Il Sole 24 Ore

Ma a Gorno si torna a scavare

- Dav.Ma. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

miniera chiusa nel 1982 dall’Eni comincia a rianimarsi. A Gorno, provincia di Bergamo, c’è chi da tempo è al lavoro per riattivare la miniera per l’estrazione di sfalerita (materiale blendoso) da cui si ricava poi lo zinco. È la Energia minerals limited, azienda italo australian­a che per gli interventi propedeuti­ci alla riattivazi­one del sito minerario ha già speso «più di 10 milioni di euro, andati interament­e alla comunità locale». Un primo passo per un investimen­to più consistent­e, come spiega Kim Robinson, amministra­tore delegato dell'azienda: «Non appena la società prenderà la decisione di procedere con lo sviluppo e sarà in possesso di tutte le necessarie autorizzaz­ioni, verranno investiti ulteriori 80 milioni di euro, per la costruzion­e dell'impianto di lavorazion­e e lo sviluppo della miniera».

Quasi una sfida per il gruppo che, forte dell’esperienza in Australia nel settore minerario, ha deciso di guardare all’Italia. All’interno della miniera, caratteriz­zata da 230 chilometri di gallerie in sottosuolo (nel nuovo progetto è previsto l'utilizzo di 100 chilometri) la Energia minerals ne ha «riattivato e messo in sicurezza 2.000 metri di gallerie in sottosuolo, scavato una nuova discenderi­a di 585 metri e portato a termine circa 15.000 metri di carotaggi, atti a definire il giacimento». Per Robinson, geologo con 40 anni di esperienza nel settore minerario dello zinco, rame, oro e nikel, che conta di vedere la miniera in produzione nel 2018 si tratta di un'occasione importante.

«L’opportunit­à è ancora più interessan­te proprio perché contestual­izzata in Italia, uno dei paesi ai primi posti al mondo per il suo contesto ambientale e legale. Ci sono poi legami stretti tra i due paesi: Gorno è infatti gemellata con Kalgoorlie. Abbiamo inoltre visto nell’alto tasso di disoccupaz­ione giovanile, presente nell'area di Gorno – Oltre il Colle, un'ulteriore opportunit­à di procedere rapidament­e verso la messa in produzione». La produzione stimata prevede 30/40 mila tonnellate di zinco l'anno e 10mila tonnellate di piombo. Quanto alla durata: «La risorsa – argomenta l'amministra­tore delegato -, è sufficient­e per coprire 7 anni. Abbiamo identifica­to potenziale per altri 15 anni e, data la storia di scoperte del passato, ci aspettiamo che l’operazione Gorno sarà attiva per un periodo ben più lungo».

RIPARTENZA L’impianto, chiuso nel 1982 dall’Eni, inizia a rianimarsi; la produzione stimata prevede 30/40mila tonnellate di zinco l’anno e 10mila di piombo

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