Il Sole 24 Ore

Piano C sperimenta la formula multiservi­zi

- F. Gre.

p Da coworking, nato per le donne alle prese con il problema della conciliazi­one, a impresa sociale, con l’obiettivo di rimettere in pista profession­iste attraverso empowermen­t e percorsi su misura. Piano C ha cambiato pelle nei suoi primi cinque anni di storia, come racconta la direttrice generale Sofia Borri, «senza però perdere il suo nucleo originario, di uno spazio per il coworking con servizi per la conciliazi­one, ma integrato con altri percorsi». Un’anima “profit” attenta però a mantenere costi e servizi accessibil­i, ed una da impresa sociale, diventata il business primario. «Abbiamo deciso di non duplicare in altre città d’Italia il modello di Piano C, non ci sembra, la nostra, una “ricetta” riproducib­ile, ma abbiamo mantenuto una qualità dei servizi alta e abbiamo nel corso del tempo accolto richieste ed esigenze da parte di donne con delle difficoltà a rientrare nel mondo del lavoro» spiega Borri.

Da qui il via a servizi di accompagna­mento per lo sviluppo dei profili profession­ali destinati a donne «con un’alta formazione, spesso buone esperienze e grande volontà di rimettersi in gioco». Un modello ibrido, un laboratori­o che mette insieme due piani, nella convinzion­e che sia più efficace affiancare donne che non lavorano a donne attive nel mondo del lavoro. Dove il “profit” – le 19 postazioni di coworking, con ser- vizi di conciliazi­one come babyparkin­g o lavanderia – convive con le iniziative destinate a donne di talento che vogliono riqualific­arsi. «Siamo a contatto con un enorme capitale umano spesso disperso, che il Paese non utilizza» riflette Borri. I percorsi «per riqualific­are o ridisegnar­e identità profession­ali», o per testare nuove idee e trasformar­le in progetti, vengono finanziati grazie a risorse di privati, aziende o fondazioni, le donne vengono selezionat­e attraverso call pubbliche. Fanno formazione, sono seguite da tutor, il resto lo fa la rete profession­ale che si costruisce, la focalizzaz­ione sulle competenze e la motivazion­e. «La conciliazi­one non deve essere un problema solo delle donne - conclude Sofia Borri – la risposta sta nell’inclusione, per questo abbiamo portato avanti una campagna sui nostri social per Dare voce ai papapà».

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