Passi avanti ma tempi ancora lunghi per molti decreti
Il cantiere dell’attuazione non si ferma e ora attende il testo definitivo della manovrina correttiva che sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale nei prossimi giorni e con una settantina di articoli rinvierà a oltre venti provvedimenti in grado di mandare a regime l’aggiustamento dei conti chiesta da Bruxelles. Un ulteriore urgente carico di decreti e regolamenti che si va ad aggiungere allo stock di oltre 260 provvedimenti ancora in lista d’attesa per rendere operative le riforme per rilanciare l’economia. Riforme che anche l’Europa chiede in maniera pressante, con un effetto traino sul Pil tanto da essere cifrate nel Def in 2,9 punti in più di crescita entro cinque anni ma che potrebbero non ottenere i risultati promessi proprio perché rischiano di restare sulla carta. La manovrina avrà i tempi contingentati a differenza di altri interventi che a distanza di cinque anni seppure in piccola parte non hanno ancora trovato un quadro di riferimento. Per andare più indietro nel passato è il caso delle prime riforme del Governo Monti varate tra il 2011 e il 2012: al Salva- Italia, che pur nasceva come decerto legge urgentissmo, mancano ancora quattro atti così come il Dl Semplifica-Italia è tuttora orfano di sette provvedimenti.
La necessità di rendere applicative le riforme aumenta andando avanti nel tempo e anche interventi legislativi non così datati hanno ancora bisogno di essere tradotti in realtà: è il caso dei Dl firmati Letta che pur avendo anche loro carattere d’urgenza ed essendo ormai varati da tre anni restano in parte incompiuti, come il decreto Fare in attesa ancora di dodici attuazioni e la Stabilità per il 2014 a cui mancano ancora 14 tasselli. Dato che mette in evidenza la contraddizione tra norme emante sull’onda dell’emergenza spesso ricorrendo a decreti legge e ritardi nel far dispiegare a pieno i loro effetti.
Una contraddizione che rende ancor più evidente il nodo di fondo del procedere legislativo con manovre che non sanno camminare sulle proprie gambe e mettono il freno all’intento riformatore. E questo nonostante i ricorrenti impegni dei governi che si sono succeduti a mettere a punto norme che fossero autoapplicative. Per quanto su questo versante secondo le ultime stime di Palazzo Chigi si stiano facendo dei passi avanti. Infatti rispetto al 2014 quando la percentuale di “autoapplicatività” dei provvedimenti adottati sfiorava il 40% a inizio di quest’anno la quotà è salita al 60%. Anche se le buone intenzioni del Governo talvolta devono fare i conti con l’iter parlamentare che quasi sembre sovraccarica le riforme di altri provvedimenti attuativi. Allo stesso tempo va però registrato un trend in crescita nell’attuazione dello stock complessivo negli anni. Tant’è che la legge di bilancio di quest’anno non ha provocato la frenata registrata invece l’anno scorso. Certo è che - tanto più nel momento in cui l’Italia si adegua all’uso anglossassone del Freedom of information act - occorrerebbe maggiore trasparenza sul processo di attuazione delle leggi. Non più di tre anni fa era a buon punto il progetto curato dall’Ufficio per l’attuazione del programma di una banca dati pubblica a portata di tutti i cittadini, di cui si sono perse le tracce.