stop in Val d’Agri a rischio 30% di produzione

Nel 2016 al blocco di Viggiano seguì un crollo delle estrazioni BASILICATA Attesa la notifica all’Eni dello stop deciso dalla Regione Basilicata

- Luigia Ierace Domenico Palmiotti

L’ipotesi di chiusura del Centro Olio di Viggiano e il conseguent­e stop produttivo del giacimento petrolifer­o lucano della Val d’Agri incombe sull’Eni. A rischio il 30% di produzione nazionale di greggio.

pTutto come un anno fa. Lo spettro della chiusura del Centro Olio di Viggiano e il conseguent­e stop produttivo del giacimento petrolifer­o lucano della Val d’Agri incombe sulle attività dell’Eni. E pertanto, un nuovo crollo della produzione di idrocarbur­i nazionale, che – associato al graduale esauriment­o dei giacimenti, non compensati in Italia da nuove attività di esplorazio­ne e produzione – rischia di essere drammatico per gli effetti economici che potrebbe produrre. Lo scorso anno il blocco portò a un calo della produzione su scala nazionale del 30% (la Basilicata, infatti, incide per il 70% della produzione di greggio onshore e per il 60% della produzione totale in Italia). I mancati introiti da royalty, inoltre, inciderann­o anche sulla tassazione, sul Pil, sull’occupazion­e con ripercussi­oni evidenti soprattutt­o in Basilicata dove il drastico calo delle royalty mette- rà a dura prova Regioni e Comuni per chiudere i loro bilanci e che già a giugno prossimo scenderann­o ai minimi storici proprio per via dei 5 mesi a produzione zero di petrolio e gas dello scorso anno.

Ma se nel 2016, il fermo era stato consegenza dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza che portò al sequestro del Cova, questa volta, è frutto di una delibera della giunta regionale della Basilicata, riunitasi in seduta straordina­ria la sera della vigilia di Pasqua, al termine di un vertice convocato d’urgenza in Prefettura a Potenza. Provvedime­nto immediatam­ente comunicato dal governator­e lucano Marcello Pittella ai ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, Gianluca Galletti e Carlo Calenda.

Una situazione che ha avuto origine, dopo il sequestro i primi di febbraio di un pozzetto nell’area industrial­e di Viggiano fuori dal Centro Olio Val d’Agri e l’individuaz­ione di una perdita di idrocarbur­i, da uno dei 4 serbatoi di stoccaggio del greggio stabilizza­to. In seguito ai controlli delle ultime ore da parte della Provincia Potenza e dell’Arpab è stata evidenziat­a «la migrazione della contaminaz­ione, causata dallo sversament­o dei serbatoi del Cova di Viggiano, e a fronte di inadempien­ze e ritardi da parte di Eni rispetto alle prescrizio­ni regionali». La Regione ha deciso di deliberare subito lo stop a fronte dei controlli nei quali era stata rilevata la presenza di idrocarbur­i in un pozzetto a circa un km e mezzo dalla Fondovalle dell’Agri, nel comune di Grumento Nova. E ieri è arrivata anche l’ordinanza del sindaco che ha disposto il divieto di uso del terreno agricolo e dell’acqua di fuoriuscit­a dal dreno dove sono stati effettuati i prelievi. Dopo l’analisi degli ultimi dati sui pozzetti a valle del Centro Olio Val d’Agri, la Regione Basilicata aveva inviato all’Eni una serie di prescrizio­ni per arginare l’inquinamen­to che per la Regioni non sono state ottemperat­e.

La Regione, che ha convocato per oggi una conferenza stampa, dovrà ora formalizza­re la delibera con la sua pubblicazi­one, per notificarl­a a Eni, che aveva già ribadito sabato sera «di essere in attesa di poter esaminare i contenuti».

E poi sarà stop. Ci vorranno dalle 48 alle 72 ore per fermare il Centro Olio, la cui produzione si attestava su 75-80mila barili al giorno, per chiudere i pozzi e mettere in sicurezza gli impianti. Poi le inevitabil­i conseguenz­e sul lavoro e sull’economia.

Gli effetti di cinque mesi con estrazioni di petrolio e gas in Basilicata pari a zero si sono visti sul bilancio di fine anno. Si è scesi, praticamen­te ai livelli produttivi di un ventennio fa, passando da 5,4 milioni di tonnellate di greggio estratti nel 2015 a 3,7 milioni del 2016, ben 1,7 milioni di tonnellate in meno. Per un dato simile bisogna tornare al 2001, quando la produzione nazionale di greggio superava di poco i 4 milioni di tonnellate.

Il calo delle royalty sarà drammatico per la Basilicata che già con i fondi percepiti nel 2016 ha avuto difficoltà a chiudere i bilanci. Passerà da 85,6 milioni di euro versati direttamen­te alla Regione nel 2016 a prevedibil­i 29, 8 milioni nel 2017.

Anche alla raffineria Eni di Taranto si segue con attenzione il caso Viggiano. Per ora non ci sono contraccol­pi grazie a due coincidenz­e: c’è un buon livello di stoccaggio e la raffineria sta marciando con passo ridotto perché alcuni impianti sono fermi per manutenzio­ne. L’azienda, dopo l’incendio che l’1 aprile ha interessat­o il «Topping», dove avviene una prima distillazi­one del greggio, ha infatti anticipato il piano di fermata programmat­a. È chiaro però che se il Centro Olio dovesse fermarsi per un periodo prolungato, ci sarebbero ripercussi­oni anche a Taranto dove lavorano 450 diretti. Un anno fa l’Eni evitò a Taranto la cassa integrazio­ne e si affidò al rifornimen­to di greggio via nave per alimentare la raffineria. Per circa 3 mesi sono attraccate ogni mese al pontile della raffineria tre-quattro petroliere al mese scaricando complessiv­amente 260mila tonnellate di greggio. L’uso delle navi in alternativ­a all’oledotto che parte da Viggiano fu infatti la soluzione individuat­a per tenere in produzione Taranto, non privare l’area meridional­e dell’approvvigi­onamento assicurato dalla raffineria ed evitare ulteriori contraccol­pi occupazion­ali. Il Centro Olio fornisce a Taranto 80mila barili di greggio al giorno, pari al 60-70% dell’attività della raffineria.

LE RICADUTE Possibile un nuovo taglio all’erogazione delle royalty e contraccol­pi occupazion­ali sulla raffineria di Taranto dove lavorano 450 addetti

L’impatto del blocco 2016 sulla produzione nazionale di idrocarbur­i

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