«Crescita deludente e disoccupazione: il malato è l’Europa»
pNon sarà forse Marine Le Pen a premere il bottone, ma l’Eurozona rischia seriamente di implodere su se stessa nel giro di poco tempo. Ha un’idea chiara in mente Christopher Probyn, capoeconomista di State Street Global Advisors: «L’euro è stato un grande errore». E la espone al tempo stesso con la massima decisione e anche con il distacco di chi osserva la faccenda da una posizione privilegiata, al di là dell’Atlantico.
Il giocattolo euro ha funzionato, almeno fino allo scoppio della crisi finanziaria, poi però il meccanismo si è inceppato e da allora, nota Probyn, «la crescita economica è stata deludente, mentre il livello di disoccupazione è aumentato, soprattutto fra i giovani giovani dove ha recentemente raggiunto livelli prossimi al 20% nella fascia al di sotto dei 25 anni: con queste premesse è logico assistere una sollevazione politica, è soltanto una questione di tempo».
Il problema è infatti cronico, e per questo difficile da risolvere, almeno in tempi brevi. «L’euro stesso è i n gran parte responsabile della situazione attuale perché l'unione monetaria che è stata creata non è tale, è soltanto un regime vizioso di cambi fissi sulla base del quale per un Paese dell’Eurozona è assolutamente cruciale restare competitivo nei confronti degli altri membri» , prosegue l’economista, sottintendendo il fatto che qualcuno (la Germania) è riuscito nell’intento e altri (l’Italia, ma non solo) no.
Ma soprattutto, non si vede tracciato un chiaro sentiero di uscita dal vicolo cieco in cui ci si è cacciati: «Per superare la divergenza che si è creata servirebbero riforme strutturali da parte dei Paesi rimasti i ndietro che permettessero loro di recuperare la competitività, e occorrerebbero ancora di più trasferimenti fiscali fra uno Stato e l’altro in grado di compensare le differenze di performance, ma anche sotto questo aspetto l’opposizione dei più virtuosi è difficile da superare». L’aspetto soggettivo dei demeriti di alcuni membri dell’area euro si intreccia dunque al vizio di fondo del mancato comple-
LA MONETA UNICA «L’euro stesso è in gran parte responsabile della situazione attuale perché l’unione monetaria che è stata creata non è tale»
tamento di un’Unione fiscale nel tracciare un quadro senza molta speranza.
Nella mente dell’economista è purtroppo l’Italia a occupare la posizione più scomoda in questo scenario e il grafico della crescita economica dal 1999 aiuta a capire meglio la situazione: fino al 2007 – sottolinea – l’espansione è proseguita quasi senza intoppi «grazie al livello ridotto degli interessi che ha seguito l’introduzione dell’euro e ha avuto un effetto simile a una scarica di zuccheri». Poi però, proprio come accadrebbe a un malato di diabete, l’effetto successivo è stato altrettanto devastante e a oggi il Pil italiano viaggia ancora su valori del 10% più bassi rispetto a 10 anni fa.
«Servirebbe una crescita del 3% per almeno 3 anni in modo da mettere il mercato del lavoro sotto pressione e costringere le imprese ad assumere personale con minore esperienza, iniziando così a intaccare la disoccupazione giovanile, l’Italia invece crescerà al massimo fra l’1 e l’1,5%», ammette Probyn. Difficile con queste premesse frenare il malcontento e le spinte antisistema: «Il vostro Paese è il principale candidato per una grande sorpresa elettorale ed è una bomba a orologeria per l’Europa».