Il Sole 24 Ore

Ai fondi esteri immobili per 25 miliardi in Italia

I maggiori portafogli sono detenuti dal gruppo Usa Blackstone e dal fondo sovrano del Qatar

- Dezza

Investitor­i esteri sempre e più a caccia di immobili italiani: i fondi (Blackstone e Qatar in testa) ne detengono per 25 miliardi; 9,5 gli acquisiti complessiv­i lo scorso anno.

Immobili di pregio, siano essi uffici, negozi o alberghi di lusso, e asset trofeo da tenere in portafogli­o sono il territorio di caccia dei grandi i nvestitori esteri nel mercato immobiliar­e italiano. Nonostante le accuse di scarsa trasparenz­a, mancanza della certezza della fiscalità e un rischio Paese oggi basso ma che potrebbe riaccender­si, assicurazi­oni e fondi immobiliar­i esteri, gruppi di private equity e fondi sovrani mediorient­ali si fanno concorrenz­a per mettere le mani sui pochi immobili in vendita in Italia che rispondano ai canoni standard accettati ormai a livello internazio­nale. M a piacciono anche i centri commercial­i, quelli più redditizi, e residenze sanitarie e case per studenti, l'ultima frontiera scoperta dai protagonis­ti del real estate.

L'ultima operazione in ordine di tempo è l'acquisizio­ne da parte del gruppo francese Ardian del fondo Cloe di Prelios, sei immobili per uffici tra Milano, Roma e Bari, per un valore di 300 milioni di euro. In mani straniere potrebbe finire anche il portafogli­o di Edison - del valore di 200-250 milioni di euro - che comprende la storica sede di Foro Bonaparte a Milano e un immobile a Sesto San Giovanni. Un deal “core” ( a reddito) di quelli che fanno ora gola agli investitor­i. La competizio­ne sulla gara è alta e vede in gara Allianz ed Axa, ma anche Blackstone.

In totale, secondo i dati di Scenari Immobiliar­i, oggi sono in mano estera asset per circa 24,5 miliardi di euro (analizzand­o gli acquisti dal 2005 in poi), di cui quasi 8 miliardi negli uffici, 8,7 miliardi nel retail e 3,5 miliardi nel settore dell'ospitalità. Solo lo scorso anno i volumi di i nvestiment­o complessiv­i sono stati pari a 9,5 miliardi di euro, almeno la metà realizzati con capitali esteri.

I maggiori portafogli sono in mano al colosso americano Blackstone e al fondo sovrano del Qatar. Ma sono proprio gli americani i soggetti più attivi.

Il private equity Usa ha accumulato dal 2012 a oggi asset per quasi quattro miliardi di euro in Italia, iniziando dall'acquisizio­ne della ex sede del Corriere della Sera in via Solferino fino all'ultima relativa tre immobili di uffici di Allianz che il gruppo lascerà per trasferirs­i nella torre di Citylife, e ad alcuni deal nella logistica. Il gruppo americano Hines non è da meno. L'anno scorso ha accumulato oltre 700 milioni di 7 Sono fondi di investimen­to controllat­i dai governi, di solito esportator­i di materie prime, che agiscono su scala globale. I proventi ottenuti da materie prime, esportazio­ni, surplus fiscali e riserve di valuta estera sono utilizzati per investire in strumenti finanziari - azioni, obbligazio­ni e immobili. Oggi ci sono oltre una ventina di fondi sovrani globali che hanno assunto ruoli di primo piano nell'industria finanziari­a asset di pregio, quasi tutti in centro a Milano, e pianifica di investire la stessa cifra anche nel 2017. Anche Cerberus ha asset in Italia per 700 milioni. Portafogli minori, ma sempre nell'ordine di qualche centinaia di milioni, sono in mano a Barings e Texas pacific group. E gli americani da sempre focalizzat­i sugli investimen­ti value added e opportunis­tici possono trovare ancora molte occasioni nella Penisola.

Il fondo sovrano del Qatar, invece, è arrivato in Italia più di un decennio fa e ha colleziona­to hotel di lusso, dal Gallia di Milano, il primo acquisto realizzato nel 2006, al Four Seasons di Firenze, passando per le quattro strutture di lusso della Costa Smeralda. Il Qatar però ha acquisito anche in due riprese il 100% di Porta Nuova, il progetto sviluppato da Hines a Milano. Il portafogli­o totale oggi potrebbe valere nel complesso due miliardi di euro. Intanto alcuni investitor­i privati vicini alla famiglia reale del Paese stanno colleziona­ndo hotel in Italia, dal Gritti di Venezia ai due hotel Starwood di Firenze.

Sempre negli hotel, il Principe di Savoia è di proprietà del sultano del Brunei (acquistato nel 2003 per 275 milioni), mentre un hotel a Marchio Waldorf Astoria verrà ospitato in parte degli spazi di Palazzo Broggi, ex sede di Unicredit in piazza Cordusio a Milano, dei cinesi di Fosun.

Attivi anche fondi e investitor­i inglesi, da Tristan a M&G, e soprattutt­o i francesi che sembrano avere preso il testimone dai gruppi tedeschi, oggi meno impegnati nel nostro mercato che in passato.

Tra i francesi spiccano Amundi, ma anche investitor­i quali Edf e Crédit Agricole assurances soci nella Sicaf alla quale Beni Stabili ha apportato 1,5 miliardi di immobili.

LO SPACCATO Boom dal 2005 a oggi: deal per quasi 8 miliardi negli uffici, 8,7 miliardi nel retail e 3,5 miliardi nel settore dell’ospitalità

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