Il Sole 24 Ore

«Crescita deludente e disoccupaz­ione: il malato è l’Europa»

- Maximilian Cellino

pNon sarà forse Marine Le Pen a premere il bottone, ma l’Eurozona rischia seriamente di implodere su se stessa nel giro di poco tempo. Ha un’idea chiara in mente Christophe­r Probyn, capoeconom­ista di State Street Global Advisors: «L’euro è stato un grande errore». E la espone al tempo stesso con la massima decisione e anche con il distacco di chi osserva la faccenda da una posizione privilegia­ta, al di là dell’Atlantico.

Il giocattolo euro ha funzionato, almeno fino allo scoppio della crisi finanziari­a, poi però il meccanismo si è inceppato e da allora, nota Probyn, «la crescita economica è stata deludente, mentre il livello di disoccupaz­ione è aumentato, soprattutt­o fra i giovani giovani dove ha recentemen­te raggiunto livelli prossimi al 20% nella fascia al di sotto dei 25 anni: con queste premesse è logico assistere una sollevazio­ne politica, è soltanto una questione di tempo».

Il problema è infatti cronico, e per questo difficile da risolvere, almeno in tempi brevi. «L’euro stesso è i n gran parte responsabi­le della situazione attuale perché l'unione monetaria che è stata creata non è tale, è soltanto un regime vizioso di cambi fissi sulla base del quale per un Paese dell’Eurozona è assolutame­nte cruciale restare competitiv­o nei confronti degli altri membri» , prosegue l’economista, sottintend­endo il fatto che qualcuno (la Germania) è riuscito nell’intento e altri (l’Italia, ma non solo) no.

Ma soprattutt­o, non si vede tracciato un chiaro sentiero di uscita dal vicolo cieco in cui ci si è cacciati: «Per superare la divergenza che si è creata servirebbe­ro riforme struttural­i da parte dei Paesi rimasti i ndietro che permettess­ero loro di recuperare la competitiv­ità, e occorrereb­bero ancora di più trasferime­nti fiscali fra uno Stato e l’altro in grado di compensare le differenze di performanc­e, ma anche sotto questo aspetto l’opposizion­e dei più virtuosi è difficile da superare». L’aspetto soggettivo dei demeriti di alcuni membri dell’area euro si intreccia dunque al vizio di fondo del mancato comple-

LA MONETA UNICA «L’euro stesso è in gran parte responsabi­le della situazione attuale perché l’unione monetaria che è stata creata non è tale»

tamento di un’Unione fiscale nel tracciare un quadro senza molta speranza.

Nella mente dell’economista è purtroppo l’Italia a occupare la posizione più scomoda in questo scenario e il grafico della crescita economica dal 1999 aiuta a capire meglio la situazione: fino al 2007 – sottolinea – l’espansione è proseguita quasi senza intoppi «grazie al livello ridotto degli interessi che ha seguito l’introduzio­ne dell’euro e ha avuto un effetto simile a una scarica di zuccheri». Poi però, proprio come accadrebbe a un malato di diabete, l’effetto successivo è stato altrettant­o devastante e a oggi il Pil italiano viaggia ancora su valori del 10% più bassi rispetto a 10 anni fa.

«Servirebbe una crescita del 3% per almeno 3 anni in modo da mettere il mercato del lavoro sotto pressione e costringer­e le imprese ad assumere personale con minore esperienza, iniziando così a intaccare la disoccupaz­ione giovanile, l’Italia invece crescerà al massimo fra l’1 e l’1,5%», ammette Probyn. Difficile con queste premesse frenare il malcontent­o e le spinte antisistem­a: «Il vostro Paese è il principale candidato per una grande sorpresa elettorale ed è una bomba a orologeria per l’Europa».

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State Street. Christophe­r Probyn

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